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Una sintesi del ricco Magistero del Papa nella prima giornata della GMG Madrid 2011 PDF Stampa E-mail

Una sintesi del ricco Magistero del Papa nella prima giornata della GMG Madrid 2011La Giornata Mondiale della Gioventù, la GMG, è «una cascata di luce» su un mondo caratterizzato dalla persecuzione dei cristiani e da una crisi al cui centro stanno la corruzione morale e il relativismo. Questa la sintesi degli interventi di Benedetto XVI nella prima giornata della sua visita a Madrid, dal consueto colloquio in aereo con i giornalisti fino al saluto e al discorso nella festa di accoglienza con i giovani in Plaza de Cibeles, passando per la cerimonia di benvenuto con i Reali di Spagna all’aeroporto. Molte volte il Papa ha ricordato nelle scorse settimane che le GMG non sono una kermesse o un fenomeno turistico. I giovani, ha detto all’aeroporto, sono venuti a Madrid «in cerca della verità che dà un senso genuino alla propria esistenza». Essi «hanno udito la voce di Dio, forse solo come un lieve sussurro, che li ha spinti a cercarlo più assiduamente e a condividere con altri l’esperienza della forza che ha la voce di Dio nella loro vita. Questa scoperta del Dio vivo rianima i giovani e ... 

...  apre i loro occhi alle sfide del mondo nel quale vivono, con i suoi limiti e le sue possibilità». Per questo «la Giornata Mondiale della Gioventù ci porta un messaggio di speranza, come una brezza di aria pura e giovanile, con soffio rinnovatore che ci riempie di fiducia di fronte al domani della Chiesa e del mondo».

Si tratta di un mondo – e di una Chiesa – dove «non mancano difficoltà». In molti interventi del 2011 il Papa è tornato sulla duplice persecuzione dei cristiani: cruenta in tanti Paesi dell’Africa e dell’Asia, strisciante e amministrativa in Occidente, proprio a partire dalla Spagna del primo ministro laicista José Rodríguez Zapatero. «Non pochi – ha detto Benedetto XVI all’aeroporto di Madrid, presente tra le altre autorità proprio Zapatero –  a causa della loro fede in Cristo, soffrono in se stessi la discriminazione, che arriva al disprezzo e alla persecuzione aperta od occulta che patiscono in determinate regioni e paesi». Non c’è solo, dunque, la persecuzione «aperta» – «tensioni e scontri aperti in tanti luoghi del mondo, anche con spargimento di sangue» –  ma anche quella «occulta», dove i cristiani «li si perseguita volendo allontanarli da Lui [Cristo], privandoli dei segni della sua presenza nella vita pubblica, e mettendo a tacere perfino il suo santo Nome».

Accanto alla persecuzione aperta oppure occulta i cristiani, e in particolare i giovani, si trovano di fronte a una seconda sfida che rischia di entrare nel loro stesso cuore e di avvelenarlo: «La superficialità, il consumismo e l’edonismo imperanti, tanta banalizzazione nel vivere la sessualità, tanta mancanza di solidarietà, tanta corruzione». «La giustizia e l’altissimo valore della persona umana si sottomettono facilmente a interessi egoisti, materiali e ideologici». Altri giovani «hanno bisogno di essere messi in guardia per non cadere nella rete della droga, o di avere un’assistenza efficace, se, purtroppo, vi fossero caduti».

La corruzione morale è anche alla radice, ha detto il Papa sull’aereo che lo portava in Spagna, di un fenomeno certo complesso e difficile da decifrare, che oggi preoccupa tutti: la nuova crisi economica internazionale. «Si conferma nell’attuale crisi economica quanto è già apparso nella precedente grande crisi, che la dimensione etica, cioè, non è una cosa esteriore ai problemi economici, ma una dimensione interiore e fondamentale. L’economia non funziona solo con un’autoregolamentazione di mercato, ma ha bisogno di una ragione etica per funzionare per l’uomo. E appare di nuovo quanto aveva già detto nella sua prima enciclica sociale Papa Giovanni Paolo II [1920-2005], che l’uomo dev’essere il centro dell’economia e che l’economia non è da misurare secondo il massimo del profitto, ma secondo il bene di tutti, include responsabilità per l’altro e funziona veramente bene solo se funziona in modo umano, nel rispetto dell’altro».

