Plinio Correira de Oliveira e San Michele Arcangelo |
Alla settima edizione del meeting sugli angeli che si terrà a Campagna (SA) in provincia di Salerno il 1 e 2 giugno 2011, il dottor Julio Loredo terrà un’attesissima conferenza sugli angeli nel pensiero del filosofo brasiliano Plinio Correa de Oliveira che nasce a San Paolo del Brasile, il 13 dicembre 1908, da due illustri famiglie. Dopo i primi anni di formazione sotto lo sguardo premuroso dei suoi genitori e la sicura guida d’una istitutrice bavarese, egli entra nel Collegio San Luigi, dei padri gesuiti. Posto di fronte al contrasto fra l’ambiente cattolico e tradizionale del focolare materno, con il quale sente naturale affinità, e i tratti di sregolatezza morale, volgarità e frenesia presenti nella vita degli anni ’20, il giovane Plinio prende la precoce decisione di consacrare interamente la propria vita alla difesa della Chiesa e alla restaurazione della civiltà cristiana. Questo impegno si concretizza nel 1928 col suo ingresso nelle Congregazioni Mariane, Inizia allora l’epopea della sua vita pubblica. ... ... Affascinante oratore ed uomo d’azione, Plinio Correa de Oliveira diventa l’esponente più in vista del Movimento cattolico brasiliano. Nel 1929 fonda l’Azione Universitaria Cattolica, che si estende a molte scuole superiori. Nel 1932 promuove la formazione della Lega Elettorale Cattolica. Nell’anno seguente viene da essa eletto deputato all’Assemblea Federale Costituente. E’ il più giovane e il più votato del Paese. Plinio Correa de Oliveira si afferma allora come il leader più influente del gruppo parlamentare cattolico. In quell’assise costituzionale, il gruppo cattolico ottiene l’approvazione integrale del suo Programma. Nell’insospettabile testimonianza dell’ex ministro della Giustizia e presidente della Corte Suprema, Paulo Brossard, “la LEC fu l’organizzazione extra-politica che nella storia del Brasile ha esercitato la maggiore influenza politica”. Questa felice incursione dei cattolici in politica condotta da Plinio Correa de Oliveria, ha molteplici e profonde conseguenze. Anzitutto, serve di decisivo freno alla montante minaccia social-comunista, che non pochi consideravano ineluttabile, visto lo “spirito dei tempi”. Osvaldo Aranha, titolare dal 1930 al 1940 di diversi portafogli e presidente, nel 1947, dell’Assemblea Generale dell’ONU, giunse a dire: “Se i cattolici non si fossero uniti per intervenire nelle elezioni del 1933, il Brasile sarebbe oggi definitivamente deviato a sinistra”. Inoltre, lo spuntare di un robusto movimento cattolico induce una notevole diminuizione del tonus laicista ne la vita pubblica brasiliana. L’elezione di tanti deputati della LEC e il loro successo parlamentare è una dimostrazione dell’immensa forza politica dei cattolici. Una forza che, nell’intento di Plinio Correa de Oliveira, avrebbe reso possibile la piena restaurazione della civiltà cristiana. Scaduto il suo mandato parlamentare, Plinio Correa de Oliveira assume la cattedra di Storia della civiltà nell’Università di San Paolo e, più tardi, di Storia Moderna e Contemporanea nella Pontificia Università Cattolica di San Paolo. Nel 1933, dirige il giornale “O Legionario”, trasformandolo nel maggiore settimanale cattolico del Paese. Intorno al periodico raduna una dinamica corrente informalmente conosciuta come “Gruppo del Legionario”, che dà l’impulso all’insieme del Movimento cattolico. In America e anche in Europa si comincia a parlare di Plinio Correa de Oliveira come di una presenza per la civiltà cristiana. Nel momento in cui il nazifascismo è una moda davanti alla quale tanti vacillano, Plinio Correa de Oliveira mantiene il “Legionario” su posizioni cattolico-tradizionaliste, radicalmente contrarie al nazismo e al fascismo. Quando gli stessi oppositori del nazismo considerano questo come un avversario , Plinio Correa de Oliveira denuncia la comune radice dottrinale dei due movimenti, di