16 Gennaio 2012: conferenza di Don Stanzione a Salerno su San Michele |
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... San Francesco d’Assisi ebbe una particolare venerazione per San Michele, infatti, ogni anno dal 14 agosto al 29 settembre faceva la quaresima in onore dell’Arcangelo e durante questo periodo, nel 1224, ricevette le stigmate. San Francesco da Paola, fondatore dei Minimi, ebbe anch’egli una visione del santo Angelo che gli ispirò il motto “CHARITAS” del suo ordine. Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, il patrono dei moralisti cattolici e dottore della Chiesa, era talmente devoto che nella sua Curia arcivescovile aveva fatto mettere in ogni stanza un quadro di San Michele e, quando fondò la Congregazione dei Redentoristi, volle che i suoi religiosi rinnovassero, ogni anno, i voti nella festività dell’Arcangelo. Un altro redentorista, San Gerardo Majella, poiché il parroco gli rifiutò la 1ª Comunione, per la sua tenera età, ebbe una visione dell’Arcangelo che lo comunicò. Il Beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario di Pompei (NA), aveva un grande amore per l’Arcangelo per cui volle far recitare la supplica alla Madonna di Pompei il giorno 8 maggio, memoria dell’apparizione di San Michele sul monte Gargano. La famosa Santa Brigida, regina di Svezia, ebbe anch’ella a vedere più volte l’Arcangelo. San Paolo della Croce, il fondatore dei Passionisti, ebbe numerose visioni dell’Arcangelo e visse per ben venticinque anni in un eremo a lui consacrato e si recò in pellegrinaggio a Monte Sant’Angelo. Santa Faustina Kowalska, l’apostola della divina Misericordia, scrisse nel suo Diario: “Il giorno della festa di San Michele Arcangelo, io vidi, vicino a me, questo capo che mi disse: il Signore mi ha raccomandato di avere particolarmente cura di te. Sappi che tu sei odiata dal male, ma non aver paura. Chi è come Dio? E scomparve. Ciò nonostante io sento la sua presenza ed il suo aiuto”. Tra i papi fu particolarmente devoto all’Arcangelo, Leone XIII, che è certamente uno dei più grandi papi della storia e che compose sia un esorcismo all’Arcangelo Michele, sia un’invocazione che, fino al 1966, era obbligatorio, per tutti i sacerdoti, recitare al termine della Santa Messa. Nel Medio Evo, sia San Leone Magno che San Gregorio Magno ricorsero all’aiuto di San Michele, il primo per bloccare gli Unni di Attila, il secondo per fermare la peste a Roma e per questo, infatti, il Mausoleo di Adriano si chiamò Castel Sant’Angelo, perché papa Gregorio, durante una processione penitenziale ebbe la visione del Principe delle milizie celesti che, sulla torre del Mausoleo, riponeva la spada nel fodero per indicare che la peste stava per cessare. Infine voglio terminare questa rapidissima carrellata con San Pio da Pietrelcina che, inviava molto spesso i suoi penitenti in pellegrinaggio a Monte Sant’Angelo e chiedeva di pregare il Principe delle milizie celesti per la sua missione. (A tale proposito vds. Marcello STANZIONE, San Pio da Pietrelcina e l’Arcangelo San Michele, Gribaudi Edizioni, Milano 2007). Alfonso Maraffa |
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