Apparizione dal Purgatorio di Johannes Klements |
Un caso, antico nel tempo, di apparizione di un’anima del purgatorio, ma di cui si ha una documentazione straordinariamente attendibile, è quello avvenuto a Pressburg dal 24 luglio 1641 al 29 giugno 1642. Su questo fatto è stato scritto un libro dall’abate canonico Alexander M. Gaibl di Pressburg col titolo “Narratio rei admirabilis” ossia “ Descrizione di un fatto straordinario” e che ricevette il 22 gennaio 1910 l’Imprimatur dell’Arcivescovo di Praga. Ma già nel 1643 era stata data alle stampe una descrizione dei fatti per opera di Michael Kopchani, allora Vescovo di Pressburg. In questa narrazione sono riportate le testimonianze sotto vincolo di giuramento di 32 testimoni, ed essendo apparso subito dopo la conclusione degli avvenimenti, ha pieno diritto di attendibilità, tanto più che allora il caso mosse una gran curiosità e diede occasione a discussioni generali. Ed è certamente molto importante che tra i testimoni vi fossero anche dei non cattolici, che attestarono la verità del fatto. ... ... In breve si tratta di questo: “Viveva a Pressburg un certo Johannes Klements, soprannominato Zwespenbauer, protestante, che 7 anni prima della morte si fece cattolico. Fino alla conversione aveva condotto “una vita non certo irreprensibile” ma poi cambiò “talmente i suoi costumi assieme alla religione, che lo si vide e sentì piangere e sospirare in chiesa”. Dopo la morte apparve, sempre con lo stesso aspetto, per quasi 100 volte ad una ragazza ventenne, certa Regina Fischerin che si distingueva per la sua devozione, e cominciò già poche settimane dopo la sua scomparsa. Egli appariva alla ragazza, di giorno e di notte, in modo pauroso, anche quand’essa cambiò casa, ed andò in un altro luogo. Una volta le apparve perfino su un battello che scendeva il Danubio e su cui essa si trovava. Per consiglio di un sacerdote, alla fine essa rivolse la parola al morto che le disse, con la stessa voce che aveva avuto in vita:” Figlia mia, ti prego per amor di Dio, vai da mia moglie e dille di dar via i 200 fiorini, perché sono prezzo di sangue!”. Inoltre durante la vita aveva fatto diversi voti che non aveva mantenuto e che le specificò (far dipingere un’immagine della Mater Dolorosa e farla mettere nella chiesa principale, oltre a far celebrare 3 S. Messe, offrire 12 candele consacrate e dare una certa somma in elemosina ai poveri). Quest’era la ragione della sua inquietudine, per cui non poteva lasciarla in pace. Una volta che Regina gli disse: “Io non so chi tu sia!” egli rispose: “Mi chiamo Klements Zwespenbauer”. Dopo ripetute insistenze dello spirito, la ragazza andò infine dalla vedova del morto e le disse ciò che costui chiedeva. La donna negò di saper qualcosa del denaro; disse a Regina di non spaventar gli altri: sua madre (dopo la morte) aveva già girato per la casa ed aveva spaventato i domestici presentandosi sotto forma di spettro; la vedova s’impegnava ad occuparsi del ritratto di Maria, promesso dal marito. Regina Fischerin però ribatté che il marito voleva ch’essa desse a lei il danaro per il quadro; ma la vedova non volle. Quando lo spirito riapparve e Regina lo pregò di lasciarla in pace, egli ribatté: “No, non cederò, finché non hai portato a termine la faccenda. In qualsiasi parte tu possa fuggire, ti seguirò sempre!”. Una volta che Regina, spinta da un grande bisogno di tranquillità, gridò eccitata al morto: “Per tutti i Sacramenti…! Via di qui, vecchio briccone, torna nel luogo da dove sei venuto, non hai niente a che fare con me!” lo spirito arretrò con volo triste e sparì, ma ricomparve il giorno seguente e le diede un “forte schiaffo, così forte ch’essa credette che la testa le fosse andata a pezzi”. Lo schiaffo lasciò dei segni molto chiari: dal naso e dalla bocca uscì tanto sangue che ne furono bagnati non solo il viso e le mani, ma anche tutto il vestito. Testimoni ineccepibili assicurarono che questo sangue aveva un forte odore di cadavere; uno dei testimoni aggiunse di averlo toccato con le proprie dita e di aver sentito per due giorni interi odor di cadavere su tutto il proprio corpo. Dopo il colpo Regina svenne e rimase senza conoscenza fino alla mattina del giorno seguente. Alcuni giorni più tardi lo spirito riapparve e, alle domande dei presenti, disse di aver picchiato così Regina perché essa aveva usato contro di lui delle parole di maledizione; l’aveva fatto come esecutore e vendicatore della giustizia divina. Infine confessò di aver ucciso un uomo per la somma di 200 fiorini; aveva purificato se stesso ed il suo delitto nella S. Confessione, ma poiché non aveva avuto dal confessore una penitenza adeguata alla gravità della colpa, ora doveva sopportare per espiazione le punizioni più dure. Per consiglio del suo confessore, Regina, chiese allo spirito varie prove ch’egli fosse realmente colui che diceva; il morto allora impresse a fuoco, più volte, la propria mano su un fazzoletto, su una tavola e su altri oggetti: lasciò in tutto 5 impronte. Questa mano, la destra era identica a quella che aveva avuto in vita; la falangetta dell’indice gli era stata tagliata in seguito ad un panereccio e la mutilazione è ben visibile nelle impronte! (le fotografie lo confermano). L’identificazione del morto con lo spirito era dunque completa. Quando infine soddisfatto a tutte le richieste dello spirito e Regine, in un dato giorno stava nella propria camera assieme a diversi sacerdoti, tutti udirono che lo spirito diceva con la sua voce naturale: “Oh mio Dio, oh, mio Signore, tu sei la mia consolazione e la mia forza, il mio rifugio e la mia speranza, finalmente entrerò nella beatitudine eterna!”. Il 28 giugno 1642, come aveva predetto, in presenza di un gran numero di persone, tra cui diversi sacerdoti, lo spirito si congedò dalla fanciulla sotto forma di una bianca colomba e non apparve più”. Regina Fischerin in seguito, trovandosi in una condizione molto misera, ricevette dall’Imperatore Ferdinando III una pensione annua; nella relativa disposizione che si trova ancor oggi nell’archivio delle finanze di Vienna, è detto: “Vi rendiamo noto che in seguito all’umile preghiera di Regina Fischerin di Halstatt e per una ragione speciale, e particolarmente in memoria di un fatto miracoloso che la divina Provvidenza attuò attraverso di lei, negli scorsi anni, a Pressburg, per la liberazione di una certa anima dal Purgatorio, abbiamo dato ordine e permesso di pagare alla stessa, per il suo sostentamento, per la durata della sua vita e togliendo dalle entrate della nostra Camera ungherese, un fiorino ungherese al giorno”. Il fatto che già 5 mesi dopo gli avvenimenti narrati comparisse un libro, conservato ancor oggi, con i risultati dell’indagine fatta per ordine dell’allora Arcivescovo di Gran, garantisce che nel corso del tempo la storia di questo fatto unico non ha avuto aggiunta o coloritura. Don Marcello Stanzione |
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