stampo gnostico, egualitario e socialista. Nel 1942, Plinio Correa de Oliveira è il principale oratore nel IV Congresso Eucaristico Nazionale, e porta, a nome dell’Episcopato brasiliano il saluto ufficiale al rappresentante del Presidente della Repubblica. La folla, calcolata in oltre mezzo milione di persone, acclama entusiasta il suo nome. La sua fame è all’apice. Intanto, spunta all’orizzonte una nuova realtà: l’Azione Cattolica. Voluta da Pio XI per agevolare la partecipazione dei laici all’apostolato gerarchico della Chiesa, l’Azione Cattolica si espande rapidamente in Europa ed in America. Nominato presidente della Giunta Arcidiocesana dell’Azione Cattolica di San Paolo, nel 1040, Plinio Correa de Oliveira subito nota, in certi settori di questo movimento, una copiscua influenza delle correnti cattolico-democratica e neomodernista, condannate da precedenti Pontefici. Fuorviati da pensatori come martin e Mounier, e da teologi come Chenus Lubac, attivisti di orientamento progressista s’infiltrano in alcune organizzazioni dell’Azione Cattolica, diventando strumenti per la diffusione dei loro errori. Per fermare quest’infiltrazione nel laicato cattolico, nel 1943 Plinio Correa de Oliveira scrive il suo primo libro “In difesa dell’Azione cattolica”. L’autore vi denuncia l’esistenza di un movimento tendente a sminuire gradualmente il principio di autorità nella Chiesa. Nel campo sociale, questo movimento si caratterizza per il rifiuto delle giuste e armoniche disuguaglianze sociali e per l’incoraggiamento alla lotta di classe. Il prologo è scritto dall’allora Nunzio apostolico in Brasile. Venti vescovi applaudono l’opera. Il Provinciale gesuita la appoggia. Nonostante questi autorevoli sostegni, ai quali si aggiunge, nel 1949, una fervida lettera di approvazione all’autore, scritta a nome di Pio XII da mons. Giovanbattista Montini, sostituto alla Segreteria di Stato della Santa Sede e futuro papa Paolo VI, è addirittura dall’ambiente cattolico che provengono le opposizioni più dure alle tesi esposte nel libro. Una terribile bufera di calunnie si abbatte allora sul Gruppo del Legionario. Il numero di parrocchie che diffondono il periodico cala. Plinio Correa de Oliveira, finora oratore molto in voga, non viene più invitato. Nel 1945, perde la carica di presidente dell’Azione Cattolica di San Paolo. Alla fine, il suo principale mezzo di propaganda, il Legionario, è sottratto alla sua direzione. Benché le apparenze possano indurre a trarre una conclusione in senso contrario, l’obbiettivo del libro è pero pienamente raggiunto: il progressismo p definitivamente smascherato in Brasile e non potrà più camuffarsi da fede. L’ostracismo dura tre anni. Nel 1951, Plinio Correa de Oliveira fonda il mensile di cultura “Catololicismo”, del quale sarà rettore fino alla morte. Intorno al periodico raduna una corrente d’opinione che presto diventa un polo del pensiero nazionale. Nasce il “Gruppo del Catlolicismo”, nel quale trovano naturale indirizzo coloro che, discordano dal corso sempre più rivoluzionario degli avvenimenti, vogliono opporre a questo un’energica reazione. Lo stendardo della restaurazione cristiana di nuovo sventola con fierezza. Rinvigorito dalle polemiche dottrinali col progressismo, sia politico che religioso, Catolicismo affonda le radici in tutto il territorio nazionale. I convegni del movimento si moltiplicano, fino a radunare centinaia di partecipanti. Ha inizio allora l’espansione internazionale. Lunghi soggiorni in Europa offrono a Plinio Correa de Oliveira l’occasione di contattare le correnti tradizionaliste europee, creando legami di amicizia e collaborazione che tuttora persistono. In diversi Paesi dell’America Latina, germogliano nuclei di simpatizzanti. Allo scopo di dare una maggiore solidità dottrinale a questa crescente schiera di discepoli, Plinio Correa de Oliveira scrive, nel 1959, il suo capolavoro “Rivoluzione e Contro