Il Beato Geremia da Valacchia e la Madonna |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions La devozione a Maria è utile per la nostra salvezza. Maria, come tutte le Madri, vuole dei figli che non solo conservino nel cuore le parole di Gesù, ma che le meritino e le mettano in pratica. Maria ci forma, ci plasma, ci conduce per mano, dà slancio alle nostre iniziative, fascia e cura le nostre ferite, ci conforta e ci accompagna con premura nel cammino della vita. Rifletti: “Oggi confessi i tuoi peccati e domani continui di nuovo ciò che oggi hai confessato. Ora proponi di stare in grazia, e dopo un’ora operi come se non avessi proposto nulla”.Siamo poveri spiritualmente, fragili, maliziosi e perversi, perciò è necessario abbandonarci con fiducia nelle mani di questa madre meravigliosa, che è Maria. Devotissimo della SS Vergine era il beato Fra Geremia da Valacchia (1566-1625), un rumeno che la Chiesa cattolica festeggia il 5 marzo. Egli era diventato frate cappuccino a Napoli, nel 1578. Egli esortava tutti quelli che incontrava a porre la propria speranza di salvezza eterna nel sangue di Gesù ... ... Cristo, sparso per noi e nella SS Vergine Maria, che è la “Mammarella nostra”. Soleva dire che Dio è giusto e misericordioso , ma la sua madre è tutta misericordia. Quando qualcuno gli chiedeva una preghiera per sé o per un proprio caro, rispondeva sempre: “Vi raccomanderò alla Vergine Maria”. Oltre al Padre Nostro, l’Ave Maria era la sua preghiera preferita. Egli la recitava lentamente e con grande devozione, soffermandosi particolarmente sulle parole “Il Signore è con te” e le ripeteva più volte col desiderio di avvertire e gustare la presenza di Gesù in Maria. Sgranando i grani del S. Rosario s’immergeva nella meditazione dei misteri della nostra Santa Fede. La Madonna, con materna bontà, gli faceva intuire verità complesse e difficili da capirsi. Fra Geremia, talvolta, le spiegava agli altri con parole semplici e chiare tanto da lasciare meravigliati e stupiti anche valenti teologi. Così un giorno a Torre del Greco la principessa di Stigliano gli chiese: “Ditemi un po’, come è fatta l’anima? L’anima è spirituale, non si può né vedere, né toccare. Questo lo so, ma vorrei averne un’immagine più adeguata alla mia capacità d’intendere. Come è fatta? Ha una forma, u colore? Vostra Eccellenza, vede quest’aria? Ha un colore? Ha una forma? Domandò Fra Geremia. Non ha colore. Non ha forma. Può prenderne una branca? Ma se non ha forma, né colore, come posso prenderne una branca? E allora Fra Geremia replicò: Se di quest’aria che pure non è spirituale, non può prendere una branca, perché non ha forma, né colore, come vuole pretendere che io dice com’è composta l’anima essenzialmente spirituale, invisibile e impalpabile! La nobildonna era visibilmente soddisfatta della risposta, ma Fra Geremia con tono pacato e serio, soggiunse: “Principessa, non discutiamo tanto sulla composizione dell’anima , ma cerchiamo piuttosto di salvarla con una vita cristiana coerente. E’ questo quello che soprattutto conta”. Fra Geremia diffuse pure, fra i suoi conoscenti una particolare devozione alla madonna, che consisteva nella recita, tre volte al giorno, di tre Salve Regina, per onorare Gesù, verbo Incarnato, che per nove mesi aveva dimorato nel grembo di Maria. La Salve Regina è, dopo l’Ave Maria, la preghiera mariana più nota e popolare. Il cristiano si rivolge a Maria, invocandola con i titolo sublimi di Regina, Madre, Vergine, Avvocata, perché non allontani da noi i suoi occhi misericordiosi. Le nove “Salve Regina”, secondo Fra Geremia, andavano recitate: tre al mattino per i peccatori, tre a mezzogiorno per gli agonizzanti e tre alla sera per le anime del Purgatorio. Con questa devozione implorava anche alla Madonna l’acquisto dell’umiltà, della purezza, virtù particolarmente care alla SS. Vergine. La suddetta pratica fu propagata, a Napoli, tra il popolo, con grande entusiasmo, anche da due laici cappuccini esemplari, morti in concetto di santità, Fra Pacifico da Salerno e Fra Tommaso da S. Donato, amici del Beato Geremia. Questi affermava che la pia pratica gli era stata richiesta e suggerita dalla stessa Vergine, Madre di Dio. La Madonna volle premiare il suo servo fedele con grazie e carismi straordinari. Nella vigilia dell’Assunta del 1608, mentre Fra Geremia, di notte pregava in chiesa, la SS. Vergine gli apparve vestita di bianco, con un manto trapuntato di stelle, col Bambino Gesù in braccio, ma senza corona sul capo. Fra Geremia, abituato nella iconografia ordinaria a vedere la Madonna col diadema sulla testa, con filiale confidenza, chiese: “Deh, Santissima Madre Maria, Regina e Signora dei cieli e di tutto il creato, dove è la tua corona?. Maria rispose: “Fra Geremia, la mia corona è questo Figlio mio”. Sparsasi la notizia di questa apparizione, la principessa di Bisignano, Donna Isabella della Rovere, fece ritrarre da un valente pittore la Madonna, come l’aveva vista e descritta Fra geremia. L’artista compose un bel quadro, con la Vergine bianca vestita e senza corona, che fu, poi, riprodotto in numerosissimi esemplari anche con incisioni su legno. Tali immagini furono diffuse tra il popolo nella città e nel Regno di Napoli col nome di “Madonna di Fra Geremia”. Alla fine del Settecento, a Napoli, si poteva ammirare una copia al Convento della Concezione ed un’altra nel monastero delle Trentatre. Pratichiamo, dunque, anche noi, una devozione in onore della Madonna per tutta la vita, senza stancarci e senza mai interromperla. Questa cara madre desidera ardentemente la nostra salvezza. Se noi ci affidiamo a Lei sicuramente ci proteggerà dal maligno e farà, in modo che anche noi, nonostante le nostre miserie, loderemo e ringrazieremo Dio insieme con tutti gli angeli e i santi. Don Marcello Stanzione |
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