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Le Monache Visitandine e la devozione agli Angeli PDF Stampa E-mail

Le Monache Visitandine e la devozione agli AngeliLe Visitandine o Ordine religioso della Visitazione (Ordo de Visitatione Beatae Mariae Virginis) sono un ordine femminile cattolico, fondato nel 1610 ad Annecy dal vescovo san Francesco di Sales e da santa Giovanna Francesca Francois Frémiot de Chantal e approvato dal papa nel 1618. L’Ordine, che unisce vita contemplativa e attiva (con compiti soprattutto educativi) , crebbe e si sviluppò dapprima in Savoia e in Francia, dove curò la diffusione della devozione al Sacro Cuore di Gesù, nella forma e secondo le intenzioni di santa margherita Maria Alacoque, monaca e mistica dell’Ordine della Visitazione. Dopo la rivoluzione francese – durante la quale ebbe a subire gravissime perdite – l’Ordine conobbe una nuova fioritura che lo portò a stabilire la sua presenza in molti paesi del mondo. I monasteri dell’Ordine sono autonomi ma dal 1951 sono raccolti in federazione. Secondo l’annuario statistico della Chiesa Cattolica del 2010 l’Ordine contava alla fine del 2008  ben 2073 membri ... 

...  tra monache e novizie.  Gli Angeli nella loro efficace azione di custodi e intercessori presso Dio sono molto venerati nell’ ordine della  Visitazione. La devozione a questi beati Spiriti Celesti è stata alimentata dagli stessi esempi offerti dalla vita del Fondatore. Nell’Anno Santo si legge: “San Francesco di Sales aveva grande devozione al suo Angelo custode, e non solamente all’Angelo suo, ma anche a quello dei suoi amici e degli eretici suoi nemici. Quando disputava von gli eretici, silenziosamente esorcizzava il demonio che li possedeva e invocava i loro Angeli custodi.

Quando si allontanava dalla Diocesi ne affidava in modo speciale la cura all’Angelo tutelare, e non mancava mai di salutare quelli dei regni, delle province e delle parrocchie dove entrava. Invocava spesso in confessionale l’Angelo custode dei penitenti. Anche nei suoi scritti si vede abbastanza come raccomandasse ai suoi diretti la devozione verso il loro Angelo”. “Durante il suo breve soggiorno a Ginevra nel 1597 S. Francesco di Sales fu alloggiato all’albergo “L’écu de France” dove incontrò la futura prima toriera della Visitazione, Anna Giacomina Coste, che serviva in quella casa e conservava la purità della fede in mezzo alla corruzione di Babilonia. Francesco le diede la S. Comunione, facendo servire da chierichetto il suo Angelo custode. D’allora in poi i due Angeli tutelari di quelle grandi anime ebbero intelligenze e comunicazioni particolarissime tra di essi pere la direzione dei loro protetti; tanto che S. Francesco di Sales giunse perfino a chiamare quella religiosa: “la favorita del mio buon Angelo”.

Devotissima degli Angeli è la giovane Suor Maria Elisabetta Ginguene del Monastero di Rennes. Originaria di una nobilissima famiglia della Bretagna, vuole essere ricevuta come Suora conversa, dichiarando alla Superiora che ella non ha altra pretesa se non di nascondersi in un chiostro per vivervi e consumarvi tutto il suo essere al servizio di Dio. Sin dall’inizio della sua vita religiosa essa fa il proposito di conversare in spirito tutti i giorni con gli Angeli ed è solita dividere il suo anno in novene in modo che ogni giorno sia in comunicazione con un Coro di quegli Spiriti beati. Ella ne parla così altamente che, richiesta dalla sua Superiora dove imparasse tutte quelle cose, risponde semplicemente: “ E’ il mio buon Angelo che me le insegna”. La cara Sorella dice che, “dopo il SS. Sacramento, prova tutta la sua consolazione nel pensare ai santi Angeli, da cui impara ad osservare bene il Direttorio e la Regola”.

La vita di S. Margherita Maria Alacoque è tutta tessuto di grazie e di favori soprannaturali che Dio le concede per sostenerla nelle dolorose sue prove interne ed esterne, o per premiare la sua fedeltà. Nell’autobiografia, scritta per obbedienza, si legge: “Trovandomi immersa in una grandissima afflizione, Nostro Signore, per consolarmi, mi disse: “Non ti affliggere, figlia mia, voglio darti un custode fedele che ti accompagnerà dappertutto, e ti assisterà in ogni tuo bisogno; così il tuo nemico non potrà mai prevalere contro di te, e tutti i falli, che per sua suggestione potrai commettere, torneranno a sua confusione. Queste parole rinvigorirono il mio spirito, che mi pareva di non aver più nulla a temere.

