Jean Guitton e gli Angeli |
Jean Guitton , nato a Saint-Etienne (Loire) nel 1901 e morto a Parigi il 21 marzo 1999, allievo di Brunschvicg e di Bergson, è stata una delle figure più rappresentative del pensiero cattolico del ventesimo secolo. Dopo la tesi su “Le Temps et l’Eternité chez Plotin et Saint Augustin” (1933) con la quale si laureò in filosofia all’Ecole normale supèrieure, pubblicò una serie di opere tutte rivolte allo studio dei rapporti tra cattolicesimo e pensiero moderno. Professore dal 1948 al 1954 all’Università di Digione, nel 1955 fu chiamato alla cattedra di filosofia e di storia della filosofia alla Sorbona. L’anno precedente gli era stato assegnato il “Grand Prix de la littérature de l’Académie Francaise” per la sua opera letteraria e filosofica. Nel 1961 è eletto accademico di Francia. Dopo il 1959 Guitton scrive varie opere che, da L’Eglise et L’evangile (1959) a L’englise e t le Concile e Le Christ écartelé (1963), preparono e spiegano il Concilio Ecumenico Vaticano II. Fu il solo laico chiamato da Giovanni XXIII ... ... ad assistere alla prima sessione del Concilio (1962); partecipò poi come uditore laico alle altre sessioni (1963). Dalle mani di Paolo VI ricevette l’8 dicembre 1965, alla chiusura del Concilio, il messaggio agli intellettuali. Nei suoi scritti il filosofo sottolineò la problematica di una fede cattolica che non riguardasse solo l’intelligenza e la volontà, ma si estendeva a tutto il nostro essere. La vera filosofia per lui non deve escludere la presenza di Dio nel mondo e nello spirito, il senso del mistero, la realtà al di là delle apparenze e la ricerca del mistero ultimo. Riguardo agli angeli così scriveva sul quotidiano della Santa Sede: “Esistono davvero gli Angeli? Ho sempre in mente quello che rispondeva Etienne Souriau, uno degli spiriti più liberi, professore di estetica alla Sorbona: “ Mettere tra parentesi il problema dell’esistenza. Mi limito al suo significato. Ritengo che siamo attorniati dagli Angeli, latori della bellezza. Vi è un Angelo per ogni nazione, per ogni provincia, per ogni uomo: l’Angelo Custode”. Egli mi consigliava di ricordarmi delle persone incontrate per caso, in treno o in aereo, che avevano pronunciato qualche parola ed erano scomparse. Non le si ritrova mai. Ma, dopo una semplice parola, la nostra vita è modificata profondamente. L’Angelo è anzitutto quel visitatore che vi annuncia una felicità improbabile. Sono numerosi i poeti che hanno cantato gli Angeli: Vigny, Lamartine, Mallarmé stesso, e Valéry che Degas chiamava l’Angelo perché era, come Novalis, distratto e iperlucido. Vado al di là di questi simboli. Credo agli Angeli, alla loro autentica esistenza. Talvolta ho creduto di indovinare, al di sopra o piuttosto accanto a me, un Essere impalpabile e segreto, che scarta l’ostacolo, che mi ispira, mi protegge e mi guida. Che talora, un dito sulle labbra, mi porta un messaggio con il quale bisogna consentire. Trova che la scena dell’Annunciazione, in cui Gabriele comunica con la Vergine per chiederle di dire soltanto “sì”, si riproduce spesso nel corso delle nostre vite umane. Nell’agonia di Gesù, quando egli è abbandonato, l’Angelo compie, verso di lui, il suo ufficio di consolatore. E suppongo che il Cristo crocifisso fosse invisibilmente attorniato, aiutato e consolato da questi annunciatori di gioia. Mi sono chiesto come un artista, in pittura e in scultura, debba rappresentare questi Invisibili. Non è facile. Il Beato Angelico, che ha dipinto gli Angeli musici, ha avuto soltanto pallidi imitatori. Gustave Moreau è forse, ai nostri tempi, il migliore evocatore di Angeli. L’Angelo è androgino, composto di dolcezza e di vigore. Le sue ali sono come dei polmoni esterni. I suoi capelli, dei raggi di sole. Il viso è la luce pura. Non ha le membra. E’ una fiamma. Si può pensare che lo scultore possa qui superare il pittore. Sulla porta della cattedrale, l’Angelo fa sorridere anche la pietra. Il sorriso è segno dello spirito su un volto. L’Angelo sa. L’Angelo tace. Non si rivela che attraverso il sorriso”. ( Da L’Osservatore Romano del 21-22 marzo 1983). Nel libro di interviste intitolato “ Un secolo di vita del 1988” riguardo agli spiriti celesti così rispondeva: “Jean Guitton, da bambino credeva agli angeli? No, ma dopo tanti anni di riflessione, ora che sto arrivando al termine della mia vita, credo nella loro esistenza. Quando ero piccolo mi si diceva che avevo un angelo custode, ma io non ci credevo perché ragionavo molto e gli angeli non li avevo mai visti. Una loro immagine dipinta non mi interessava, perché mi sembrava frutto dell’immaginazione degli uomini. Ma, oggi, è diverso. Credo che l’affermazione della Chiesa cattolica sull’esistenza dei cherubini, dei serafini, dei troni e delle dominazioni corrisponda a qualcosa di reale. Perché? E’ difficile spiegarle in un minuto perché, alla mia età, io credo agli angeli mentre quando avevo dieci anni, no. Penso che la Rivelazione comunichi delle verità, e nella storia di Mosè, di Abramo, di Giosuè, di Isaia, di Geremia e nella Bibbia si fa spesso riferimento a quegli esseri. Gesù, durante l’agonia, è stato sorretto da uno di loro. Quando ero bambino credevo che fossero una fantasia, ma poi, avendo studiato a fondo la Rivelazione, penso che Dio abbia svelato la loro esistenza già nell’Antico e nel Nuovo Testamento. E’ per questo che adesso lei è convinto che esistano? Sì, ne sono convinto, ma la mia devozione non si incentra sugli angeli. Si rivolge soprattutto alla Vergine Maria e ai santi che ho molto amato, come san Francesco di Sales, san Francesco d’Assisi, don Bosco. Sono loro i miei veri angeli”. Guitton con la sua opera filosofica si pose tra gli studiosi di maggior rilievo che hanno approfondito in modo acuto e pertinente il rapporto tra cattolicesimo e cultura contemporanea in tutte le sue sfaccettature. Impegnato nella più alta problematica teologica, egli espresse la fede in un modo adulto, parlando in un modo credibile all’uomo contemporaneo. Don Marcello Stanzione |
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