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Plinio Corrêa de Oliveira, il profeta Elia ed il Carmelo PDF Stampa E-mail

Plinio Corrêa de Oliveira, il profeta Elia ed il CarmeloIl 20 luglio la Chiesa ha commemorato uno dei personaggi più affascinanti, e forse anche più misteriosi, della storia: S. Elia profeta. Tanto grande da essere stato assunto in Cielo e da aver meritato di apparire, insieme a Mosè, sul Monte Tabor nella Trasfigurazione del Signore. Eppure sconosciuto al punto di non essere praticamente festeggiato, almeno in Occidente. Il prof. Plinio Corrêa de Oliveira era un fervido devoto del profeta. Entrato nel Terz'Ordine Carmelitano - del quale è stato per molti anni Priore a San Paolo - proprio per riallacciarsi al filone dei seguaci di Elia, egli riteneva questa devozione uno dei capisaldi della spiritualità contro rivoluzionaria. Fervido devoto di Elia profeta, fondatore remoto del Carmelo, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira è stato per lunghi anni Priore del Terz’Ordine col nome di Frà Isaia della Madonna del Perpetuo Soccorso. In una conferenza tenuta nel 1959 dal prof. Plinio Corrêa de Oliveira per i membri del Terz’Ordine Carmelitano di San Paolo ... 

... del Brasile, e pubblicato successivamente sulla rivista «O Mensageiro Carmelitano» (15-05-59), il padre della contro rivoluzione, ispirandosi alla vita del profeta Elia, affermò: "La condizione dell’uomo sulla terra è tale che perfino le cose più lodevoli sono suscettibili di abusi, non perché in esse vi sia qualcosa di male, ma perché il male risiede nell’uomo decaduto col peccato originale".

Proseguendo sempre sulle orme del profeta Elia e della Madonna, padre del Carmelo, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira ci tenne a precisare saldamente la missione del Terziario Carmelitano dicendo:

"Il Terziario Carmelitano vive nel mondo. Egli è un laico e svolge il suo apostolato nel mondo. Questo apostolato consiste nell'agire nella società civile per promuovere la salvezza delle anime per tutti i mezzi leciti, compresso quello di permeare con lo spirito della Chiesa tutti i valori dell’ordine temporale".

"Non si tratta quindi di evitare le cose del mondo, di fuggire al deserto a fare l’eremita, di rinchiudersi nel silenzio sacrale di un monastero contemplativo. Non si tratta nemmeno di entrare a far parte d’un ordine religioso dedicato all’apostolato esterno. Si tratta, nel nostro caso, di vivere pienamente nel mondo, orientando a Dio i valori della società civile, creata pure da Lui e della quale si può esigere che Gli dia gloria. Si tratta di comunicare a questi valori un vero carattere cristiano".

Ben smascherando la figura del demonio, astuto e ingannatore, il professore si espresse in questi termini:

"Per vivere i nostri tempi dobbiamo, sì, conoscerne gli aspetti positivi. Ma non possiamo dimenticare gli aspetti negativi. Chi è il principe di questo mondo? Chi è il nemico al quale noi non possiamo servire? Chi è quell’altro "signore" che ci chiede pure di consacrarci a lui, con una consacrazione del tutto opposta ed escludente riguardo alla consacrazione alla Madonna? Senza un deciso rigetto di questo "signore" e di ogni forma di servitù e di vassallaggio a lui, la nostra consacrazione alla Madonna non sarà veramente piena".

In merito all'apostolato nel XX secolo (e successivi), Plinio Corrêa de Oliveira cercò in tutti i modi di denunciarne i problemi e, dalle sue parole, ben si evince una sorta di ispirazione divina data al professore brasiliano dal profeta Elia e dalla Madonna. Egli, difatti, disse:

"Noi viviamo in un processo rivoluzionario che, iniziatosi col Protestantesimo e l’Umanesimo nel secolo XVI, ha ottenuto un grande trionfo con la Rivoluzione francese nel secolo XVIII. Questo processo giunge adesso al suo culmine con l’affermarsi del comunismo. Siamo quindi nel vortice di una lunga serie di apostasie. E in questo consiste il marchio dominante degli avvenimenti nei giorni nostri, delle circostanze nelle quali la Chiesa vive, agisce e lotta attualmente".

