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Il sogno neo-democristiano di Todi s'infrange sulle parole di BagnascoAlla fine a Todi il Cardinale Bagnasco spiazza tutti e fa fallire il minidisegno neodemocristiano. Alla fine degli anni Sessanta i giornali del cattolicesimo extraparlamentare e antagonista erano pieni di vignette con arrabbiato Gesù che va a staccare la Croce dal simbolo della DC e se la porta via. Ora invece tocca a “Il Foglio” titolare: “Cristo non è democristiano”. E ieri è toccato al presidente dei vescovi italiani far capire che una nuova fase dell’impegno dei cattolici in politica non può nascere dalla contingenza di un governo debole e di una opposizione ancora più debole, né può derivare da esigenze tattiche proprie di un periodo di transizione politica. Da tutto ciò possono nascere prurito e agitazione ma non idee chiare e progetti di ampio respiro. Il forum di Todi – ove vari rappresentanti dell’associazionismo cattolico (e non solo data la presenza di De Bortoli, Profumo e Passera, ma anche di Bonanni che sarà pure cattolico sul piano personale ma dietro ha una variopinta Cisl) ...

... si sono riuniti a porte chiuse per discutere di cattolici e politica – era molto atteso. Molti si erano spinti a dire che ne sarebbe uscito un nuovo partito cattolico. La galassia cattolica era in agitazione come non mai e siccome è una galassia molto composita tutti si aspettavano il sigillo di conferma sulla propria prospettiva politica. Si diceva che la “fine dell’era berlusconiana” poneva ai cattolici un problema di identità e di collocazione politica. Casini, Fini e Pisanu davano da intendere che era venuto il momento del Grande Centro o del Partito della Nazione.  I cattolici del Pd contavano addirittura che da Todi venisse la spallata al governo Berlusconi. Tutti calmi: non è successo niente di tutto questo. Perché per fortuna è successo di più.

A Todi il Cardinale Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, ha fatto forse il suo più bel discorso da quando occupa quel ruolo. Ha spiazzato ex democristiani, neo democristiani e postdemocristiani.

Il Cardinale Bagnasco ha detto soprattutto tre cose, le ha dette bene e con grande autorevolezza in un discorso che lascerà il segno e che farà letteratura.

La prima è che l’origine dell’impegno politico dei cattolici sono la fiducia in Cristo e l’Eucaristia. Non è immedesimandosi al mondo che essi fanno il loro dovere. Il primato dello spirituale impedisce ai cristiani di omologarsi alla cultura dominante. Con ciò egli ha messo i puntini sulle i ad un impegno troppo orizzontale, ad un appiattimento su proposte culturali troppo secolarizzate e ad una spiritualità troppo individuale, che non si vede e che non dà frutti pubblici. Ha criticato un impegno qualunquista di tante associazioni cattoliche che di cattolico hanno solo la C nell’acronimo o una piccola frase nell’articolo 1 dello Statuto, per il resto fanno quello che fanno tutte le altre.

La seconda cosa è che egli ha criticato «il primato della testimonianza silenziosa e della neutralità rispettosa», ribadendo che la fede in Cristo porta con sé implicazioni «antropologiche, etiche e sociali». In altre occasioni aveva detto che quella cristiana non è una “fede nuda”, ma che porta con sé una visione di persona, di morale, di convivenza e non può andare d’accordo con tutte le opinioni mondane in materia. Ha quindi tolto il terreno sotto i piedi ai cattolici “adulti”, che quando entrano nella sfera pubblica sostituiscono la fede della Chiesa con la coscienza personale, il Vangelo con la Costituzione.

Infine la terza cosa, la più importante dal punto di vista della linea politica. Molti pensavano che a Todi emergessero i temi sociali, dalla crisi economia alla disoccupazione. E speravano che in questo modo si mettessero in secondo piano i principi non negoziabili, dalla cui presa molti cattolici vorrebbero liberarsi. I principi non negoziabili vengono da costoro accusati di “neogentilonismo”: la Chiesa diventerebbe una lobby a sostegno di alcune richieste particolari, mentre il mondo cattolico dovrebbe esprimere un progetto a 360 gradi. Il tema è di notevole importanza. L’8 ottobre scorso, per esempio, i Vescovi francesi hanno pubblicato un documento in vista delle elezioni presidenziali del 2012 ove fanno un elenco di “valori” senza prospettare una gerarchia. Ecco, molti speravano che anche a Todi emergesse qualcosa del genere, per poter continuare a contrapporre una destra che pensa alla vita e una sinistra che pensa alla giustizia e così vivere di rendita.

Il Cardinale Bagnasco, invece, ha parlato anche di crisi economica e sociale ma ha fatto una chiara gerarchia di importanza: «Nel corpus del bene comune non vi è un groviglio di equivalenze valoriali da scegliere a piacimento, ma esiste un ordine e una gerarchia costitutiva». In altre parole: il tema della vita non ha la stessa importanza di quello della disoccupazione. Tradotto in scelte politiche: prima devo guardare chi salvaguarda i principi non negoziabili, che costituiscono lo «spartiacque tra l’umano e il suo contrario» e poi devo guardare alle questioni sociali ed economiche che amettono una pluralità di soluzioni, di destra o di sinistra.

Il tentativo di appiattire i cattolici sul dopo Berlusconi e sulla prevalenza dei temi economico-sociali rispetto ai principi non negoziabili – insomma il tentativo neodemocristiano – è fallito.

Stefano Fontana
L'Occidentale

 
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