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Edvige Carboni e le stimmate. La prima stimmatizzata sarda di cui si hanno notizie certeEdvige Carboni, una mistica sarda nata a Pozzomaggiore, in provincia di Sassari, il 2 maggio del 1880 ed  in seguito trasferitasi a Roma e là deceduta nel 1952 all’età di settantadue anni e sepolta al cimitero di Albano Laziale.  fin da giovanissima rinunziò alla scelta della vita religiosa per dedicarsi con eroismo, al servizio della mamma, della nonna e di altri familiari provati dalla malattia. Fu arricchita di doni soprannaturali fino ad essere configurata, nella sua carne, a Gesù crocifisso. Le numerose grazie, seguite alla sua morte, indussero i Passionisti, nel 1968, ad iniziare i processi informativi sulla fama di santità per avviare la serva di Dio alla gloria degli altari. Proprio in quest’anno 2011 vi è la ricorrenza del centenario della sua stimmatizzazione ed il prof. Ernesto Madau, il maggior biografo della mistica sarda sta per far uscire un bellissimo libro sulla Carboni edito dalla Segno di Udine. Leggiamo dal suo Diario: “Un giorno mentre facevo orazione, fui rapita; mi si presentò Gesù e mi disse: ...

...  “Figlia mia, vuoi soffrire? Io risposi: Si Signore, per tuo amore voglio soffrire tanto, tanto!; nel mentre Gesù mi si presentò in forma di crocifisso; dalle ferite di Gesù uscivano raggi di luce e detti raggi vennero a ferirmi le mani, i piedi, la testa e il costato; mi sentii un dolore in tutte le parti le ferite che rimasi ore caduta a terra; mi svegliai e vidi che dalle parti ferite mi usciva un poco di sangue con dolore immenso in tutte le parti…” (Diario, p. 23).

Il fatto avvenne tra il 1909 e il 1911, mentre Paolina si trovava in collegio a Cagliari. L’evento , attestato da tutti i testimoni sentiti ai processi canonici, accrebbe l’attenzione dei pozzomaggioresi e di tutti gli abitanti della zone su di lei e fece crescere la fama di santità di cui era circondata.

Le stimmate le si aprivano nei venerdì, durante la S. Messa in chiesa, dopo la comunione e nelle estasi; mai andarono soggette a patologie fisiologiche come, ad esempio, la suppurazione; come in San Pio da Pietralcina, si mantenevano sempre vive, rimarginandosi in modo naturale in determinati giorni e periodi.

La notizia fece presto il giro della Sardegna. Dell’avvenimento parlarono non solo i sacerdoti del paese ma persino i giornali; anche il Servo di Dio il vincenziano P. Giovanni Battista Manzella, nei suoi numerosi viaggi fatti in tutte le parti dell’isola, ebbe spesso a dire:

“In Sardegna abbiamo una santa”, accennando probabilmente anche al dono delle stimmate.

Per Edvige le piaghe alle mani, ai piedi e al costato furono qualcosa di più grande di lei; le accettò con amore ma tentò di nasconderle, quasi dovesse essere un segreto da custodire gelosamente tra chi gliele aveva date e lei stessa. Nel periodo in cui visse a Roma chiese ed ottenne che le stimate alle mani le venissero tolte.

Mai Edvige si servì di tali doni per attirare l’attenzione degli altri; le teneva nascoste con i mezzi guanti o portando psi giù le maniche del giubbetto o i lembi dello scialle. Sapeva che la santità non poteva esser data dalle stimmate; continuò perciò nel suo cammino di perfezione, come se niente fosse accaduto. Edvige carboni fu una vera effigie della Passione di Gesù.

I fenomeni legati alla Passione del Signore furono tanti: “due volte mi capitò di vedere la fronte imperlata di gocce di sangue: la prima a casa sua… La seconda nel mio negozio, quando il sangue giungeva a scorrerle sulle guance”, depose l’amica Vitalia Scodina, ancora vivente in quanto ultracentenaria.

Ecco velocemente altre testimonianze: “scorsi una grossa goccia di sangue sulla vestaglia di casa, dietro la spalla sinistra…Io le chiesi: Cosa hai fatto a quella spalla?”.

Lei mi rispose: “Niente!... Niente!... notai il bianco dell’occhio macchiato di sangue come ricordo della spina…” (Doc. Extr, p. 276). Il segno di croce sul petto della Serva di Dio era lungo circa cinque centimetri e largo quattro.

Il venerdì e i giorni che ricordavano la passione sembrava macchiarsi di sangue. “Una sera…la trovai sola e mi sembrava che soffrisse; quando le chiesi cosa avesse, mi rispose di guardarle le spalle per vedere che cosa aveva. La guardai e vidi che le spalle erano tutte piagate e nel collo il segno di una croce. Ho spinto la mano sino al costato ed ho sentito che era piagato anche quello; poi vidi anche le ginocchia… Edvige soffriva anche la notte; alle mie premurose domande mi disse che le facevano tanto male la testa e mi fece poggiare le mani e toccai nella testa delle cose sollevate, come se fossero delle grosse spine” (Doc, Extr., p. 455).

Edvige Carboni è quindi la prima stimmatizzata sarda di cui si hanno notizie certe.

Don Marcello Stanzione

 
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