"In tutti i tempi la Chiesa si è trovata davanti avversari da contrastare. Ma forse mai essa ha dovuto subire un attacco così furibondo che la colpisce in ogni punto della sua dottrina, delle sue costumi, delle sue istituzioni e delle sue leggi. Mai i suoi nemici avevano ostentato una tale coerenza, una tale unità di intenzione e un tale rancore quanto nei giorni nostri. I testi pontifici in questo senso sono talmente numerosi che io mi esimo dal menzionarli".

"Dunque, da qualsiasi angolazione noi consideriamo il panorama odierno, dobbiamo collocare al centro questo fenomeno, cioè l’offensiva plurisecolare delle forze del male contro la Chiesa che oggi giunge al suo parossismo. Viviamo, come ho detto poc’anzi, in un processo rivoluzionario che corrode una realtà gloriosa, luminosa ma ormai agonizzante: la Civiltà cristiana".

"Abbiamo quindi un nemico da contrastare e un patrimonio da difendere. Questo patrimonio è l’immenso e inapprezzabile tesoro delle tradizioni tramandateci da venti secoli di Civiltà cristiana. Un patrimonio che non va considerato come un valore estatico ma, al contrario, come qualcosa che i successivi secoli hanno man mano costruito. Anche noi, per la nostra fedeltà e la nostra lotta, accresciamo questo tesoro della tradizione. Davanti a noi c’è la Rivoluzione, che rappresenta esattamente il contrario di tutto ciò che amiamo. Noi dobbiamo confrontarla in tutte le sue manifestazioni".

Perché dunque vi è una così stretta correlazione tra il profeta Elia, la Madonna, il Terziario Carmelitano e Plinio Corrêa de Oliveira? E perché il profeta Elia è considerato padre del Carmelo?

Elia fu il profeta del Dio vivente: il suo nome stesso, che significa: "Jhwh è Dio", fu il vero programma della sua vita. Fu davvero uno dei più grandi uomini dell'Antico Testamento: l'uomo che stette alla Presenza del suo Dio. Lo zelo (cioè l'ardore) fu il tratto essenziale della sua fisionomia e il suo simbolo fu il fuoco (Sir 48, 1).

Elia, ispiratore del professore brasiliano padre della contro rivoluzione, portò un messaggio molto rivoluzionario e originale, che si comprenderà meglio però alla conclusione della sua stessa vicenda; lo stesso racconto biblico lo fece apparire, più di una volta, quasi all'improvviso, come una folgore, per trasmettere la parola di Dio, proprio come una folgore dal nulla il prof. Plinio Corrêa de Oliveira fu inviato da Dio al Brasile in un periodo difficile e drammatico sia per la fede che per la politica interna del paese.

Il monte Carmelo fu luogo della sfida tra Elia ed Acab, difatti,  Elia ordinò ad Acab di convocare sul Carmelo il popolo d'Israele e la comunità dei 450 profeti di Baal, sostenuti dalla regina Gezabele. Vennero così a confronto due visioni religiose: quella del Dio vivente e quella di Baal di Tiro.

Elia, che si proclamò l'unico profeta rimasto fedele a Jhwh, lanciò la sfida inesorabile, rimproverando il popolo per la sua incoerenza: si trattò di decidere chi era Dio. Se lo era Jhwh, Baal non solo sarebbe stato superato, ma neppure era mai esistito.

Ed ecco che la voce dei profeti di Baal, che gridarono e danzarono, ebbri fino al delirio, intorno all'altare posto al centro, invocando il loro Dio, rimase inascoltata; Elia, dopo averli espressamente derisi, prese dodici pietre, secondo il numero delle tribù dei discendenti di Giacobbe. Con le pietre eresse un altare al Signore; scavò intorno un canaletto... dispose la legna, squartò il giovenco e lo pose sulla legna.

