Il sito dell’UAAR, l’esorcista Don Gino Oliosi e la demonologia |
Pochi giorni fa sullo squallidissimo sito degli atei nostrani l’anziano esorcista di Verona don Gino oliosi è stato preso in giro perché aveva chiesto al comune una volta al mese un posto macchina vicino alla chiesa dove da anni esercita il mandato di esorcista diocesano. Il sindaco non ha ritenuto giusto concedergli il posto macchina e l’Uaar ne ha approfittato per i suoi classici commenti crudeli e volgari. In realtà un sacerdote esorcista dovrebbe non solo ricevere un posto parcheggio macchina ma anche una medaglia perché è tanta la consolazione e l’aiuto che gli esorcisti offrono a tantissima gente afflitta e sofferente. La rivista di apologetica “ Il Timone” nel numero di settembre-ottobre 2011 fece un dossier sull’esorcismo ed il giornalista Roberto Beretta intervistò proprio don Gino don Gino Oliosi: “ Ne ha fatte tante, don Gino Oliosi, nella sua lunga vita di uomo e di prete: il parroco e il professore, l’autista di pullman e il rettore di santuario. Ha rischiato di diventare assistente di filosofia ... ... della professoressa Sofia Vanni Rovighi e una crisi spirituale l’ha portato all’amicizia di don Luigi Giussani…Insomma, un’avventura continua che ne ha fatto comunque un cristiano riuscito: come le sue parole e più ancora il volto sorridente testimoniano a chiunque lo incontri. Un aspetto lontano mille miglia da quello che ci si aspetterebbe in un esorcista; eppure il veronese don Oliosi, 77 anni, è anche questo. Don Gino, esorcismo è una parola che fa paura. Anzitutto perché si parla del diavolo, dunque di un essere molto potente e misterioso e malvagio; poi perché si raccontano storie ( e si vedono film) orripilanti di fenomeni diabolici e pratiche “magiche” per liberare i posseduti. Qual è invece, secondo lei, l’atteggiamento giusto del cristiano? “Si tratta anzitutto di capire che il demonio agisce , si, però può essere contrastato dall’azione del Crocefisso risorto, attraverso la parola biblica e in persona nei sacramenti e nei sacramentali dati dalla Chiesa. Per cominciare parliamo dell’attacco ordinario, quotidiano del maligno: la tentazione. Le prove di cristo nel deserto sono la concreta dimostrazione di quanto dure e subdole possano essere le difficoltà da superare quotidianamente per non incrinare l’obbedienza e la fedeltà a Dio. Da una parte le domande e i dubbi, le paure e le inquietudini sulla reale e amorevole presenza di Dio nel mondo; dall’altra i miraggi, le false promesse, le lusinghe delle “cose” di quaggiù, l’abbraccio con il potere: tutto concorre a far cadere nella tentazione di credere al benessere, al piacere, al successo, al dominio come criteri ultimi in una società secolarizzata. Gesù condivide la fatica, il dramma dell’esistenza umana ferita dal male proveniente originariamente da Satana: il nemico, colui che divide, il Serpente antico che inganna, il Dragone dell’Apocalisse che storicamente punta a distruggere la creazione (si pensi alle persecuzioni pure al nazismo, al comunismo, oggi alla tecno scienza mediatica)… Da questa lotta però Cristo esce vincitore: e può vincere anche chi vive in comunione ecclesiale, sacramentale con il Risorto, perché resta aggrappato alla permanente verità e libertà di Dio amore”. Fin qui siamo nel male “ordinario”. Ma c’è anche qualcosa di più straordinario, quando interviene l’esorcista. “L’esorcismo – sta scritto nella prefazione del Rituale apposito – è uno dei modi con cui la Chiesa contrasta il Maligno perché se ne vada da persone e cose. Parliamo di esorcismo quando la Chiesa chiede (esorcismo invocativo) o comanda con autorità al demonio ( esorcismo imperativo) di andarsene nel nome e nella presenza sacramentale di Cristo e di lasciare quindi la persona posseduta o vessata o colpita da negatività, così come luoghi, oggetti e animali. Si tratta di un preghiera pubblica della Chiesa, cioè fatta con un rito comunitario la cui forza sta nell’avere alle spalle non solamente la persona o il gruppo li presente, ma l’intera Chiesa orante in comunione col vescovo e il papa. L’esorcismo pubblico mette in campo tuta la Chiesa , per cui il sacerdote incaricato di questo ministero ha il potere dato ai Dodici di praticare preghiere di liberazione e di guarigione”. Lei presenta un aspetto “liberante” dell’esorcismo. Però spesso queste pratiche sembrano sottolineare un’idea del sacro molto lontana dalla cultura tecnologica, razionale, scientifica. A