La stessa dimensione internazionale della crisi economica è, in fondo, una dimensione morale. «E con le diverse dimensioni: responsabilità per la propria Nazione e non solo per se stessi; responsabilità per il mondo – anche una Nazione non è isolata, anche l’Europa non è isolata, ma è responsabile per l’intera umanità e deve pensare ai problemi economici sempre in questa chiave della responsabilità anche per le altre parti del mondo, per quelle che soffrono, hanno sete e fame, non hanno futuro. E quindi – terza dimensione di questa responsabilità – è la responsabilità per il futuro. Sappiamo che dobbiamo proteggere il nostro pianeta, ma dobbiamo proteggere – tutto sommato – il funzionamento del servizio del lavoro economico per tutti e pensare che il domani è anche l’oggi».

La disoccupazione e la crisi di fiducia nel futuro che tanto toccano i giovani hanno la loro radice ultima in un male morale e nella diffusione di diverse forme di corruzione. «Se i giovani di oggi non trovano prospettive nella loro vita, anche il nostro oggi è sbagliato e ‘male’. Quindi, la Chiesa con la sua dottrina sociale, con la sua dottrina sulla responsabilità verso Dio, apre la capacità di rinunciare al massimo del profitto e di vedere le cose nella dimensione umanistica e religiosa, cioè: essere l’uno per l’altro. Così si possono anche aprire le strade. Il grande numero di volontari che lavorano in diverse parti del mondo, non per sé ma per l’altro, e trovano proprio così il senso della vita, dimostrano che è possibile fare questo e che un’educazione a questi grandi scopi, come cerca di fare la Chiesa, è fondamentale per il nostro futuro».

Ma dietro tutte le forme della crisi si trova una singola causa fondamentale, la cui denuncia è un insegnamento centrale del Magistero di Benedetto XVI: il relativismo, la negazione dell’esistenza e della rilevanza della verità. Nell’intervento principale in Plaza de Cibeles Benedetto XVI ha ammonito che oggi «ci sono molti che, credendosi degli dei, pensano di non aver bisogno di radici, né di fondamenti che non siano essi stessi. Desidererebbero decidere solo da sé ciò che è verità o no, ciò che è bene o male, giusto e ingiusto; decidere chi è degno di vivere o può essere sacrificato sull’altare di altre prospettive; fare in ogni istante un passo a caso, senza una rotta prefissata, facendosi guidare dall’impulso del momento. Queste tentazioni sono sempre in agguato. È importante non soccombere ad esse, perché, in realtà, conducono a qualcosa di evanescente, come un’esistenza senza orizzonti, una libertà senza Dio».

Chi non ha paura – ha detto ancora il Papa sul volo verso Madrid – di affermare la sua fiducia e il suo amore per la verità, e per l’unico Dio del monoteismo che è garante dell’unica verità, è subito accusato d’intolleranza e di rifiuto di un «dialogo» che è presentato impropriamente in chiave relativistica e diventa allora un grande mito del nostro tempo. «Il collegamento – ha detto il Pontefice – tra verità e intolleranza, monoteismo e incapacità di dialogo con gli altri, è un argomento che spesso ritorna nel dibattito sul cristianesimo di oggi. E, naturalmente, è vero che nella storia ci sono stati anche abusi, sia del concetto della verità, sia del concetto del monoteismo; ma sono stati abusi». Ma in sostanza «la realtà è totalmente diversa»: il relativismo non rende liberi, e al contrario solo riconoscendo che esiste la verità è possibile difendere la libertà.

L’argomento secondo cui opporsi al relativismo renderebbe intolleranti invece, ha spiegato Benedetto XVI, «è sbagliato, perché la verità è accessibile solo nella libertà. Si possono imporre con violenza, comportamenti, osservanze, attività, ma non la verità! La verità si apre solo alla libertà, al consenso libero, e perciò libertà e verità sono intimamente unite, l’una è condizione per l’altra. E, del resto, cercare la verità, i veri valori che danno vita e futuro, é senza alternativa: non vogliamo la menzogna, non vogliamo il positivismo di norme imposte con una certa forza; solo i valori veri portano al futuro e diciamo che è necessario, quindi, cercare i valori veri e non permettere l’arbitrio di alcuni, non lasciare che si fissi una ragione positivista che ci dice, circa i problemi etici, i grandi problemi dell’uomo: non c’è una verità razionale. Questo sarebbe veramente esporre l’uomo all’arbitrio di quanti hanno il potere».

Dunque il relativismo rende l’uomo schiavo dei tanti poteri forti del nostro tempo, mentre la verità – come insegna il Vangelo – rende liberi e nello stesso tempo rende capaci di un dialogo autentico e non relativista con gli altri. «Dobbiamo essere sempre alla ricerca della verità, dei veri valori; abbiamo un nucleo nei valori, nei diritti umani fondamentali; altri simili elementi fondamentali sono riconosciuti e, proprio questi, ci mettono in dialogo l’uno con l’altro. La verità come tale è dialogica perché cerca di conoscere meglio, di capire meglio e lo fa in dialogo con gli altri. Così, ricercare la verità e la dignità dell’uomo è la maggiore difesa della libertà».