Quindi disse: "Riempite quattro brocche d'acqua e versatele sull'olocausto e sulle pietre".

Lo fece fare per tre volte. La risposta di Dio alla voce di Elia che gli si era rivolto per essere esaudito nella sua richiesta fu bellissima e quanto mai incisiva:

"Cadde il fuoco del Signore e consumò l'olocausto, la legna, le pietre e la cenere, prosciugando l'acqua del canaletto".

A tale vista tutti, prostrandosi a terra dissero: "Il Signore è Dio, il Signore è Dio!". Immediatamente Elia ordinò alla folla di afferrare i profeti di Baal per ucciderli, dato che all'epoca la Legge prevedeva anche questo.

Ecco perché il prof. Plinio Corrêa de Oliveira nelle sue predicazioni era sempre solito affermare che tutti i mezzi legali sono validi, ma lo faceva con cognizione di causa e riferendosi sempre ai ben precisi contesti storici in cui si erano verificati gli accadimenti. Tutto per il bene di Dio e per sconfiggere l'idolatria ed il paganesimo.

Anche Elia, come Plinio Corrêa de Oliveira, subì molte prove decisive, che lo portarono a maturare nella fede ed a superare la linea esclusivamente ferrea, bensì a dedicarsi alla predicazione ed applicazione pratica del senso di umanità e di povertà. Accadde quando fu colto dallo scoraggiamento; in Elia fu dunque vivo anche il senso della misericordia verso coloro che erano sopraffatti dall'ingiustizia o dalla sofferenza.

Plinio Corrêa de Oliveira, nel suo profondo e costante cammino di fede, spesso si interrogava sulla genuinità dei valori che devono essere presenti nella società civile e, se dai suoi primi discorsi potrebbe apparentemente e superficialmente sembrare che il noto professore fosse solo un intransigente, ben si capì in seguito che la sua attiva militanza era mossa da grande spirito di umiltà, di amore, di umanità e di misericordia. Incredibilmente significativi furono i suoi discorsi sulla bellezza dell'universo, pur con tutte le complessità apparentemente incomprensibili, sull'immagine perfetta della Chiesa di Dio, sul mare visto come infinità del Creatore e sulla Vergine Maria.

La grandezza spirituale di Plinio Corrêa de Oliveira, segno di distinguo presente in tutta la sua esistenza, emerge sempre, in ogni sua parola, basta leggere queste sue brevissime riflessioni sulla giustizia e sul come ottenerla:

"Ecco la grande missione dei laici che vivono nel mondo: organizzare l’ordine temporale in modo tale che forme le anime attirandole verso il Cielo. È chiaro che questo ordine temporale avrebbe una consonanza profonda con la Rivelazione, con gli insegnamenti e leggi della Chiesa, così come con i dettami della vera scienza. Sarebbe perciò il Regno di Cristo, il Regno di Maria sulla terra".

"Torno dunque alla domanda: nel nostro secolo, in cosa consiste il servizio alla Madonna? Consiste nel salvare le anime per tutti i mezzi leciti, fra i quali voglio accentuare questo: ordinare tutte le cose secondo lo spirito che ho appena descritto, costruendo in questo modo la cultura e la civiltà cristiane. Sia una che l’altra, in fondo, non sono che la disposizione delle cose affinché siano in questa vita un riflesso di Dio, orientando quindi le anime per la vita eterna".

Per amore e non per superbia, egli disse anche:

"Nessun’epoca passata deve rimanere intoccata. È sempre possibile, per mezzo di un vero progresso, abolirne i difetti e migliorarne i valori. Ma questo non basta. Noi non possiamo perdere di vista che molte delle trasformazioni in atto oggidì non rappresentano affatto un lavoro intelligente per depurare e perfezionare le tradizioni che abbiamo ricevuto dai nostri padri ma, al contrario, costituiscono un voluto sforzo di distruzione sistematica o di corrosione surrettizia dei valori della Civiltà cristiana".

