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Domenica di Pasqua - E' l'amore che fa credere PDF Print E-mail
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Domenica di Pasqua - E' l'amore che fa credereIl racconto di questa Buona Novella della Resurrezione del Cristo, la sola vera notizia importante nella storia dell’umanità, viene offerta con una  estrema modestia. Non solo non vi è alcuna descrizione dell’evento - resurrezione (nessun Vangelo lo fa) ... ma qui non abbiamo assolutamente nulla di soprannaturale : nessuna apparizione di Angelo, né apparizione di Gesù. E pertanto ci è detto, alla fine del racconto che Giovanni “vide e credette”. Se ci atteniamo a questa pagina di San Giovanni, noi notiamo che la fede nella resurrezione non è nata da un’allucinazione, come talvolta si è detto. No ! Della gente molto terra terra, gente concreta come noi, si sono trovati davanti a dei fatti ... dei fatti costringenti. Maria Maddalena, per esempio, è la prima a scoprire il segno del sepolcro vuoto, non ne conclude affatto alla resurrezione. La sua sola ipotesi è : “Hanno prelevato il corpo”. Lungi dal credere, lungi dall’essere allucinata, ella si mette a “correre” tutta spaventata, per avvisare ...

...  i responsabili della comunità “che si è asportato il corpo dal sepolcro”. Ah, questo sepolcro vuoto !

Voi direte, senza dubbio, che non è una prova. Ed è ben evidente. Pertanto quel famoso sepolcro vuoto, di cui si parla sette volte in questa sola pagina, è un oggetto ben costringente, col quale ci si scontra ... al quale non ci si attendeva.

Pietro, sembra, anche lui, non trarne del tutto la conclusione che Gesù è risuscitato. Luca, raccontando la stessa scena, dice esplicitamente che Pietro fece la constatazione del sepolcro vuoto e se ne andò perplesso, senza comprendere (Lc.24,12).

Giovanni, più perspicace, “vede ... e crede ...”. Che cosa ha dunque visto ? Egli ha visto la stessa cosa di Pietro e di Maria Maddalena. Ma questi non hanno saputo interpretare. Occorrono gli occhi del cuore per credere ... occorrono gli occhi dell’amore.

Si comprende, subito, perché Giovanni insiste tanto su questo dettaglio : per qualificare se stesso, egli si chiama “il discepolo che Gesù amava”. Non è forse a causa di questo amore che unisce Gesù e Giovanni che questi è sempre il primo a riconoscere il suo amico ? Sulla riva del lago di Galilea, sarà ancora “il discepolo che Gesù amava” che prima di Pietro riconoscerà Gesù (Gv.21,7).

Più che il sepolcro vuoto, d’altronde, è, sembra, la disposizione dei lenzuoli ben piegati, e non già in disordine, che è stato il segno che scatena la fede di Giovanni. Egli ne ha concluso, fin da allora, che Gesù non era stato prelevato da dei rapitori, secondo l’ipotesi di Maria Maddalena. Ma, ancora una volta, questi segni non hanno detto niente a Pietro, pur essendo il primo ad entrare in quel sepolcro aperto, vuoto ed in perfetto stato d’ordine.

Nessun segno è capace di dare la fede. Nessun segno è assolutamente costringente. Bisogna superare il vedere per credere. A colui che non è innamorato, il fascio di fiori può non dire nulla. Anche noi non vediamo mai, in senso stretto, l’amore di quelli che ci amano. Noi non ne abbiamo che i segni, che ci portano a credere. Ma sono dei segni ambigui e fragili, che non svelano il loro significato che a quelli che sanno decifrarli. “Che ha voluto dirmi ? Come comprendere questo gesto ?”. E’ che c’è dell’emozione in ogni incontro umano. Noi tutti abbiamo fatto, un giorno o l’altro, l’esperienza crudele di avere fatto un segno che non è stato compreso, che è stato mal interpretato ... Occorre infinito amore tra due esseri perché i messaggi scambiati siano percepiti in tutto il loro significato.

E’ abbastanza normale, in fondo, che il sepolcro vuoto ed i lenzuoli ben riposti non siano stati percepiti nel loro significato che da colui che era amato ed amava di più.
Se i fatti non bastano a dare la fede, si può anche dire che l’amore non basta ad interpretare i fatti. Vi è un piccolo “più” ... un imponderabile come si dice talvolta, che viene ad aggiungersi a questi fatti visibili. I segni non sono veramente compresi da Giovanni che quando si lascia guidare dallo Spirito Santo che ha ispirato la Scrittura, secondo ogni tradizione ebraica e cristiana. Davanti alle constatazioni che fa, Giovanni sente risalire alla sua memoria dei passi della Sacra Scrittura che Gesù aveva certamente loro citati quando annunciava la sua resurrezione : Osea 6,2 ; Salmo 2, 7 ; Giona 2,1, ecc.

Così la ragazza che riceve un gioiello all’età dei suoi vent’anni, è ben certa che ne comprenderebbe il senso se, fin dalla sua più tenera infanzia, lei non ne aveva vissuto una tradizione offrendo dei fiori, dando dei regali, essendo circondata d’amore ... immagazzinando molteplici gesti d’amore inscritti nella sua memoria ? E che, subito, vengono ad illuminare il segno unico che riceve quel giorno e che sta per cambiare la sua vita, se è ben interpretato.

In questa domenica di Pasqua, se noi prendiamo la decisione di trattenere la fiamma della nostra fede e del nostro amore per essere attenti ai segni che Dio ci fa.

Don Marcello Stanzione

 
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