Le Messe Gregoriane |
San Gregorio Magno, nei “Dialoghi” narra che nel monastero di S. Andrea a Roma morì un suo confratello di nome Giusto, che faceva l’infermiere della comunità. Il monaco non sempre aveva osservato la povertà, secondo le prescrizioni della regola, dando cattivo esempio al riguardo anche agli altri. Alla fine della vita si pentì del male fatto. Siccome era stato disponibile verso i malati, praticando con abnegazione e competenza l’arte medica, i confratelli pregarono e celebrarono sante messe, per suffragare la sua anima. Quasi certamente nelle loro preghiere avevano tenuto presente il lutto di trenta giorni che avevano appreso dalla Sacra Scrittura, riguardo ad Aronne e Mosè, perché dopo la celebrazione ininterrotta di trenta messe, il monaco apparve ad alcuni confratelli, li ringraziò dei suffragi e disse che ormai era felice in cielo. S. Gregorio non poté celebrare, perché, a quel tempo, era diacono, ma partecipò alle messe, pregò intensamente e fece penitenze per il defunto. Questa fu l’origine ... ... delle messe da lui dette gregoriane. La pia pratica delle trenta messe, celebrate ogni giorno senza interruzione, fa credere che come l’anima del monaco Giusto sia stata ammessa alla visione beatifica di Dio così avviene anche per l’anima per la quale sono applicate trenta messe consecutive. “Se si sapesse qual è il prezzo di una messa per l’eternità, le chiese sarebbero piene a tutte le ore di tutti i giorni”. (Maria Simma, una mistica che nel corso della sua vita ha incontrato migliaia di anime del Purgatorio). La Santa Messa non è soltanto un sacrificio di lode e di ringraziamento, né semplicemente una commemorazione, ma è lo stesso sacrificio del Calvario, che giova a tutti i fedeli sia vivi che ai defunti che attendono ancora la completa purificazione. S. Monica, prima di morire, chiese al figlio Agostino non funerali solenni né una tomba sontuosa ma di essere suffragata con preghiere e con Messe. Il Purgatorio è un dono della misericordia di Dio e frutto della sua giustizia. La durata del purgatorio varia da anima a anima, a seconda dell’entità della pena, stabilita per i peccati commessi. In questo luogo di espiazione si soffrono le stesse pene dell’Inferno, come affermano S. Tommaso d’Aquino, S. Caterina da Genova, S. Francesca Romana, S. Pio da Pietralcina e tanti altri santi. L’unica differenza è che le pene dell’Inferno sono eterne, mentre quelle delle anime purganti un giorno finiranno. Da ciò ne consegue che esse, in attesa di vedere Dio, unico oggetto del loro amore, soffrono con gioia e pregano incessantemente per noi. Pertanto S. Caterina da Genova afferma: “Io non credo sia possibile trovare una gioia simile a quella di un’anima del purgatorio tranne la gioia delle anime benedette del Paradiso, gioia che continua a crescere di giorno in giorno fintantoché Dio fluisce nell’anima sempre più”. La stessa santa, però, avverte: “Le anime che si trovano in uno stato di purificazione sono in tali tormenti che non si possono descrivere a parole e di cui neppure l’intelligenza umana può avere la minima idea, a meno che Dio non la manifesti con grazia speciale. C’è una duplice sofferenza nel Purgatorio come nell’Inferno; la sofferenza in sé è quella di essere privati di Dio”. Leggendo la biografia di molti santi apprendiamo che si va in Purgatorio non solo perché non è stata fatta penitenza per i peccati commessi, anche se perdonati, ma soprattutto per i peccati veniali come scatti d’ira, bugie, irriverenza in chiesa, negligenza nei doveri del proprio stato, distrazioni nella preghiera… Se vogliamo evitare di cadere nell’Inferno o ridurre al minimo il Purgatorio e avere la possibilità di ricevere qualche sollievo in quelle pene atroci, affidiamoci a Maria. S. Bernardino da Siena la chiamava “Plenipotenziaria” del Purgatorio. Ella è anche venerata ed onorata dai fedeli col bel titolo di Nostra Signora del Suffragio. La Madonna ispira le anime pie ad offrire sacrifici, penitenze e preghiere per le anime del Purgatorio. Preghiamola incessantemente, perché, con la sua materna protezione, ci ottenga la perseveranza finale ed una santa morte. Il nostro progresso nella fede e nella virtù dipende dalla devozione a Maria. Abbandoniamoci fiduciosi nelle sue mani, impareremo così da lei ad amare sempre di più il suo amato figlio, Gesù. Abbiamo per certo che le anime del purgatorio in tanti modi ci chiedono aiuto e aspettano da noi un segno concreto del nostro amore per la loro completa purificazione. Esse non hanno bisogno delle nostre lacrime, né di fiori, né di funerali solenni, ma dei nostri suffragi. Se potessimo vedere le loro sofferenze sicuramente le aiuteremmo di più, facendo celebrare sante messe, partecipando spesso alla Comunione, recitando Rosari e praticando mortificazioni e penitenze. S. Alfonso de’ Liguori insiste sull’efficacia del santo Rosario: “Se vogliamo aiutare le anime del purgatorio, recitiamo per loro il santo Rosario, che arreca loro grande sollievo”. Un santo che aiutò molto le anime del Purgatorio, con il santo Rosario fu S. Pompilo Maria Pirrotti delle Scuole Pie, nativo di Montecalvo Irpino (AV). Egli ebbe il dono di recitare il santo Rosario con le anime del Purgatorio che rispondevano ad alta voce alla seconda parte dell’Ave Maria. Lo stesso santo quando passava davanti al cimitero, salutava le ossa e i teschi dei morti, dicendo : “Sia lodato Gesù e Maria! Le ossa si scuotevano, i teschi si inchinavano e rispondevano: “ Ora e sempre!”. Don Marcello Stanzione |
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