In una lettera indirizzata al cardinale Carlos Mota, arcivescovo di San Paolo, mons. Dell’Acqua, allora Sostituto della Segreteria di Stato della Santa Sede, affermò che:

"per effetto del laicismo, il mondo contemporaneo aveva ormai perso quasi completamente il senso cristiano della vita".

E concluse il suo discorso con questo esempio vivo di testimonianza di fede e di grandissima misericordia nei confronti di tutti gli uomini, di ogni razza e credo:

"Reverendi sacerdoti, cari confratelli, abbiamo dunque visto che la nostra consacrazione alla Madonna, espressa nel atto affettivo della professione religiosa e ricordata dall'uso dello scapolare, si realizza nei giorni nostri nel ricondurre le anime e tutti i valori della società temporale affinché diano gloria a Dio, sulla scia della Civiltà cristiana, avendo Dio come causa esemplare, e proseguendo nella traiettoria indicata dai magnifici principi della tradizione cristiana".

Lo stesso Elia che, rifugiatosi in una caverna in attesa di un messaggio proveniente da Dio, così come aveva già fatto con Mosé, rimase colpito non dal vento forte,  non dalla tempesta, non dal fuoco (nulla di tutto ciò accadde) bensì dal profondo silenzio e fece profonda esperienza del famoso "qol demamah daqqa", ossia una "voce di silenzio svuotato"; del silenzio "procurato". Elia dunque uscì dalla caverna ed apprese la conoscenza reale di quel Dio, alla cui presenza visse, che fu tale da cambiare la sua persona, da renderlo diverso, veramente "uomo di Dio".

Elia comparve in altre 3 occasioni (I Re 21, 1), ma poi scomparve in circostanze dense di chiarezza e ancor più di mistero.

Sulle rive del Giordano le acque, percosse dal mantello di Elia, si aprirono. Egli si decise finalmente a riconoscere che stava per essere rapito in cielo e chiese ad Eliseo che cosa avrebbe dovuto fare per lui. "Due terzi del tuo spirito diventino miei" disse Eliseo (II Re 2, 7ss). I due terzi, nella mentalità ebraica, rappresentavano la parte di eredità spettante al primogenito. Eliseo volle essere riconosciuto quale primogenito del profeta Elia. Al che Elia rispose: "Se mi vedrai, ciò ti sarà concesso".

Eliseo vide Elia, in una specie di estasi profetica, con l'apparire del carro di fuoco e dei cavalli di fuoco e con l'improvviso suo elevarsi nel turbine, inseguito dal suo grido di figlio, cui il padre è strappato: Eliseo soffrì per la dipartita del suo maestro, ma pur essendo "il suo discepolo" non riuscì a comprendere bene cosa fosse successo.

Egli si strappò le vesti e raccolse il mantello di Elia: non capì che il profeta, in una grande estasi, salì al cielo, quasi in un'ascensione, anticipatrice quella che sarà poi l'ascensione di Gesù stesso.

"Sorse il profeta Elia come un fuoco, la sua parola bruciava come fiaccola. (...) Come ti rendesti famoso, Elia, con i prodigi! E chi può vantarsi di esserti uguale? (...) Fosti assunto in un turbine di fuoco su un carro di cavalli di fuoco designato a rimproverare i tempi futuri. (Sir 48, 1)" - Anche Maria fu assunta in Cielo in anima e corpo, ma solo dopo essere morta fisicamente. NB: L'Assunzione di Maria in Cielo è un dogma cattolico nel quale viene affermato che Maria, terminato il corso della vita terrena, fu trasferita in Paradiso, sia con l'anima che con il corpo, cioè fu assunta, accolta in cielo.

Carlo Di Pietro

Fonti:
Catechesi di Plinio Corrêa de Oliveira
Newsletter del dott. Julio Loredo
http://www.carmelovocazioni.it
http://www.santiebeati.it
http://www.atfp.it
http://www.laparola.net (versione CEI / Gerusalemme)

 
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