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Gregorio Magno e il Purgatorio PDF Print E-mail
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Gregorio Magno e il PurgatorioAi primi giorni di settembre il calendario dei santi presenta un grande papa del Medioevo: San Gregorio Magno. Divenne Papa nel 589 succedendo a Pelagio, in un periodo di gravi cataclismi che sconvolsero Roma. La Città Eterna era l’ombra dell’antica grandezza, Roma e le zone vicine erano sottoposte alle frequenti incursioni dei guerrieri longobardi che devastavano le campagne, depredavano e sottoponevano gli abitanti a feroci rappresaglie e toccò al Papa Gregorio evitare a Roma l’umiliazione di un ennesimo saccheggio comprando la pace dal re Agilulfo per 500 libbra d’oro. Gregorio era nato attorno 540 ed apparteneva ad un’ illustre famiglia romana che da secoli aveva ricoperto cariche sia civili che ecclesiastiche. Costituì una Comunità monastica attorno al 578, dopo aver tenuto per diversi anni una carica civile. A questo scopo adattò una delle ville di proprietà dei genitori e donò alla Chiesa Romana le proprietà di famiglia in Sicilia e i suoi poderi attorno a Tivoli. ... 

...  Non cessò tuttavia l’attività diplomatica, in quanto venne inviato nel 579 a Costantinopoli come ambasciatore per chiedere all’Imperatore aiuti a favore dell’Italia, Gregorio divenne Papa, sembra, contro la sua volontà. E’ certo il conflitto tra l’ascetismo a cui spontaneamente tendeva, e la responsabilità di una carica gravosissima “nel mondo” fu in lui autentico. Solo in seguito risolse la contraddizione compiendo una scelta attiva in un momento drammatico per la cristianità. A coloro che portavano fino in fondo la loro determinazione di auto isolamento, indirizzò parole rispettose ma fredde: “ vi sono alcuni che dotati di grandi doni divini bruciando nel loro ardore della contemplazione, non amano aiutare il prossimo con predicazioni; preferiscono la quiete dei luoghi appartati, cercano la solitudine per meditare” .

Al contrario, Gregorio si impegnò a fondo nell’evangelizzazione, favorendo prima di tutto la missione in Britannia ed auspicando la conversione dei Visigoti spagnoli al cattolicesimo. Alla sua attività di pastore e di riformatore della Chiesa si collegano sia il Corpus di sermoni che redasse per il popolo e sia i Dialoghi, un libro diretto al popolo che sfrutta abilmente forme narrative care ai fedeli più semplici e più attratti dalle narrazioni appassionanti e dai grandi gesti dei martiri e dei monaci in difesa della Chiesa.

 Il B. Pietro Faber è anche convinto che se San Gregorio M. non avesse parlato con tanta eloquenza del Purgatorio, la devozione verso le povere anime del Purgatorio non avrebbe certamente mai raggiunto una sviluppo, quale essa ebbe nel corso dei secoli. Per questo ogni volta che ebbe occasione di parlare della devozione alle povere anime egli non lasciò mai di raccomandare ai fedeli una grande devozione a San Gregorio M. “ Per quanto riguarda i molti racconti di miracoli e di apparizioni delle povere anime, da lui narrati nel suo libro dei Dialoghi, specialmente nel IV libro, si è molte volte rimproverato a San Gregorio di aver lasciato, parecchio da desiderare circa una sana critica e di avere favorito la mania di miracoli propria del suo tempo”. Molto più prudente nel giudizio sui Dialoghi di San Gregorio scrive lo storico P.J.Barbel sarebbe giudicare in ogni caso osservando con più serietà l’odierna malafede e superstizione del proprio tempo.

L’apparizione più importante e certamente ricca di conseguenze molto positive narrata nel IV libro dei Dialoghi, è quella del defunto monaco Giusto morto nel monastero di Roma, di cui  superiore Gregorio, prima di essere eletto papa, Gregorio M. che alle volte potè sembrare duro con gli altri come era rigoroso con se stesso, era stato informato di una mancanza verso la regola dell’ordine da parte del monaco Giusto e lo punì, per destare in lui pentimento e riparazione, molto duramente alla sua morte e perfino dopo la morte ordinando per il povero monaco una speciale sepoltura.

A questo proposito il papa racconta più tardi : “ Passati 30 giorni dalla morte del monaco Giusto io provai, un sentimento di compassione verso il povero defunto confratello; io pensai con grande dolore alle sue pene nel Purgatorio e pensai a un modo di liberarlo da esse, lo chiamai quindi Prezioso, il priore nostro monastero, e pieno di dolore gli dissi: “ E’ da molto tempo ormai che il defunto confratello è tormentato nel Purgatorio; noi dovremmo offrirgli un’opera di carità, per quanto possiamo per liberarlo dalle sue pene. Perciò va, e offri per lui per 30 giorni consecutivi il santo sacrificio della Messa, in modo che non ci sia un giorno in cui non sia celebrata per lui la s. Messa”.

Prezioso fece come gli era stato comandato. Ora mentre noi stavamo pensando a altre cose e non avevamo contato i giorni, una volta di notte apparve il monaco Giusto in visione al suo fratello carnale Copioso. Quando questo lo vide gli chiese: “ Che cosa c’è fratello, come stai? (come la va con te)” Quello, rispose:” Finora mi andò molto male, ma adesso, sto bene; perché oggi io fui accolto nella Comunione dei Santi in Cielo”. Subito fratello Copioso raccontò la cosa ai suoi confratelli nel monastero.

Allora essi contarono attentamente i giorni ed ecco che era precisamente il trentesimo giorno in cui era stata celebrata la S. Messa per lui. Mentre Copioso non sapeva nulla della cosa e i confratelli non sapevano della visione di Copioso, questi seppe ciò che i confratelli avevano fatto e ciò che egli aveva visto lo conobbero i confratelli. La visione e il sacrificio concordavano, era quindi evidente che il defunto monaco Giusto era stato liberato dalle pene del Purgatorio attraverso le celebrazioni del S. Sacrificio. A questo racconto di San Gregorio Magno.

Quindi il pio uso delle cosiddette “Messe gregoriane”: per trenta giorni consecutivi vengono celebrate trenta SS. Messe per un defunto nella fiduciosa speranza, che il defunto in questo modo possa ottenere la gloria beata in Paradiso. In seguito nel medesimo capitolo S. Gregorio racconta anche di un defunto che era apparso a un sacerdote e lo aveva pregato di aiutarlo:” Il sacerdote fece per una settimana penitenza con grande pianto a favore del defunto e celebrò per lui il S. Sacrificio e poi non lo trovò più nel luogo dove lo aveva visto prima per parecchi giorni.”.

E’ chiaro quindi quanto giovi alle povere anime l’offerta del santo Sacrificio della Messa, poiché le anime dei defunti lo chiedono ai vivi e fanno capire che attraverso il Sacrificio Eucaristico hanno potuto avere la liberazione dalle loro pene. Nel cap. 39 dei Dialoghi, dove San Gregorio prova con argomenti scritturistici l’esistenza di un Purgatorio dopo la morte, egli fa ancora questa memorabile osservazione: “ Questo si deve sapere che, là nel Purgatorio nessuno può ottenere nemmeno la remissione dei più piccoli peccati veniali, se qui sulla terra non lo ha prima meritato con le opere buone! Nessuno riceve, se prima non ha dato!”.

Don Marcello Stanzione

 
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