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Razionalismo e irrazionalità. Dall'illuminismo greco al razionalismo occidentale PDF Stampa E-mail

Razionalismo e irrazionalità. Dall'illuminismo greco al razionalismo occidentaleLo scrittore inglese Gilbeirt Keith Chesterton diceva che chi non crede in Dio non è vero che non creda in niente, perché comincia a credere a tutto. Una delle tentazioni che da sempre ha insinuato il pensiero delle elites intellettuali è sicuramente la deriva razionalista, ovvero l'ipertrofia della ragione che, spodestando una fede razionale, si pone al posto di questa, negando l'esistenza di tutto ciò che essa non riesce a comprendere. Il razionalismo è innanzitutto da intendersi come l'avversione al comune buon senso. Buon senso che identifica, accanto alla ragione (strumento donato all'uomo da Dio, a Sua stessa gloria), l'esistenza dello stesso Dio e di fenomeni sovrannaturali che, pur non potendo essere spiegati pienamente dalla ragione stessa, possono essere da lei ragionevolmente accettati. In poche parole, il razionalismo si identifica con la negazione arbitraria dell'autenticità di ogni realtà spirituale, e l'affermazione autoritaria dell'unica esistenza della ragione. Sorvolando ... 

… gli enormi errori concettuali di un tale modello di pensiero ed ogni critica che ad esso possa essere mossa attraverso il semplice buon senso, resta il fatto che il razionalismo non solo si dimostra tenace, come tutte le dottrine erronee d'altronde, ma nella quasi totalità dei casi muta in ciò che, a rigor di logica, dovrebbe esserne l'antitesi, l'opposto per definizione, vale a dire l'irrazionalità, la pratica occulta, la superstizione, il senso d'incertezza diffuso.

Senz'altro il primo caso del dilagare del pensiero razionalista in una civiltà a noi conosciuta fu quello che dagli storici è chiamato l'Illuminismo Greco, il diffondersi del razionalismo nella Grecia del V secolo avanti Cristo. Nel tempo la civiltà greca aveva combattuto, grazie alla razionalità, ad un retto utilizzo della ragione, contro le credenze e le superstizioni, contro una concezione fatalista della vita umana, contro la negazione della libertà individuale e della responsabilità dell'uomo rispetto le proprie azioni (tutti retaggi dell'epoca arcaica), per assemblare un costrutto religioso più retto, più aderente alla morale comunemente riconosciuta ed al diritto naturale. Naturalmente essi non erano partecipi della Rivelazione di Cristo, né potevano conoscere la vera religione, ma con l'aiuto dell'intelletto riuscirono ad armonizzare la legge di natura e la religione popolare, anche in funzione di una retta vita nella comunità e nel consorzio sociale.

Il cosiddetto Illuminismo Greco si oppose in toto ad ogni tipo di credenza religiosa, rivendicando le origini dal materialismo di Eraclito, il quale attaccava fortemente l'apparato rituale della religione greca, e dalla critica mossa dai Sofisti al pensiero tradizionale. Suoi promotori furono Ecateo, che definiva ridicola la mitologia del suo stesso popolo, Senofane, che criticava la morale propugnata dall'epica omerica, ed ancora Anassagora e Democrito. Lo stesso Eraclito, nel disprezzo della ritualità funebre, definirà i morti "più ripugnanti dello sterco", dimostrando sia la sua concezione materialista della morte che la sua distanza dalla naturale pietà popolare per i defunti.

Quando determinate idee però iniziarono a diffondersi nell'opinione comune, tra il V ed il VI secolo, il popolo avvertì però fortemente la mancanza della sicurezza che la religione tradizionale dava loro, almeno come garante di quei valori universalmente riconosciuti di cui l'uomo necessita: si era passati dalla situazione di incertezza ed instabilità della società arcaica, nella quale nulla era sicuro, nulla dipendeva dall'uomo, ma l'unica cosa che esercitava influenza era il destino, ad una similare condizione, dovuta però all'incedere del pensiero razionalista, ed al conseguente venir meno di quelli che erano per l'uomo greco punti di riferimento. Dall'irrazionalità al razionalismo, insomma.

Era stata la polis ad organizzare la società ed il culto religioso, fiorendo nel IV secolo, ma era stata la stessa civiltà della polis a demolire le sue costruzioni culturali e sociali attraverso la degenerazione della ragione. Non a caso dalla fine del V secolo all'avvento del cristianesimo il mondo greco fu in balia della superstizione, del rinascere dei culti arcaici e della diffusione della taumaturgia, del culto di Asclepio (che giunse fino a Roma) e dei culti misterici, sette che promettevano la salvezza dell'anima attraverso l'affiliazione. Il cristianesimo troverà in Grecia solo le vestigia di quella che era stato un grande apparato religioso, e su questa provvidenziale crisi dei valori tradizionali riuscì ad affondare le radici per la ricostruzione di una civiltà.

Non dissimile fu la parabola di esistenza dell'Illuminismo Europeo, nato in seno all'Ancient Regime, e che ne minò le fondamenta, rovesciandolo alla prima occasione per stabilire il governo della borghesia. Non è un mistero che buona parte dei filosofi illuministi, razionalisti dichiarati, e dei rivoluzionari giacobini, fossero assidui frequentatori delle sedute spiritiche o dei circoli esoterici della loro epoca.

Com'è risaputo la Rivoluzione Francese scatenò una carica d'irrazionalità che poi esplose nel terrore, nei culti orgiastici in onore della dea Ragione, rappresentata da una prostituta nuda portata in processione, nelle parodie blasfeme dei riti ecclesiastici e nella sacralizzazione del lampione al quale erano impiccati gli aristocratici ed i nemici politici.

Anche gli eredi della Rivoluzione non brillarono per razionalità, come nel caso di Napoleone, che pare frequentasse insieme alla consorte Giuseppina una famosa cartomante parigina.

Ed oggi? Probabilmente mai in nessuna epoca si verifica una tale diffusione del pensiero razionalista quanto nella nostra, ad opera di una certa disinformazione pseudo-scientifica, di un laicismo dominante e di un utilitarismo calcolatore diffuso in ogni strato sociale, eppure mai come oggi la gente affolla gli studi dei cartomanti e legge gli oroscopi, si dedica alla medicina alternativa riscoprendo la cultura orientale (spesso re-interpretata erroneamente secondo i canoni della propria cultura decadente) e si affida alla guida di guru e santoni.

Gli showmen dichiarano la loro appartenenza alle sette ed i politici ostentano un credo religioso dai connotati molto vaghi, spesso sincretici e posticci. Dopo un'ormai passata diffusione dell'ateismo come moda intellettuale, oggi tutti, in un modo o nell'altro, si riscoprono religiosi, al più agnostici. Ma le chiese rimangono drammaticamente vuote. Secondo delle recenti statistiche meno del 20% dei cattolici d'America crede nell'esistenza di Satana, meno della metà degli evangelici conosce almeno cinque dei Dieci Comandamenti.

E' l'eterna parabola dell'uomo a cui è tolto Dio e che nella disperazione si aggrappa a qualsiasi altra cosa: come gli operai sovietici che, abbracciando l'ateismo di stato, si recavano in processione sulla tomba di Lenin.

Come i progrediti uomini occidentali che, stanchi di perdere tempo in chiesa, pendono dalle labbra del Dalai Lama.

Orazio Maria Gnerre

 
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