Quel custode fedele dell’anima mia m’assisteva sempre con intenso affetto, e mi liberava da tutte le pene. Non godevo però della sua presenza sensibile, se non quando il Signore mi nascondeva la sua, immergendomi nei dolori della santità di giustizia. Allora l’angelo mi consolava con i suoi trattenimenti familiari.

La prima volta che o vidi mi disse: “Voglio che sappiate chi io sono, affinché conosciate quanto vi ami il vostro Sposo. Sono uno di quei beati Spiriti che, per essere più vicini al trono della divina Maestà, partecipano più d’ogni altro agli ardori del Sacro Cuore di Gesù. E’ mia intenzione comunicarvi questi ardori, almeno per quanto sarete capace di riceverli”. Coi Serafini. Eccelse ed intime le relazioni di S. Margherita Maria con il coro degli Spiriti beati; inneggiati all’Amore, l’invitano a cantare insieme le lodi al Cuore di Dio.

Le dicono di essere destinati ad onorare Gesù nel SS. Sacramento e chiedono se voglia unirsi con Loro. “Essi – dice la Santa – mi avrebbero aiutata con ogni loro potere e avrebbero supplito alla mia impotenza di rendergli quegli omaggi d’amore che desideravano da me, mentre in cambio io avrei supplito alla impotenza che essi avevano di soffrire; così avremmo stretto in un sol nodo l’amore che soffre e l’amore che gioisce. Mi dissero anche d’essere venuti per unirsi con me, nel rendere al Divin Cuore un omaggio perpetuo d’amore, di adorazione e di lode e che a tal fine avrebbero tenute le mie veci davanti al Santissimo Sacramento, in modo che senza interruzione alcuna io avrei potuto amarlo per mezzo loro.

Sull’istante scrissero quest’alleanza dentro al Sacro Cuore di Gesù Cristo in lettere d’oro e coi caratteri dell’amore e me li fecero vedere”. Testimone di questa scena di paradiso è il cortiletto attiguo al coro nel Monastero di Paray-leMonial. Una tal grazia dura due o tre ore; ma la fortunata Sorella ha il cuore pervaso da una soavità che non l’abbandona più per tutta la vita. I Serafini sono diventati suoi protettori e lei pregando, li chiamerà “miei divini compagni”.

Grande ma pratica la devozione della Madre Maria Teresa Razzini, defunta il 6 gennaio 1940, che riguardo  al suo Angelo custode così scriveva: “In tutte le nostre necessità non bisogna mai dimenticare che abbiamo un Angelo custode molto bravo, il quale s’intende di tutto”. Così essa sovente e non solo ne rispetta con viva fede la presenza, ma con ingenua fiducia mette a parte questo suo Amico celeste, di tutti i particolari, anche più minuti, della sua vita. Nelle difficoltà, nelle pene incoraggia a confidarsi con l’Angelo custode, a farsi aiutare da Lui. “Talvolta, ricordano le sue figlie, per la correzione delle nostre mancanze diceva: “Oh, che brutta cosa fare così in presenza dell’Angelo custode! Altre volte per farci animo e renderci coraggiose, con accenti di sicurezza ravvivava la nostra fede: “E non hai il tuo Angelo custode?”. Per ben prepararsi alla recita dell’Ufficio in coro, suggerisce alle sorelle di chiamare con loro tutti gli Angeli, perché “E’ proprio degli Spiriti celesti – dice – aiutare le vergini a lodare Iddio con fervore”.

Ma soprattutto insiste maternamente perché esse si studino d’imitare gli Angeli – rivela – stanno sempre dinanzi al trono di Dio con le ali spiegate, pronti a volare dovunque, al minimo cenno del Divin Beneplacito e noi saremo veramente anime angeliche, quando ogni nostro volere e non volere sarà perduto nella volontà di Dio”. In conclusione quando si visita uno degli attuali 137 monasteri della Visitazione si trovano sempre numerose statue che raffigurano gli spiriti celesti.

Don Marcello Stanzione

 
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