Rivoluzione”. Un anno dopo nasce la Società Brasiliana per la difesa della tradizione, famiglia e proprietà- TFP. Ispiratesi al pensiero e all’esempio di vita di Plinio Correa de Oliveira, fioriscono altre TFP e associazioni autonome sui cinque continenti. Plinio Correa de Oliveira è ormai, a livello mondiale, maestro del pensiero controrivoluzionario. A differenza di tanti altri intellettuali, egli non rimane confinato nell’ambito dello studio, ma si fa apostolo delle sue idee. L’uomo coerente che vuole impersonarle, proponendone l’attuazione con tutti i mezzi a sua portata. Ormai identifica con la storia delle TFP, la vita di Plinio Correa de Oliveira si svolge in continuo contrasto con gli errori rivoluzionari. I suoi interventi negli avvenimenti brasiliani ed internazionali sono numerosi e significativi. Ne sottolineiamo due: In Francia, nel 1981, Francois Mitterrand è eletto presidente. Il suo “socialismo autogestionario”, accolto con giubilo dai progressisti di ogni sfumatura, è subito mandato alla ribalta dai mass media in una sorta di primavera propagandistica mondiale: sarebbe la via d’uscita dalla crisi del cosidetto: “socialismo reale”, ormai moribondo. Per sbarrare il passo a questo pericolo, Plinio Correa de Oliveira scrive il manifesto “Il socialismo autogestionario di fronte al comunismo: barrire o testa di ponte?”. Pubblicato su 155 giornali di 55 nazioni, con tiratura complessiva di 33.500.000 copie, questo manifesto costituisce uno dei fattori, forse fra i maggiori, che avviano al declino il socialismo autogestionario, come affermano opinionisti e storici. Nel 1990, Plinio Correa de Oliveira lancia la TFP brasiliana nella campagna Pro Lituania libera, ricevendo immediatamente l’adesione delle altre TFP. In tre mesi si raccolgono 5.212.580 firme in sostegno all’indipendenza della Lituania. Il Guiness dei Primati la registra come maggiore sottoscrizione della storia. Gli opinionisti la ritengono come uno dei fattori che ebbero una decisive influenza nel processo di liberazione dei Paesi baltici dal giogo sovietico, con la conseguente rovina dell’URSS. Questa intensa attività, tuttavia, non ci deve far dimenticare la profondità dottrinale di Plinio Corre de Oliveira. Venti libri, più di 2.500 saggi ed articoli, più di ventimila conferenze ed interventi in commissioni di studio, riportate in oltre un milione di pagine, attestano la sorprendente prolificità di questo pensatore ed uomo d’azione brasiliano. L’ultimo libro di Plinio Corre de Oliveira è “Nobiltà ed élites tradizionali analoghe nelle allocuzioni di Pio XII” (1993). In quest’opera l’autore commenta le quattordici allocuzioni rivolte dal Pontefice al patriziato e alla nobiltà romana, contenenti un appello a preservare con cura, nei Paesi con tradizione nobiliare, le rispettive aristocrazie. Plinio Correa de Oliveira mette in rilievo l’importante compito che tocca alle élites, anche al giorno d’oggi, sottolineando il valore religioso e culturale delle tradizioni che incarnano, così come la loro ardua missione a sevizio del bene comune spirituale e temporale nel turbolento mondo di oggi. Plinio Correa de Oliveira muore a San Paolo del Brasile il 3 ottobre 1995, confortato dai sacramenti della Santa Chiesa e avendo ricevuto l’apostolica benedizione. Il suo corteo funebre è accompagnato da 5.000 persone giunte da ogni parte del mondo, compresa l’Italia per rendere l’ultimo omaggio al compianto maestro. Nel suo apostolato, Plinio Corrêa de Oliveira ha dovuto spesso contrastare quell’atteggiamento che oggi chiamiamo buonismo, che implica la rinuncia al carattere militante della Chiesa ed è alla radice di tanti cedimenti, sia in campo dottrinale che disciplinare. Perciò egli aveva un’attenzione particolare rivolta allo studio della missione militante di alcuni angeli e, in primis, di san Michele, che contrastò la ribellione di Lucifero con quel magnifico Quis ut Deus! che ancora echeggia