La Medaglia Miracolosa e la conversione di Alfonso Ratisbonne |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions “Se mai deve essere impegnata la parola conversione nel suo significato etimologico di capovolgimento, o più precisamente di cambiamento improvviso e completo di stato di spirito, è davvero questo il caso”. Alfonso Ratisbonne nacque a Strasburgo in Alsazia il 1° maggio 1814, in una ricca famiglia di religione israelita. Persona colta, aveva preso in odio la religione cattolica, soprattutto da quando uno dei suoi fratelli, Teodoro, convertitosi al cattolicesimo, era divenuto sacerdote. Si addottorò in Diritto a Parigi, e poi con lo zio entrò nel mondo degli affari, ma il suo tempo era spesso dedito ai divertimenti. Ciò non gli impediva comunque di essere generoso e di intervenire a favore degli ebrei di povera condizione. Partito verso la fine del 1841 per un viaggio turistico in oriente, si fermò a Napoli e di lì a Roma, ove incontrò il suo vecchio amico e compagno di studi, il protestante Gustavo de Buissières. Questi gli fece conoscere il fratello, Teodoro de Buissières, il quale ... ... convertitosi al cattolicesimo era divenuto un cristiano esemplare. Accettato un invito a causa sua, vi andò per pura cortesia e si trovò così immischiato nel più importante “affare” della sua vita. In casa de Buissières, Ratisbonne conversando con Teodoro fece di tutto per schernirlo nei suoi sentimenti religiosi, giacché lo considerava un “bigotto”. Il de Buissières parlò a sua volta della grandezza della sua religione e infine volle sottoporre l’amico ad una prova “innocente” invitandolo a dimostrare in tal modo la sua fortezza di spirito. Egli doveva portare su di sé la Medaglia Miracolosa (M.M.) della Madonna apparsa a santa Caterina Labourè. Ratisbonne dopo qualche perplessità, accondiscese, ma con animo leggero, pensando di collezionare un ninnolo in più per la sua fidanzata e una nuova avventura da inserire nel suo diario di viaggio. Teodoro, dopo aver infilato la medaglia al collo di Ratisbonne, gli impose di recitare mattino e sera il “Memorare” di S. Bernardo e gli diede la preghiera da ricopiare. Il giorno dopo Ratisbonne riportò all’amico la sua preghiera e fu così che Teodoro gli consigliò di prolungare il suo soggiorno a Roma per avere l’occasione di partecipare alle cerimonie tenute dal papa. Ratisbonne era deciso a partire e senza sapere il perché, forse dietro un misterioso invito, quello stesso invito che lo aveva portato a Roma e che inconsciamente lo spingeva a ripetere fra sé il “Memorare”, si fermò ancora. A passeggio per le vie di Roma con Teodoro e a casa di Gustavo, Ratisbonne non cessava di lanciare insulti e invettive contro la religione cattolica e di fare progetti di gloria per il suo futuro. Se qualche profeta, infatti, gli avesse predetto la sua imminente conversione e il suo radicale capovolgimento di vita in nome del Cristo, egli certo lo avrebbe giudicato un folle. Le vie della Provvidenza portarono Ratisbonne, il giorno 20 gennaio, a incontrare Teodoro che lo invitò a salire nella sua carrozza per una passeggiata. Teodoro doveva sbrigare delle commissioni, si fermò così davanti alla chiesa di S. Andrea delle Fratte dicendo all’amico di attenderlo per qualche minuto. Alla chiesa erano in corso i preparativi per il funerale del Conte La Ferroneys caro amico di Teodoro. Alfonso approfittò di qualche breve tempo per visitare la chiesa; essa era ben deserta e non presentava alcun interesse artistico, nessun pensiero occupava la sua mente, ma ad un tratto tutto scomparve per lasciare il posto ad una grande luce, in mezzo alla quale gli apparve la Vergine della M.M. Ratisbonne fu invaso da una grande commozione, da una gioia inesprimibile, non riusciva più a comprendere se era ancora sé stesso o un’altra persona, un forte senso del divino lo penetrava. In quel momento arrivò il de Bussières che meravigliato lo richiamò alla realtà. Ratisbonne era in ginocchio, pieno di lacrime e incapace di proferir parola, baciava ripetutamente la medaglia che portava al collo. Accompagnato, dietro sua richiesta, da un sacerdote, il P. di Villefort, riuscì a raccontare l’accaduto. Disse parole di riconoscenza per la Ferroneys, certo che egli aveva pregato per lui, anche se non capiva come gli venisse quella conoscenza che pure gli aveva rivelato in modo chiaro la verità della fede. Egli sapeva solo che nel giro di dieci minuti la sua vita era completamente mutata. Lascerà infatti tutto per porsi alla sequela di Cristo. Ricevette il Battesimo e tornato in Francia si fece Gesuita, venne ordinato sacerdote nel 1847. Con il permesso di Pio IX lasciò in seguito la Compagnia per dedicarsi più interamente alla conversione degli Ebrei e aiutò il fratello nella fondazione della Congregazione di Nostra Signora di Sion. Morì nel 1884 in Palestina, mentre si dedicava alla conversione dei Musulmani. Don Marcello Stanzione |
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