I due aspetti della crisi – persecuzione «occulta» sotto forma di discriminazione amministrativa e corruzione diffusa fondata ultimamente sul relativismo – si presentano, ha detto il Pontefice all’aeroporto di Madrid, anche in Spagna, Paese pure tanto ricco di radici cristiane e di testimonianze di santi: un «Paese così ricco di storia e cultura, per la vitalità della propria fede, che ha portato frutto in tanti santi e sante in tutte le epoche, in numerosi uomini e donne che lasciando la propria terra hanno portato il Vangelo in ogni angolo del mondo […]. È un grande tesoro che certamente vale la pena di custodire con atteggiamento costruttivo, per il bene comune di oggi e per offrire un orizzonte luminoso all’avvenire delle nuove generazioni. Benché vi siano attualmente motivi di preoccupazione, è maggiore l’ansia degli spagnoli di superarli con il dinamismo che li caratterizza, e al quale tanto contribuiscono le sue profonde radici cristiane».

A che serve allora la GMG, in  questa situazione di crisi diffusa, per la Spagna, per l’Europa, per il mondo? Lo ha detto il Papa ancora nel viaggio in aereo: le GMG «danno visibilità alla fede, visibilità alla presenza di Dio nel mondo e creano così il coraggio di essere credenti. Spesso i credenti si sentono isolati in questo mondo, quasi perduti. Qui, vedono che non sono soli, che c’è una grande rete di fede, una grande comunità di credenti nel mondo, che è bello vivere in questa amicizia universale. E così, mi sembra, nascono amicizie, amicizie oltre i confini delle diverse culture, dei diversi Paesi. E questa nascita di una rete universale di amicizia, che collega mondo e Dio, è un’importante realtà per il futuro dell’umanità, per la vita dell’umanità di oggi».

Certo, la GMG da sola non basta, né il Papa pensa che sia sufficiente da sola. Ma la GMG, anzitutto, per chi vi partecipa ha un prima e un dopo. «Naturalmente, la GMG non può essere un avvenimento isolato: fa parte di un cammino più grande, va preparato da questo cammino della Croce che trasmigra in diversi Paesi e già unisce giovani nel segno della Croce e nel meraviglioso segno della Madonna. E così la preparazione della GMG è molto più che preparazione tecnica di un avvenimento con tanti problemi tecnici, naturalmente; è una preparazione interiore, un mettersi in cammino verso gli altri, insieme verso Dio. E poi, dopo, segue la fondazione di gruppi di amicizia, tenere questo contatto universale che apre le frontiere delle culture, dei contrasti umani, religiosi, e così è un cammino continuo che poi guida ad un nuovo vertice, ad una nuova GMG. Mi sembra, in questo senso, che si debba vedere la GMG come segno, parte di un grande cammino; crea amicizie, apre frontiere e rende visibile che è bello essere con Dio, che Dio è con noi. In questo senso, vogliamo continuare con questa grande idea del Beato Papa Giovanni Paolo II».

A chi obietta che le statistiche offrono un quadro ben diverso dall’entusiasmo della GMG e presentano dati molto pessimistici sulla pratica religiosa cattolica, specie in Spagna e specie dei giovani, il Papa risponde che «la seminagione di Dio è sempre silenziosa, non appare subito nelle statistiche. E con il seme che il Signore mette nella terra con le GMG, è come con il seme del quale Egli parla nel Vangelo: qualcosa cade sulla strada e si perde; qualcosa cade sulla pietra, e si perde; qualcosa cade tra i rovi, e si perde; ma qualcosa cade sulla terra buona e porta grande frutto».

Succede la stessa cosa, ha concluso il Papa, «anche con la seminagione della GMG: molto si perde – e questo è umano. Con altre parole del Signore: il granello di senape è piccolo, ma cresce e diventa un grande albero. Con altre parole ancora: certamente, molto si perde, non possiamo subito dire: da domani ricomincia una grande crescita della Chiesa. Dio non agisce così. Ma cresce in silenzio e tanto. So dalle altre GMG che sono nate tante amicizie, amicizie per la vita; tante nuove esperienze che Dio c’è. E su questa crescita silenziosa noi riponiamo fiducia e siamo sicuri, anche se le statistiche non parleranno molto, che il seme del Signore realmente cresce e sarà per moltissime persone l’inizio di un’amicizia con Dio e con altri, di un’universalità del pensiero, di una responsabilità comune che realmente ci mostra che questi giorni portano frutto».

