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La prima generazione incredula PDF Print E-mail
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La prima generazione incredulaViaggiando in Europa, specialmente in paesi tradizionalmente protestanti come l’Inghilterra o l’Olanda, è assai frequente vedere non poche chiese abbandonate dalle loro congregazioni riformate anglicane, luterane o calviniste che sono state trasformate in discoteca o pub, in club in palestre o in luoghi di attività profana di altro genere ancora. In paesi di antica tradizione cattolica come ad esempio la Francia, migliaia di chiese, a causa della mancanza di fondi di ristrutturazione per la scarsità sia di preti che di cattolici praticanti saranno probabilmente abbattute perché rischiano di crollare a causa della mancata manutenzione. Ci chiediamo come mai la religione cristiana ha sempre meno spazio nella sfera pubblica? Per il cristianesimo il secolarismo militante è tanto pericoloso quanto l’ateismo militante. Infatti tendono entrambi ad escludere la religione dalla sfera pubblica e politica, relegandola in un ghetto e confinandola nell’ambito della devozione intimistica privata. L’iniziazione di un ...

...   adulto alla vita cristiana si svolge secondo degli itinerari abbastanza simili, che si tratti dell’Africano di Cartagine nel IV secolo o del contadino del Ciad e dell’operaio di periferia nel XXI secolo. Ma il fondo cambia: quello di una società più o meno segnata dal cristianesimo o dal paganesimo, quello di una mentalità modellata da un insegnamento, un’informazione, una cultura che veicola o rifiuta totalmente dei valori religiosi.

Ora i colori di questo sfondo si sono nettamente accentuati in una tonalità dominante: quella dell’incredulità generale di massa. Tale incredulità è talmente diffusa che si potrebbe dubitare che la religione abbia ancora qualche futuro nel XXI secolo… “Dio è morto. I culti stanno per morire. Le Chiese si decompongono di giorno in giorno sempre di più”; si è spesso predetto in questo genere di amalgama audace l’avvento decisivo dell’ateismo di massa come viene augurato dall’UAAR.

Primo sintomo: la nostra società si è desacralizzata. L’Ospedale di Dio si chiama oramai Azienda sanitaria locale. La Sicurezza Sociale ha rimpiazzato l’elemosina della carità, spesso fatta in suffragio delle anime sante del purgatorio, e realizzata dalle congregazioni religiose di carità ormai quasi del tutto scomparse per la mancanza di vocazioni europee. I registri di battesimo hanno da molto tempo ceduto il posto ai registri di stato civile per segnare l’entrata ufficiale di un bambino nella società. L’inzolfatura sembra detronizzare le grandi preghiere tradizionali dei vignaioli contro gli insetti. E si opporrebbero volentieri l’efficacia tecnica dell’irrigazione alle orazioni delle Rogazioni …

Tutto questo noi lo sappiamo da molto tempo. Si utilizza anche una parola comoda per designare questo colpo di scopa col quale si tolgono le scorie della religione organizzata e si inviano nella spazzatura della Storia: la “secolarizzazione”. E’ il passaggio da una concezione religiosa del mondo ad una concezione profana. Ma c’è di più …

Quella che si chiama correntemente la “cultura moderna” occidentale si è sviluppata secondo i criteri illuministici della rivoluzione francese e si è compiaciuta nell’affermare, in maniera decisiva ed in nome di differenti analisi, una posizione uniformemente antireligiosa e anticattolica. L’infermiere in psichiatria respira il freudismo senza saperlo, ed il militante sindacale studia spontaneamente i conflitti del lavoro con le armi di analisi marxiste benché superate. La religione sarebbe anche da sopprimere perché con tutti i suoi tabù sarebbe nociva ad una vita sessuale appagante…. O meglio, la si considera come definitivamente superata e da relegare nel museo delle antichità. Ascoltate solamente questa citazione tipica dal sapore marxista e freudiana: “Come un bambino, quando piange, va a rifugiarsi vicino a sua madre, l’uomo, quando ha dei pensieri, si rifugia nella religione. Vi trova un conforto, un appoggio, perché non si sente abbastanza forte per superare da solo i suoi problemi … “.

Non è di un illustre pensatore contemporaneo, ma di un giovane liceale e probabilmente la maggior parte dei giovani oggi la pensano come lui.

Le incredulità sono di fatto multiple secondo gli ambienti e le età, ma in interazione costante le une con le altre. Così bene che il dato di partenza non è la mal-credenza di un mondo ancora cristiano, ma la non-credenza di un mondo massicciamente secolarizzato. Ed essa si radica nel profondo: è fondamentale. Poiché la fede non è più recepita come facente parte la cultura contemporanea. Essa sembra legata alle vestigi culturali del passato.

