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Auguri di Santo Natale in compagnia degli Angeli PDF Stampa E-mail

Auguri di Santo Natale in compagnia degli AngeliIL POPOLO CHE CAMMINAVA NELLE TENEBRE HA VISTO ALZARSI UNA GRANDE LUCE... Durante il tempo di Avvento, noi abbiamo cantato : “Popoli che camminate nella lunga notte, il giorno si alzerà ben presto”. Oggi potremmo cantare :”Popoli che camminate nella lunga notte, oggi Gesù ci è nato”. Sì, è Gesù la nostra luce. E’ precisamente questa la ragione che ci ha fatto scegliere il 25 dicembre come data della sua nascita. La Chiesa, fin dal II secolo, ha scelto il solstizio d’inverno, il momento in cui il sole è vittorioso sulle tenebre (sol invictus), per fissare la data dell’Incarnazione. Natale è una festa di luce che si celebra a mezzanotte, nella notte, come Pasqua ! Tutto il racconto della natività riportata  dal Vangelo di San Luca è costruito per darci questa sensazione. Questo racconto è costruito in tre parti uguali. IN UN MONDO DI TENEBRE... (Versetti da 1 a 8) Luca ha voluto evocare questo mondo duro in cui Gesù è nato, nei primi anni della nostra era, 2001 anni fa : ...

...   è un paese occupato da una potenza straniera, Roma. La prima lettura, di Isaia, parlava già di “questo popolo che camminava nelle tenebre, sotto il giogo e la sferza del capo, e che subiva il bruciante e penoso marciare delle calzature dei soldati”. L’occupazione romana è senza pietà ed impone un censimento che provoca guai, disagi e  tribolati spostamenti. E questa nascita difficile per questa giovane coppia che “non ha trovato posto nell’albergo” e che deve accontentarsi di una stalla, tra il letame e la paglia... per mettere al mondo il loro fragile bambino.

E’ veramente tutto il simbolo del nostro mondo di oggi, con tutti i senza tetto del mondo, con i diseredati, i poveri, che non sanno farsi un posto... o che si respingono. Sì, il racconto di Natale inizia male, per così dire. Esso è il riassunto dei momenti duri, difficili, delle nostre vite, quei momenti in cui si ha voglia di dire : se fosse un buon Dio, questo non accadrebbe. Sì, noi siamo “nella notte”, come i pastori.

LA GLORIA DEL SIGNORE LI AVVOLSE DELLA SUA LUCE...
(Versetti da 9 a 14)

Occorrerebbe scrivere in rosso, sottolineare in “lettere luminescenti”, questi sei versetti. Perché ecco che subito, il racconto, di una banalità terra terra e tenebrosa, si apre veramente sulle realtà celesti. Sì, subito si ha l’impressione di staccarsi dal reale, come diceva un uomo pieno di buonsenso. “Mi imbarazza, egli diceva, tutto questo meraviglioso, subito, come nei racconti delle fate per i bambini... con degli Angeli, delle luci in cielo, delle voci, delle visioni, delle musiche celesti !”.

Occorrerebbe, dunque, nel nostro mondo guasto e spesso a mal partito, intaccato dalle dominazioni e dalle guerre che fanno degli emigrati, le mamme desolate, i bambini che piangono... occorrerebbe dunque rifiutare la felicità di Natale che offre la sua tregua ?

Sarebbe rinunciare all’essenzialità del messaggio di questo giorno. Senza queste sei riga del testo, il racconto di Natale è incomprensibile. Se le si sopprime dal Vangelo, non si può più spiegare perché questo bambino, nato nel letame di una stalla, ha potuto sorpassare i secoli e smuovere oggi, ventuno secoli dopo, milioni di uomini, di donne e di bambini. Tutto il meraviglioso di questo racconto è là per gridarci : Attenzione ! Attenzione ! Non vi sbagliate, questo bambino sulla paglia, nudo - segno piuttosto misero, evidentemente -, è il Salvatore, il Messia, il Signore. Questi tre titoli prestigiosi, scritti in cielo sulla carta di identità di questo piccolo cittadino romano - recensito per ordine dell’imperatore Augusto -, non ha veramente troppi Angeli né abbastanza luce per annunciarne la Buona Notizia. Perché è veramente una meraviglia : Dio ci dona suo Figlio per trarci fuori dalle nostre tenebre mortali.

ANDIAMO A VEDERE QUESTA “PAROLA” CHE E’ ARRIVATA
(Versetti da 15 a 20)

Sì, il cielo non si è aperto che per un istante. Ora, quando gli Angeli lo ebbero lasciato per il cielo, essi si ritrovarono nella condizione normale, senza meraviglioso. Ed il racconto ridiscende, in maniera realista, sulla nostra terra. Ma tutto è oramai trasfigurato, illuminato dalla Parola che essi hanno ascoltata. A partire da quel momento, è il regime della fede, e dunque il nostro, che comincia. E noi vediamo tutta una circolazione di Parola : una “notizia” circola di bocca in orecchio, con queste importanti parole ripetute : “parola” (tre volte)... “dire” (quattro volte)... “conoscere” (due volte)... “vedere” (tre volte)... e poi “trattenere nel suo cuore”... “meditare”... “glorificare”... “lodare”...

Se non si legge questo finale di racconto, si può passare a fianco del messaggio essenziale di Natale. Natale, è comunicazione, una Buona Novella che Dio ha lanciata - è il tema centrale degli Angeli, messaggeri - e che si comunica alla terra da dei poveri, degli evangelizzatori, che l’hanno ricevuta dall’alto e che la ripetono con meraviglia : quale è dunque questa Novella ? Il Bambino è Salvatore - Messia - Signore.

Le ghirlande luminose delle nostre strade... le lampadine che accendiamo nei nostri presepi... dicono a modo loro - taluni non lo sanno neanche più ! - che Dio è Amore e che è venuto nel nostro mondo perché brillino le luci dell’amore in seno al nostro povero mondo immerso nella notte.

Don Marcello Stanzione

 
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