L’Europride 2011 e l’attacco omosessualista al vero legame genitoriale |
Alla manifestazione omosessualista del Roma europride 2011 vi era anche un trenino rosso carico di bambini: è il trenino delle famiglie arcobaleno, cioè quelle formate da genitori omosessuali ossia due uomini o due donne con figli. Il termine “omoparentalità” (ossia la presenza di due genitori dello stesso sesso) è un neologismo e un inganno come osserva acutamente lo psicologo francese mons. Tony Anatrella. Il malinteso omosessualista arriva al culmine, quando si pretende che, a partire da un solo sesso, si possa costituire una famiglia. Ma due persone dello stesso sesso non possono diventare genitori, poiché un figlio non procede mai da un solo sesso. Il figlio viene concepito dai due sessi e ha bisogno di questa doppia parentale, affinché il bambino possa dire: “un giorno io sarò un uomo come papà, incontrerò una donna e mi sposerò”, e la bambina possa dire: “ un giorno io sarò come mamma, incontrerò un uomo e mi sposerò”. Non c’è alcuna ragione di cambiare ... ... questa regola dell’umanità, che fonda l’identità della persona e del legame familiare e sociale. Noi rischiamo oggi, con le leggi che distruggono la coppia eterosessuale e la famiglia, di creare una confusione nel legame familiare e di preparare i conflitti sociali di domani, se si continuerà così. In altre parole, una cosa è considerare la filiazione a partire da una coppia formata da un uomo e una donna, uno dei quali abbandona il proprio coniuge per vivere da omosessuale. In questo caso, i genitori devono conservare i loro diritti, anche se è da preferire che l’educazione del figlio venga assicurata dal genitore che è normale e non da quello omo che è un malato psichico; qui non si tratta di “omoparentalità”. Un’altra cosa invece sarebbe l’adozione di figli o la fecondazione artificiale, che trasformerebbe due omosessuali in “genitori”. Anche qui s’imbroglia sulle parole, parlando di “omoparentalità” e credendo che si ossa diventare “genitori” a partire da un solo sesso. Si tratta di un inganno che peserà sulla psicologia dei figli, quando saranno diventati adulti. Si può ipotizzare che essi dovranno confrontare con problemi d’identità e di origine. Nel sentimentalismo della moda “unisex“, tipica della nostra epoca, ci si rifiuta di porsi questi problemi e di prevederne le conseguenze. Già si constata che la maggioranza dei “figli del divorzio” presentano disturbi dell’identità in quanto dubitano di sé, e che i figli adottati da una coppia presentano disturbi della filiazione. Vogliamo aggiungere le patologie identitarie e di origine che avranno i figli allevati da coppie che sono la negazione della differenza sessuale? Noi stiamo perdendo il senso delle cose, per favorire una sorta di delirante desiderio di diventare genitori attuando una specie di ratto dei figli, da parte di persone che non possono generarli né dare a loro ciò di cui hanno psicologicamente bisogno. In un contesto omosessuale, il desiderio dei figli non mira tanto ad assicurarsi una discendenza familiare quanto a valorizzarsi narcisisticamente. L’imperiosa richiesta omosessuale di ottenere un figlio, esprime un desiderio di dominio da parte di un sesso unico autosufficiente e onnipotente, desiderio quale il figlio viene caricato affettivamente. L’idea sostenuta dalle associazioni omosessaulistiche, che un figlio possa essere concepito come nelle fiabe, è delirante, è un desiderio che sta al centro dell’infantilismo sessuale e della patologia psichica. In altre parole, la questione non sta nel sapere se il figlio verrà “amato”, bensì nel sapere in quale struttura relazionale egli verrà inserito. Il clima affettivo nel quale egli verrà allevato non è il solo criterio di valutazione. Bisogna anche domandarsi in quale tipo di legame affettivo si va a costringerlo a identificarsi. Il figlio ha bisogno di vivere nella coerenza di una coppia formata da un uomo e una donna, che associa al meglio i significati della differenza sessuale dei genitori è indispensabile, affinché il bambino possa differenziarsi soggettivamente e socialmente. Egli riceverà così gli apporti psicologici maschili e femminili, che gli sono indispensabili per svegliarsi , sviluppare la propria sessualità e affermate la propria identità. Procurare al bambino due padri o due madri, significa dargli un grave handicap per il suo futuro rapporto con l’altro sesso nella vita sociale. Tutti sanno che questa situazione è risultato di una manipolazione e che rimane inautentica. Il bambino sarà in presenza di due adulti dello stesso che, qualunque cosa essi dicano, rifiutano l’altro sesso, il che impedisce psicologicamente l’accesso alla simbolica genitoriale. Il figlio può realmente accettare e interiorizzare la propria identità sessuale solo nel rapporto con quell’uomo che è suo padre, e con quella donna che è sua madre. Fino a quando si è bambini, i problemi rimangono relativamente occulti. Ma quando si diventa adulti, i soggetti incontreranno gravi difficoltà, soprattutto quando dovranno prepararsi a fondare una famiglia. Questo è uno dei principali problemi dimostrati dalle persone che hanno vissuto in un contesto omosessuale. Manca a loro una dimensione del reale che ne limita la maturazione. Manca a loto un’autentica immagine – guida di ciò che è una coppia e una famiglia, affinché possano porsi positivamente in questa prospettiva. Mancherà sempre a questi bambini una parte della verità che è alla base delle relazioni umane e del legame sociale. Don Marcello Stanzione |
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