A Madrid, ha detto il Papa all’aeroporto, tanti giovani trovano «ragioni per sperare, senza arrestarsi davanti ai loro più alti ideali»; trovano «un’occasione privilegiata per mettere in comune le loro aspirazioni, scambiare reciprocamente la ricchezza delle proprie culture ed esperienze, animarsi l’un l’altro in un cammino di fede e di vita, nel quale alcuni si credono soli o ignorati nei propri ambienti quotidiani. Invece no, non sono soli. Molti loro coetanei condividono i loro stessi propositi e, fidandosi completamente di Cristo, sanno che hanno realmente un futuro davanti a loro e non temono gli impegni decisivi che danno pienezza a tutta la vita».

Perché dunque il Papa è venuto a Madrid? Sono venuto, risponde Benedetto XVI, per  «aiutare i giovani discepoli di Gesù a rimanere saldi nella fede e ad assumere la meravigliosa avventura di annunciarla e testimoniarla apertamente con la propria vita». Per proporre loro una testimonianza «decisa e prudente al contempo, senza nascondere la propria identità cristiana, in un clima di rispettosa convivenza con altre legittime opzioni ed esigendo, nello stesso tempo, il dovuto rispetto per le proprie». Per «dire ai giovani, con tutta la forza del mio cuore: che niente e nessuno vi tolga la pace; non vergognatevi del Signore. Egli non ha avuto riserve nel farsi uno come noi e sperimentare le nostre angustie per portarle a Dio, e così ci ha salvato». Per – ha aggiunto il Papa nel primo saluto a Plaza de Cibeles – incitare i giovani a cercare «soprattutto la verità, che non è un’idea, un’ideologia o uno slogan, ma una Persona, il Cristo, Dio stesso venuto tra gli uomini».

E nel discorso principale, sempre in Plaza de Cibeles, il Pontefice ha aggiunto che «vi sono parole che servono solamente per intrattenere e passano come il vento; altre istruiscono la mente in alcuni aspetti; quelle di Gesù, invece, devono giungere al cuore, radicarsi in esso e forgiare tutta la vita. Senza ciò, rimangono vuote e divengono effimere. Esse non ci avvicinano a Lui. E, in tal modo, Cristo continua ad essere lontano, come una voce tra molte altre che ci circondano e alle quali ci siamo già abituati».  E «quando non si cammina al fianco di Cristo, che ci guida, noi ci disperdiamo per altri sentieri, come quello dei nostri impulsi ciechi ed egoisti, quello delle proposte che lusingano, ma che sono interessate, ingannevoli e volubili, lasciano il vuoto e la frustrazione dietro di sé».

Chi invece capisce la differenza qualitativa delle parole di Gesù che risuonano nella GMG rispetto a ogni altra parola davvero, come insegna il Vangelo, «costruisce sopra la roccia stabile, resistente agli attacchi delle avversità, contrariamente a chi edifica sulla sabbia, forse in un luogo paradisiaco, potremmo dire oggi, ma che si sgretola al primo soffio dei venti e si trasforma in rovina».

E ai giovani di Madrid il Papa propone di approfittare «di questi giorni per conoscere meglio Cristo e avere la certezza che, radicati in Lui, il vostro entusiasmo e la vostra allegria, i vostri desideri di andare oltre, di raggiungere ciò che è più elevato, fino a Dio, hanno sempre un futuro certo, perché la vita in pienezza dimora già nel vostro essere». L’esperienza della GMG, allora, sarà davvero una «cascata di luce» che ciascun giovane partecipante porterà nel suo ambiente colpito dalla crisi e dal relativismo, una testimonianza che «contribuirà a proiettare la luce di Cristo sui vostri coetanei e su tutta l’umanità, mostrando un’alternativa valida a tanti che si sono lasciati andare nella vita, perché le fondamenta della propria esistenza erano inconsistenti. A tanti che si accontentano di seguire le correnti di moda, si rifugiano nell’interesse immediato, dimenticando la giustizia vera, o si rifugiano nelle proprie opinioni invece di cercare la verità senza aggettivi».

Se profitterete veramente della GMG, ha detto il Papa ai giovani, al ritorno da Madrid «la vostra allegria contagerà gli altri. Si domanderanno quale sia il segreto della vostra vita e scopriranno che la roccia che sostiene tutto l’edificio e sopra la quale si appoggia tutta la vostra esistenza è la persona stessa di Cristo, vostro amico, fratello e Signore, il Figlio di Dio fatto uomo, che dà consistenza a tutto l’universo».

Massimo Introvigne
da La Bussola Quotidiana 19 Agosto 2011

 
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