nella storia.San Tommaso colloca san Michele come il primo dei Principati, visto che sono questi a condurre le battaglie. San Michele è il principale guerriero di Dio. Si potrebbe obiettare che la lotta angelica non è militare, ed è vero. Si tratta di una lotta di presenza, di amore al bene e di odio al male, nella quale il bene si impone al male e lo espulsa dalla presenza divina. È questa l’essenza del proelium magnum riferito nell’Apocalisse. Perciò Plinio Corrêa de Oliveira parla del Cielo come “il più bel campo di battaglia di tutta la storia”. Secondo il pensatore brasiliano, la missione di san Michele comporta due aspetti: “La lotta non è appena la distruzione di coloro che erano insorti contro Dio. Essa implica anche l’affermazione del contrario. La lotta non è gloriosa se non nella misura che afferma e impianta ciò che il nemico aveva cercato di distruggere. Proclamando Quis ut Deus! San Michele non solo ha cacciato via l’avversario nell’inferno, ma ha anche fatto risuonare nell’universo un canto perfetto di amore a Dio, che echeggerà per tutta l’eternità. Il canto di amore perfetto è allo stesso tempo un canto di guerra e un canto di adorazione nei confronti di ciò che si difende e si afferma. È dall’amore dell’Ordine che nasce l’odio contro il disordine”. Ma ci sono altre missioni militanti nel mondo angelico, studiate con cura dal pensatore brasiliano. Nei suoi autorevoli Commentaria in Sacram Scripturam, Cornelio a Lapide affronta l’esegesi del 2° capitolo di Zaccaria che narra la visione di quattro corna, che rappresentano il male che ha disperso Giuda, Israele e Gerusalemme. Vi sono poi quattro operai, che il teologo gesuita chiama “angeli ferrai”, che battono queste corna con pesanti martelli. La loro missione è di “abbattere e demolire le corna delle nazioni che cozzano contro il paese di Giuda per disperderlo” .Questi angeli erano stati inviati da Dio sulla terra ma, trovandola in pace, si erano concentrati su Giuda, che era invece attanagliata dai nemici. In altre parole, erano venuti cercando la guerra per intervenirvi. Queste corna, commenta Plinio Corrêa de Oliveira, rappresentano quattro forme del male. Contro ognuna di esse Dio suscita una forma di bene repressivo, alle quali corrisponde una persona angelica. Questi angeli hanno per missione incutere terrore, abbattere e demolire queste forme del male. Ora, siccome gli angeli agiscono ex natura propria, cioè la loro missione si fonda sulla natura, questo vuol dire che questi angeli sono essenzialmente guerrieri. La guerra è loro consustanziale. A questa visione segue, nel capitolo 6, un’altra che vede quattro carri trainati da cavalli bai, neri, bianchi e pezzati e che il profeta chiama “i quattro venti del cielo che dopo essersi presentati al Signore partono per tutta la terra”. Mentre i cavalli bianchi sono inviati per “calmare lo spirito delle nazioni”, quelli bai vengono chiamati da Cornelio a Lapide “angeli vendicatori”. Vengono cioè per attuare vendetta sui nemici del Signore e per aiutare i figli della luce a sbaragliare gli avversari. “È un concetto romantico il pensare che l’angelo venga solo per estinguere una peste – glossa Plinio Corrêa de Oliveira – Nelle Sacre Scritture ci sono molti brani che mostrano angeli inviati per castigare, per flagellare, sia nazioni che individui”. Un esempio eclatante è l’angelo inviato per uccidere i primogeniti degli egiziani (Es, 12,29). Su questa scia, Plinio Corrêa de Oliveira esamina anche la visione dei setti angeli vestiti di lino puro con sette coppe d’oro colme dell’ira di Dio, proposta nel capitolo 15 dell’Apocalisse. Egli commenta: “Il lino puro rappresenta la gioia degli angeli nell’esecutare la giustizia divina castigando gli empii. Le coppe sono d’oro perché l’ira proviene dall’amore. L’ira è l’amore in stato di militanza, è un’ira santa”. Don Marcello Stanzione |
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