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L’indemoniata di Eboli - Campagna. Un fatto di 35 anni fa PDF Print E-mail
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L’indemoniata di Eboli - Campagna. Un fatto di 35 anni fa35 anni fa i giornali locali ed in modo particolare “ Il Mattino”  diedero notizia della storia di una ragazza posseduta dal demonio residente nella zona di  Eboli-Campagna in provincia di Salerno. Nel 1976 il Padre Gioacchino Cella era appena rientrato da Roma nella sua provincia monastica dei frati minori conventuali di Napoli, quando fu inviato dai superiori a predicare le Quarantore in provincia di Salerno. P. Gioacchino, giunto ad Eboli, fu accolto fraternamente dal parroco, che gli illustrò i problemi umani, spirituali e familiari della sua comunità. Tra le altre cose il parroco gli parlò anche della storia di ragazza probabilmente posseduta dal demonio e gli propose nel caso lo volesse, di recitate la formula e le preghiere di rito proprio dell’esorcismo. P. Gioacchino accettò, ma in cuor suo era piuttosto scettico, pensando ad una malattia psichica piuttosto che ad un fatto di natura diabolica. Comunque, il giorno dopo, prima di iniziare le preghiere di rito, la ragazza fu immobilizzata, ... 

...  venendo legata ad una colonna della Chiesa, per evitare che potesse fuggire. P. Gioacchino incominciò, quindi, ad invocare Gesù Cristo, l’Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, S. Michele Arcangelo, i Santi Apostoli Pietro e Paolo e tutti i Santi.

Il corpo della ragazza, durante la preghiera d’invocazione, si divincolava in modo impressionante e continuo, come se fosse stato attraversato da una scossa elettrica. P. Gioacchino ebbe la sensazione di trovarsi davanti ad un’indemoniata. Perciò, durante l’esorcismo, disse al demonio: - Se sei veramente presente, vienimi a trovare. Egli alloggiava nell’episcopio a Campagna distante pochi chilometri da Eboli.

Andato a letto, dopo mezzanotte avvertì come un fruscio ed una mano gelida che gli serrava la gola come se volesse soffocarlo. Istintivamente invocò la Madonna e tutto ritornò come prima, anche se la paura non gli scomparve del tutto. Il giorno dopo, iniziato l’esorcismo, il sacerdote disse al diavolo: - Ti aspettavo ma non sei venuto! Satana rispose: - Sono venuto, ma tu hai invocato quella là, e la ragazza con la mano indicò un quadro appeso alla parete, raffigurante la Madonna. P. Gioacchino si rese conto di trovarsi dinanzi ad un caso straordinario, perciò si procurò un registratore, per poter, poi, esaminare con comodo le conversazioni che si verificavano durante l’esorcismo.

Da premettere che satana non rispondeva sempre alle domande del sacerdote, ogni volta che si faceva l’esorcismo. Durante le preghiere di rito si sentivano come dei boati e delle urla orribili. Ascoltando la registrazione, si capisce che le risposte che il diavolo dava servendosi della ragazza, essendo di natura teologiche, non potevano essere state elaborate da quell’adolescente, che aveva una cultura a livello elementare. Così, ad un certo punto, il sacerdote chiede: - Tu chi sei? Il diavolo risponde: - Io sono la radice del male. Padre Gioacchino, pur sapendo che le pene dell’inferno sono eterne, gli dice: - Io voglio dare la mia vita, per liberarti dall’Inferno. Satana risponde:- Tu non puoi! P. Gioacchino gli dice ancora: - Tu sei un angelo; quindi, sei nobile e potente. Il diavolo risponde: - Sei tu nobile! E l’altro: - Come può essere, se sono figlio di povera gente! E il diavolo: - E’ il capestro (il cordone che i frati francescani portano intorno ai fianchi) che ti fa nobile. Domande e risposte di questo genere si susseguirono a ritmo continuo.

Impressionante, durante l’esorcismo, era il rumore del tacco della scarpa della ragazza che con ritmo cadenzato batteva sul pavimento. Questo movimento dimostrava chiaramente che il demonio non ha pace. Dopo ripetute preghiere ed esorcismi, un giorno all’intimazione di uscire dal corpo della ragazza, il diavolo dice che se ne andrà, ma lascerà un segno. Terminate le Quarantaore Padre Gioacchino tornò a Castellamare di Stabia, dove, allora risiedeva. Di tanto in tanto, però, si recava ad Eboli, per far visita alla ragazza e alla sua famiglia.

Un giorno, il diavolo, sempre servendosi della ragazza lo invitava a trattenersi ancora, ma il Padre aveva fretta di ritornare, perché aveva un impegno a Castellamare. Durante il tragitto avvenne il terremoto ad Ariano Irpino (AV) che interessò alcune zone dell’avellinese e del salernitano. Padre Gioacchino, essendo in auto, non avvertì l’evento tellurico, ma apprese la notizia appena giunto in città.

Era il segnale che il diavolo aveva promesso,m pur non precisando quale fosse e quando si verificasse. Il giorno dopo insieme con i f miliari Padre Gioacchino rivide la ragazza, finalmente liberata dal demonio. Ella non ricordava niente del lungo periodo trascorso sotto l’influsso diabolico. Si confessò, si comunicò; poi fece ritorno a casa, dove condusse una vita normale come tutte le ragazze della sua età. In seguito si sposò ed ebbe due figlie.

Don Marcello Stanzione

 
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