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L'importanza di Sant'Elia Profeta secondo Plinio Corrêa de Oliveira PDF Print E-mail
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L'importanza di Sant'Elia Profeta secondo Plinio Corrêa de OliveiraSi può dire che Elia sia stato il primo uomo devoto a Nostra Signora. Anticipandone profeticamente la venuta, fondò l’ordine degli eremiti del Monte Carmelo e gli trasmise la sua devozione. Combatté anche contro il politeismo che rischiava di contaminare la religione d’Israele, e contro l’immoralità che si diffondeva nel popolo. Preparò i suoi discepoli a continuare la battaglia per preservare la vera fede d’Israele. Nelle sue bolle "In apostolicae dignitatis" e "Dominici gregis cura", Papa Clemente VIII (1536-1605) dichiara che la conversione delle anime è parte della missione di Elia ereditata dal moderno Ordine del Carmelo. In una delle sue lettere Sant’Atanasio (295-373) consiglia a un eremita di dedicarsi alla conversione del suo prossimo seguendo l’esempio di Elia. Santa Brigida di Svezia (1303-1373) nelle sue rivelazioni vede la Madonna offrire Elia e San Giovanni Evangelista all’umanità come modello di predicatori. Sant’Ambrogio (ca. 339-397)  riconosce anch’egli il ...

... dono eccezionale di Elia per la conversione, e Sant’Efrem il Siro (306-373) afferma che il profeta aprì la strada per il ritorno degli Israeliti al vero Dio da cui si erano allontanati.

San Giovanni Crisostomo (ca. 344-407) spiega che Elia è la guida dei popoli e il guardiano di tutte le cose sacre. San Gregorio Magno (540-604) vede in Elia il modello del vero dottore della Chiesa. San Gregorio di Nazianzo (329-390) lo addita come esempio ai vescovi. Simeone Metafraste (X sec.) – il grande agiografo bizantino – suggerisce a chiunque voglia comprendere lo spirito di un ordine religioso di studiare lo spirito del fondatore, che è il padre spirituale di tutti quei religiosi. Ma in Elia, aggiunge, il fuoco ardente e lo zelo dell’anima sono così intensi che devono essere studiati da tutti.

Cornelio a Lapide S.J. (1567-1637) aggiunge queste parole ispirate: “Elia è il simbolo di tutti i profeti, in considerazione non solo della sua perfezione, libertà ed efficacia nella predicazione ma anche della gloria delle sue grandi opere. È la sentinella, il profeta, il maestro, il protettore e l’apostolo del Popolo Eletto, e lo specchio dei predicatori della Divina Parola, poiché il suo spirito, la sua lingua, i suoi gesti sono come una singola fiamma rivolta a convertire i popoli”.

Questi sono pensieri profondi che ci mostrano Elia come una sorta di principe dei profeti. Principe dei profeti, perché la sua missione è più grande di quella degli altri profeti: la sua opera di conversione è più vasta, e più profonda la sua azione a favore della nazione d’Israele. È la vera guida del Popolo di Dio, e lo salva dal disastro.

Viene per combattere contro le eresie in un tempo in cui il Popolo Eletto si sta completamente sviando. La Divina Provvidenza sceglie Elia per fondare un ordine religioso, comunicargli il suo spirito e in seguito diffondere questo spirito in tutta la nazione d’Israele. Il suo spirito abbraccia tutti i doni che Dio vuole elargire a Israele.

La sinagoga si sta corrompendo perché sta accettando gli errori delle religioni dei popoli vicini. In questo momento viene Elia per combattere, per espellere l’eresia, per restaurare il regno di Dio presso il popolo di Dio, per fondare una famiglia di discepoli e così preparare la via alla venuta del Messia. Questa è la grandiosa missione di Elia.

Possiamo dire che Dio stesso è un tradizionalista. Infatti ama la continuità nella Sua opera. Una delle prove di questo assunto è che in un remoto passato inviò due testimoni, Enoc ed Elia, per assicurarsi che nulla cambiasse rispetto al modello e al progetto che aveva stabilito nei tempi più remoti. Questa stessa continuità si proietta sui tempi ultimi, quando Enoc ed Elia torneranno per confermare i fedeli nella verità, convertire coloro che sarà possibile convertire e combattere contro gli ostinati nel rifiuto della verità. Pertanto Enoc ed Elia sono i ponti che Dio ha stabilito fra la sua opera meravigliosa nei tempi antichi e l’opera meravigliosa che compirà nel tempo della fine.

Entrambi i profeti, Elia ed Enoc, non sono morti. Secondo una tradizione vivono nel Paradiso Terrestre, dove contemplano le cose del Cielo ma seguono pure il corso degli eventi sulla Terra. Attendono che l’orologio della storia batta l’ora del loro ritorno. Allora gli angeli li porteranno sulla Terra per combattere l’Anticristo. Verranno per combattere l’ultima battaglia della storia. Questa è una prospettiva meravigliosa. Dopo avere vissuto sulla Terra nell’alba dei tempi torneranno per collegare l’inizio della storia alla sua fine, un vivo legame che connette e dà unità a tutta la storia.

Elia, come abbiamo visto, fu il primo uomo a essere devoto a Nostra Signora: in una piccola nube che scorse a distanza dal Monte Carmelo vide un simbolo della Signora che doveva venire. La piccola nube crebbe e crebbe, e diede origine a una pioggia che salvò Israele da una terribile siccità. La nube simboleggiava la Madonna, e la pioggia Gesù Cristo. Elia, il primo uomo che glorificò la Santa Vergine, sarà anche l’ultimo uomo a cantarne le lodi sulla Terra nel tempo della fine. Comprendiamo il ruolo magnifico di questo santo.

Il Popolo Eletto è una figura della Chiesa Cattolica, come ci ricorda San Paolo. La crisi che Elia venne a risolvere nel suo tempo ha tante analogie con la crisi che vediamo oggi nella Santa Madre Chiesa. In questo senso Elia è anche il patrono di coloro che combattono la Rivoluzione che è entrata nella Chiesa con il nome di progressismo e cercano di mantenere la tradizione che Dio ha stabilito nella sua Chiesa. Questa analogia attira anche senza dubbio l’amore di Elia verso di noi, cattolici che hanno dedicato la loro vita alla battaglia per la Chiesa. E la devozione alla Madonna è un altro elemento che attira la sua benevolenza.

Che cosa dobbiamo chiedere a Elia nel giorno della sua festa? Io consiglio di chiedergli tre grazie:

1. Che accresca la nostra devozione alla Madonna.

2. Che ci aiuti a vedere più chiaramente gli aspetti sia naturali sia soprannaturali della nostra vocazione a servire la Chiesa Cattolica.

3. Che ci trasformi in Apostoli degli Ultimi Tempi, secondo l’espressione di San Luigi Maria Grignion de Montfort (1673-1716), e ci dia quindi la fierezza, la coerenza, l’ardore e l’amore per le cose celesti descritti così bene dal santo francese.

Con questi tre doni soprannaturali, sono certo che potremo corrispondere alla nostra vocazione e, così facendo, ottenere la felicità eterna dopo anni di felicità terrena. Perché in questa vita la vera felicità nasce dal capire e realizzare quello che siamo nati per diventare. È l’unica felicità autentica. È la felicita che spero la Madonna donerà a noi tutti.

Traduzione di Massimo Introvigne

 
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