Per quali motivi le unioni omosessuali non devono essere legalizzate? |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions Per vari e complementari motivi - Motivo naturale: la legge civile non può entrare in contraddizione con la retta ragione senza perdere la forza di obbligare la coscienza. Ogni legge, fatta dagli uomini, ha ragione di legge solo in quanto è conforme alla legge morale naturale, riconosciuta dalla retta ragione, e in quanto rispetta in particolare i diritti inalienabili di ogni persona. Le legislazioni favorevoli alle unioni omosessuali sono contrarie alla retta ragione perché conferiscono all’unione tra due persone dello stesso sesso garanzie giuridiche analoghe a quelle dell’istituzione matrimoniale. Motivo biologico-antropologico: Nelle unioni omosessuali sono del tutto assenti quegli elementi biologici e antropologici propri del matrimonio e della famiglia. Infatti nell’unione omosessuale: manca la differenziazione genitale-sessuale, che è il dato oggettivo di realtà con cui veniamo al mondo: maschio o femmina. Questo dato originario è scritto nel corpo, nel cervello, nel cuore; è del tutto assente la dimensione ... ... coniugale, che rappresenta la forma umana ed ordinata delle relazioni sessuali. Esse infatti sono umane quando e in quanto esprimono e promuovono il mutuo aiuto dei due diversi sessi nel matrimonio; non vengono attuate la procreazione e la sopravvivenza della specie umana; l’assenza della bipolarità sessuale crea ostacoli allo sviluppo normale dei bambini eventualmente inseriti all’interno di queste unioni omosessuali. Ad essi manca l’esperienza della maternità o della paternità. Inserire dei bambini nelle unioni omosessuali per mezzo dell’adozione significa di fatto fare violenza a questi bambini, nel senso che ci si approfitta del loro stato di debolezza per introdurli in ambienti che non favoriscono il loro pieno sviluppo umano. Certamente una tale pratica sarebbe gravemente immorale e si porrebbe in aperta contraddizione con il principio, riconosciuto anche dalla Convenzione internazionale dell’ONU sui diritti dei bambini, secondo il quale l’interesse superiore da tutelare in ogni caso è quello del bambino, la parte più debole e indifesa. Motivo sociale Se le unioni omosessuali venissero legalizzate, ciò significherebbe: approvare un comportamento deviante; farlo diventare un modello nella società; approvare l'indeterminatezza sessuale; offuscare valori fondamentali, quali trimonio e la famiglia. Infatti il concetto di matrimonio subirebbe un cambiamento radicale, con grave detrimento del bene comune: perderebbe l’essenziale riferimento ai fattori collegati alla eterosessualità, come ad esempio il compito procreativo ed educativo. Ci sono inoltre buone ragioni per affermare che tali unioni omosessuali sono nocive per il retto sviluppo della società umana, soprattutto se aumentasse la loro incidenza effettiva sul tessuto sociale. Sussiste anche sempre il pericolo che una legislazione che faccia dell’omosessualità una base per avere dei diritti possa di fatto incoraggiare una persona con tendenza omosessuale a dichiarare la sua omosessualità o addirittura a cercare un partner allo scopo di sfruttare le disposizioni della legge. Motivo giuridico: poiché le coppie matrimoniali svolgono il ruolo di garantire l’ordine delle generazioni e sono quindi di eminente interesse pubblico, il diritto civile conferisce loro un riconoscimento istituzionale. Le unioni omosessuali invece non esigono una specifica attenzione da parte dell’ordinamento giuridico, perché non rivestono il suddetto ruolo per il bene comune. Gli omosessuali, in quanto persone e in quanto cittadini, possono sempre ricorrere come tutti i cittadini e a partire dalla loro autonomia privata al diritto comune per tutelare situazioni giuridiche di reciproco interesse. Basilica dei Santi Ambrogio e Carlo in Roma Sacerdote della diocesi di Bergamo, dopo aver conseguito il dottorato in Sacra Teologia con specializzazione in pastorale catechistica presso l’Università Lateranense di Roma e la laurea in Pedagogia all’Università Cattolica di Milano, è dal 1980 a servizio della Congregazione per la Dottrina della Fede, ove ha collaborato per oltre 23 anni con l’Em. Card. Joseph Ratzinger, ora Papa Benedetto XVI. Il 2 luglio 2009 fu nominato vescovo di Frascati[1]; ricevette l'ordinazione episcopale il 12 settembre 2009 nella Basilica di San Pietro per l'imposizione delle mani di papa Benedetto XVI, coconsacranti i cardinali Tarcisio Bertone e William Joseph Levada. Il 13 settembre 2009 ha iniziato il suo ministero pastorale a Frascati. Il 22 dicembre 2009 è stato nominato membro della Congregazione delle Cause dei Santi. |
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