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L’inganno di quelli che ci vogliono far credere che “omosessuale è bello” PDF Stampa E-mail

L’inganno di quelli che ci vogliono far credere che “omosessuale è bello”In Italia, il ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna nel corso della XXXI edizione del Meeting per l’Amicizia dei Popoli, tenutosi  in agosto a Rimini per iniziativa del movimento cattolico di  Comunione e Liberazione, ha fatto installare uno stand del Ministero delle Pari Opportunità – dunque pagato a nostre spese – nel quale campeggiava un manifesto contro la cosiddetta “omofobia” raffigurante la scelta tra tre caselle con l’indicazione “omosessuale”. “eterosessuale” e “non importa”, e con una crocetta segnata solo su quest’ultima; il messaggio era chiaro, ma veniva illustrato col seguente slogan: “Nella vita, certe differenze non possono contare”. (Osserviamo tra parentesi: ma come! Non dicevano sempre che sono proprio le “differenze” che contano? Allora possono contare solo per chi le critica?) Lo stand ministeriale ha anche diffuso al pubblico un pieghevole contenente i soliti dogmi relativistici e permissivi delle lobby omosessualiste. E così, un Ministero  ...

... statale ha propagandato una ideologia contraria alla Costituzione Italiana, per prendere posizioni e proporre (false) soluzioni non solo assenti dal programma governativo di Berlusconi ma ad esso opposte, senza subire alcuna censura da parte del Governo stesso. Non è un mistero per nessuno che Berlusconi ultimamente digerisca sempre di meno la Mara e si augura che la Carfagna diventi sindaco di Napoli per allontanarla… Risulta poi davvero paradossale che Comunione e Liberazione abbia ammesso al proprio Meeting una propaganda così contrastante con le proprie idee e col titolo stesso della manifestazione, che era “Quella natura che ci spinge a desiderare grandi cose” .
 
Per la Carfagna, invece, la natura non esiste o è talmente “pluralistica” da essere composta da “differenze” che non possono essere giudicate, identificandosi con le svariate tendenze sessuali. In Inghilterra il Ministero della Pubblica Istruzione ha fatto di peggio della Carfagna. Nello scorso novembre, ha emanato linee-guida  ufficiali che, col pretesto di combattere la discriminazione e il bullismo nelle scuole, impongono alle classi un insegnamento, rivolto ai bambini fin dall’età di 5 anni, che esige il rispetto dei “diritti sessuali” e la relativa condanna dei comportamenti qualificati come “sexist, omophobic or transphobic”: tradotto dal gergo, ciò significa che tutte le tendenze sessuali verranno insegnate come ugualmente sane e giuste e quindi verranno rimproverati e puniti gli alunni che esprimono opinioni contrarie o discriminatorie omosessuali, transessuali, eccetera.
 
Il Ministero poi esorta gl’istituti scolastici a punire gli alunni colpevoli di “sessuofobia” con il divieto di ricreazione, la sorveglianza speciale, la sospensione e l’espulsione dalla scuola; e così, quel Governo che anni fa aveva abolito e vietato le punizioni per gli scolari che hanno comportamenti ingiusti, oggi reintroduce le punizioni per gli scolari che hanno comportamenti sani! Se poi i loro genitori protestassero, le linee-guida ministeriali impongono che anch’essi vengano puniti con un civil court order, ossia un provvedimento giudiziario che li costringa a partecipare a un “corso rieducativo” per un periodo di almeno tre mesi. La scuola quindi riprenderà a formare, solo che formerà alla rovescia! 
 
Andando poi al cinema vi è un film dal titolo “I ragazzi stanno bene”: un titolo tranquillizzante per un film hollywoodiano della regista Lisa Cholodenko, che apparentemente racconta una storia banale. Abbiamo una coppia felicemente sposata che vive con due figli in una bella casa; un brutto giorno lei perde la testa per un uomo, ma alla fine rinsavisce in tempo e rientra in famiglia, facendo trionfare il vero amore. Una sceneggiatura come questa sarebbe stata bocciata dai critici come dolciastra, banale e conformista; invece l’hanno elogiata come “anticonformista”, “coraggiosa”, “necessaria”, ed è stata presentata con tutti gli onori in alcuni festival, di Roma, il 2 novembre 2010. Come mai quest’assoluzione a pieni voti? Semplice: quella di cui si parla è una “famiglia” omosessuale composta da una coppia di lesbiche – interpretate dalle note attrici Annette Bening e Julianne Moore – una delle quali dapprima entra in crisi perché si reinnamora del padre dei suoi figli, ma poi supera la prova e rientra nel focolare, anche per non compromettere la tranquillità della prole.
 
L’amore “eterosessuale” viene quindi condannato come una sbandata che esige il ritorno a un amore “normale”, ossia omosessuale, per salvare una famiglia minacciata nella sua stabilità. All’inizio lo spettatore viene illuso che la madre recuperi il rapporto col marito e restituisca ai figli il loro padre; ma la storia si conclude rigorosamente con il trionfo della “famiglia” lesbica, perché – come avverte la regista stessa – “i ragazzi si rendono conto che la loro vera famiglia è quella con le loro due vere mamme”. Dunque, unione e fedeltà familiare, attaccamento ai figli e perdono del coniuge traditore: tutti valori positivi, però applicati a una coppia contro natura che deve salvarsi da uno scandaloso amore secondo natura; i figli evitano il pericolo di recuperare il loro padre per ritornare al felice amore di due “madri” in un focolare lesbico.
 
Ecco un esempio di film a rovescio, in cui c’è un rovesciamento di valori: ciò che è anormale viene ricuperato come se fosse normale, mentre ciò che è normale viene condannato perché insidia ciò che è anormale; il tutto ovviamente in nome del “vero amore” (lesbico) e dell’unione familiare (omosessuale). Chi ha detto che il cinema non valorizza più la famiglia? E’ invece disposto a recuperarla , purché sia quella omosessuale! Dalla propaganda cinematografica omosessuali sta  alla rivoluzione giuridica il passo è assai breve. Se la pseudo – cultura dominante propaganda idee relativistiche e permissive, il diritto ne trae le dovute conseguenze assolutistiche e repressive.
 
In Gran Bretagna, ad esempio, il Tribunale di Derby ha vietato a una regolare coppia di adottare un bimbo, perché essa risulta priva di un essenziale requisito educativo: la mancanza di pregiudizi in favore della religione e contro l’omosessualità. I due coniugi infatti, essendo cristiani praticanti , avevano ingenuamente espresso agli assistenti sociali convinzioni religiose ed “omofobiche”, come oggi, erroneamente, si dice : in concreto, avevano ammesso che avrebbero mandato l’eventuale figlio adottivo in chiesa e non avrebbero accettato che diventasse omosessuale. Allora gli assistenti sociali hanno denunciato queste intolleranze al Tribunale, che ha emesso il provvedimento vietando l’adozione. E’ spaventoso vedere che gli omosessuali siano diventati modelli esemplari di comportamento. La fine del mondo verrà quando il male sarà indicato come bene. Prevedo sempre più una decadenza morale, economica e sociale per la Gran Bretagna e per tutti quei paesi, Spagna in primis, che effettuano il permissivismo omosessuale.
 
Don Marcello Stanzione
 
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