suo parere come si può spiegarne il senso e l’utilità a un uomo moderno? “La cultura dell’Occidente contemporaneo deve molto alla liberazione dalla paura dei demoni portata dal cristianesimo:basta osservare a cosa conduce il timore degli spiriti in Africa! Se questa luce e presenza sacramentale di cristo dovessero venir meno nella fede, pur con tutta la sua scienza e tecnica il mondo moderno ricadrebbe nel terrore e nella disperazione: ci sono già segni di questo ritorno di forze oscure, mentre crescono nel mondo secolarizzato i culti demoniaci e su Internet dilaga il satanismo. Chi pretende che neppure si parli di satana e di diavoli, di preghiere di liberazione e di esorcismi – anzi che non vengano più praticati, dato l’apparente scandalo che provoca nella cultura secolarizzata – in realtà favorisce io diffondersi della paura, rendendo anche il popolo cristiano indifeso davanti al tremendo proliferare di sette deviate o di un satanismo a buon mercato, quello dei maghi o degli spiritisti, che si sta diffondendo a larghissime ondate e che condiziona la vita dei giovani, contribuendo all’attuale emergenza educativa”. Dopo anni in cui sembravano averlo dimenticato, adesso i preti calcano un po’ la mano su questo tema: come se, attraverso la paura, potessero esercitare un controllo più stretto sulle persone…Ha anche lei questa impressione? “Il beato Newman diceva che la tentazione e peccato anche veniale sono peggio della possessione demoniaca… Oggi è molto ,limitata la preoccupazione per l’azione ordinaria di satana, mentre è cresciuto fuori misura, nonostante la secolarizzazione imperante, l’interesse per quella straordinaria. Le possessioni – che oltretutto sono rare -, le vessazioni, le ossessioni sono la punta di un immenso iceberg; è della massa sommersa che dobbiamo pastoralmente preoccuparci! Se l’azione demoniaca si riducesse a certi fenomeni esterni, potremmo dire: “Povero diavolo, con tutta la tua intelligenza e potenza a cosa ti sei ridotto…”; la battaglia sarebbe più semplice e facile. Il tormento dei corpi infatti, pur essendo una realtà sconvolgente e drammatica (chi pratica l’esorcismo solenne lo può testimoniare), non è l’attività demoniaca primaria, anzi direi che va a sfavore del diavolo, perché suo malgrado lo rivela e di conseguenza, l’espone all’azione liberante di cristo , tramite la Chiesa”. La sua esperienza che cosa le dice? “Occorre che tutti i sacerdoti, attingendo al catechismo della Chiesa cattolica e alle premesse generali del nuovo Rito degli esorcismi, abbiano certezze essenziali su chi è realmente Satana, sulla sua natura e sui suoi limiti, sul suo modo di operare e sui mezzi per combatterlo, senza vedere interventi diabolici in ogni anomalia e difficoltà, ma senza escludere qualsiasi forma di intervento del maligno nel mondo. Pastoralmente è impegno di tutti non sottovalutare l’opera demoniaca, che consiste nel contrastare a tutti i livelli l’attuazione libera della signoria d’amore di Dio. Il tutto con un ottimismo fondato sulla fede che “io ho vinto il principe di questo mondo”, che “le porte degli inferi non prevarranno” e che “sarò con voi sempre” con la parola e i sacramenti, l’eucarestia e la riconciliazione in particolare. Occorre poi richiamare il fatto che l’uomo non viene sottratto alle sue responsabilità, in quanto il peccato è una libera scelta umana e non del demonio: “E’ dal cuore dell’uomo che escono pensieri maligni”; preghiere di liberazione ed esorcismi non pongono l’uomo al sicuro, ma nella condizione di scegliere secondo verità e amore. All’esorcista, infine, si ricorra nei casi dubbi”. Don Gino, lei ha una storia di prete molto “normale”, da parroco e professore; com’è finito a fare l’esorcista? E che cosa le ha insegnato quest’esperienza? “Non mi ero mai figurato neppure l’ipotesi di questo ministero quando il mio vescovo me l’ha proposto, e sul momento sono rimasto perplesso. Mi sono poi consigliato con monsignor Luigi Giussani, che all’epoca era malato. Infine ho accettato e da dieci anni sono impegnato moltissimo, tanto che ho dovuto lasciare altre attività. Il vescovo m’ha detto di rassegnarmi a lavorare finché sono autosufficiente, ma io non mi sento rassegnato: sono anzi riconoscente, perché provo gioia paterna di abitare spesso nel confessionale di fronte alle persone più povere, i quanto sofferenti per vere o presunte azioni malefiche”. Don Marcello Stanzione |
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