Suor Maria Antonia Cony e gli Angeli |
Il venerabile servo di Dio, il gesuita Padre Giovanni Battista Reus, proveniente dalla arcidiocesi di Bamberga (Baviera), che ebbe grandi doti da mistico e lavorò per molti decenni in Brasile, ha testimoniato in maniera affidabile la santa e mistica vita di quella “francescana della penitenza e dell’ amore cristiano“ che fu suor Maria Antonia Cony, morta nel 1939 all’età di 39 anni. Dall’età di cinque anni fino all’età di trent’anni vide il suo angelo custode a suo fianco, che la consigliava, proteggeva e aiutava, come lo descrisse nelle sue memorie, redatte su incarico del suo confessore. Qui veniamo a sapere della vita di questa intelligente suora insegnante, nata il 4 aprile del 1900 a Santa Vitoria do Palmar (Brasile) e che vide già all’età di 5 anni, nel mezzo di una compagnia carnevalesca, nella quale si era persa, a suo fianco il suo ben visibile angelo custode. “Da quel giorno nel febbraio o marzo del 1905 il mio amico (l’angelo) mi accompagnò sempre ovunque…La sua presenza mi rese felice. ... ... Mi diede una grande fiducia. Nell’animo lo chiamai solo ‘il mio nuovo amico’. Solo quando ebbi sei anni, venni a sapere che era l’angelo custode. Mi parlava spesso…´Lo vidi allo stesso modo, molto spesso.” Suor Maria Antonia Cony racconta in seguito di eventi particolari vissuti con il suo angelo custode, risalenti al periodo prima della sua prima comunione, quando andò al Collegio del Concepimento Immacolato a Jaguarao presso le suore. Durante tutto quel tempo, il suo angelo custode intervenne nella sua giovane vita ammonendo, consigliando e guidando: “Il mio caro angelo custode era tutto il tempo con me.” Senza vederlo con i miei occhi, lo vidi a mio fianco.”. “L’influenza del mio angelo custode sulla mia volontà fu più forte di tutte le tentazioni del mondo.” Nelle tentazioni e difficoltà, per le quali la giovane ragazza aveva rischiato il pericolo di commettere un errore, vide il suo angelo custode triste: “Percepii immediatamente che il mio angelo custode non era d’accordo con le mie intenzioni.” Dall’altra parte, la ragazza sperimentò la gioia e benevolenza del suo angelo custode, nel momento in cui si decise di badare alle sue ammonizioni, e di fare del bene. “Contemporaneamente brillava l’imparagonabile splendore del mio angelo. Fu la mia felicità e gioia.” Nei ricordi della sua infanzia ed adolescenza, la suora francescana Maria Antonia Cony racconta di tutta una serie di esempi, nei quali poté vedere il suo angelo custode, triste o felice al suo fianco. Narra per esempio dell’anno 1911: “ Potei rallegrarmi, durante l’intera ottava di Pentecoste, della beatitudine del mio angelo custode.” Oppure nel 1915, di nuovo in una compagnia carnevalesca, come nel 1905: “Un signore nero prese la mia mano. Nello stesso momento sentii, come la mia sinistra veniva presa da un’altra mano. Era la cara mano del mio ’amico’ (dell’angelo custode). Subito rividi la scena del 1905. Mi prese il terrore…Il domino si rese conto della mia improvvisa resistenza. Si ripeté quasi lo stesso evento come dieci anni prima. Lui cercò, con la sua mano nel guanto, di trascinarmi con la forza giù per le scale, la mano dell’angelo mi tirava nell’altra direzione. Per quanto il domino si sforzasse, non riuscì a trascinarmi avanti. I suoi occhi scintillarono. Finalmente mormorò in tono incomprensibile alcune parole poco cavalleresche. Nello stesso momento lasciò la mia mano e si precipitò in fretta giù per le scale e sparì nella strada. Allora la mano del mio angelo custode si pose sulla mia spalla, tenera e piena di compassione. Alzai gli occhi e vidi come la magnificenza del suo viso mi sorrideva. Ero felice e tornai serenamente alla sala…” In tante occasioni la ragazza adolescente vide il viso del suo angelo custode, a volte con espressione contenta, a volte triste, a seconda come la ragazza si comportava nelle sollecitazioni per il bene o nelle tentazioni. Nell’anno 1928, Cecilia Cony, ormai diventata insegnante, entrò nella congregazione delle Francescane della penitenza e dell’ amore cristiano a Sao Leopoldo. Venne assegnata nella scuola con i bambini più piccoli. Sotto la guida del suo angelo custode fece sempre più progressi sulla via della perfezione. Padre J.B. Reus, avendo già allora grande reputazione di santità, divenne il suo confessore e la guidò in modo chiaro e coerente. Fu sempre lui che le diede, alla allora Suora Maria Antonia, il compito di scrivere la sua autobiografia. Rispetto al contenuto dei ricordi, soprattutto per quanto riguarda gli eventi mistici con gli angeli, sottolineò, che suor Maria Antonia era del tutto incapace di inventarsi eventi mistici. “Neanche attraverso la letteratura le sarebbe stato possibile arrivare a conoscere questi eventi in tal modo, descrivendoli così accuratamente.” Dom Henrique Golland Trinade OFM, vescovo di Botucatu (Sao Paolo) scrisse nella sua introduzione all’ autobiografia della suora Maria Antonia Cony: “Che Dio ci volle sollecitare, attraverso di lei, a prestare al nostro angelo custode più attenzione e regalargli più amore.” È strano che la percettibile presenza del suo angelo custode finisse nel 1935. Dalla divina provvidenza le fu destinata, per i pochi anni che le rimanevano, una dolorosa vita penitente espiatoria, che aumentava sempre di più fino all’estremo conflitto con il grande avversario e alla solitudine interna, nella quale la sofferente suora continuava a pregare:”Gesù mio, ti amo lo stesso!” Nel dicembre del 1938, suor Maria Antonia Cony si ammalò gravemente. Nella notte tra il 24 e il 25 aprile del 1939, Dio la chiamò al premio eterno. Poco dopo la pubblicazione della sua autobiografia avvennero, in particolare, tanti esaudimenti di preghiere, che da lì a poco si parlo in tutto il Brasile della giovane suora francescana, che aveva compiuto tanti miracoli dopo la sua pia morte. Don Marcello Stanzione |
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