E’ dunque il fatto massiccio e pacifico di “credere” va sempre di meno in meno da sé.  E questo vale specialmente per la giovane generazione. Allorché la nostra infanzia, di noi adulti oggi cinquantenni , si è svolta in un mondo in cui la dimensione religiosa, anche se si trattava di una religione più “sociologica” o “funzionale” che personale, era ancora riconosciuta. Basta sentire già dalle classi elementari quei cicloni di dubbi liberamente espressi, sull’origine dell’uomo e della creazione: “La maestra ci ha detto che noi veniamo dagli animali, dai pesci, dai piccoli esseri nell’acqua. Non si ha bisogno di Dio per spiegare come gli uomini sono giunti!”.

E’ la Chiesa viene abilmente presentata come un gruppo sociale bizzarro e  particolare, dal linguaggio e dai modi strani ed estranei o addirittura come un covo di pedofili….

La fede appare dunque come meno “naturale”, meno nell’ordine delle cose rispetto ad un  passato neppure troppo lontano. La fede che sta per nascere. Ma anche la fede che deve “rinascere”: poiché l’Iniziazione cristiana di tutti gli adulti battezzati e catechizzati è stata veramente fatta un giorno?

La si presupponeva, per esempio, nelle origini dell’Azione Cattolica presso i militanti. Questa è nata, in effetti, da una Chiesa solida, in un movimento entusiasta di conquista. Non ci si doveva assicurare della Chiesa e della fede: esse erano là, ben stabili. Occorreva solamente renderli più vicini agli uomini: “Noi riferiamo cristiani i nostri fratelli, per Cristo noi lo giuriamo!” cantavano gli iscritti di una volta.

Non è più così oggi. Il suolo ecclesiale nel quale si radicano i movimenti e l’ambiente culturale nel quale ha preso nascita la fede dei militanti è in forte crisi. Da ciò la richiesta di “riciclaggio dottrinale” che formulano spesso questi ultimi, esprimendo di fatto l’appello ad una re-iniziazione alla fede, per renderne ragione in un mondo incredulo. Il sacerdote Armando Matteo, assistente nazionale della FUCI (federazione universitari cattolici italiani) Ha pubblicato il testo “ La prima generazione incredula” edita da Rubbettino. Il libro mette a fuoco il rapporto che oggi intercorre tra giovani e fede, con particolare riferimento alla fascia d’età tra i 18 e i 29 anni. L’ipotesi di fondo del volume è che siamo costretti ad ammettere che per molti giovani del nostro tempo in occidente e in Italia l’esperienza di fede non rappresenti un principio che qualifica la propria prospettiva sul mondo: Ma solo qualcosa legato al mondo dell’infanzia, del catechismo, dell’oratorio, ma che non c’entra più nulla con le scelte importanti e fondamentali della propria esistenza. L’attuale cura pastorale che la comunità ecclesiale esprime per i giovani è molto al di sotto di quanto sarebbe necessario. Se nel passato l’educazione dei giovani alla fede cattolica poteva fare affidamento a tre punti d’appoggio: la parrocchia, la famiglia e la società, oggi da un pezzo non è più così. Oggi si parla di  “prima generazione incredula” perché moltissimo giovani pur essendosi avvalsi dell’insegnamento della religione cattolica a scuola e pur provenendo da ambienti vitali di larga ispirazione cattolica, disertano con grande disinvoltura la Santa Messa domenicale e non sembrano per nulla interessati a cammini spirituali di approfondimento della fede cristiana nei vari gruppi giovanili che diventano sempre più rari nelle nostre chiese. I genitori dei nostri ventenni e trentenni sono proprio coloro che hanno respirato l’aria nichilista e relativista del ’68 e le allora imperanti istanze di rifiuto della tradizione culturale e religiosa dell’occidente. Questi genitori da parte loro, con il tempo hanno sempre più rallentato la pratica di preghiera e il legame di fede e, pur non impedendo che i figli andassero a catechismo o scegliessero l’insegnamento scolastico della religione ma poi a casa non hanno testimoniato alcuna fiducia nel vangelo di Cristo, nell’esperienza di santità e di carità della Chiesa. La cinghia di trasmissione della fede cristiana si è interrotta a causa di genitori confusi e secolarizzati… 

Si comprende anche perché delle istituzioni di Chiesa confrontate oggi più che mai  con l’incredulità, si vogliono risolutamente missionarie, e vedendo sorgere nelle loro zone d’azione tante “riconversioni” quanto conversioni, trovano nel catecumenato degli adulti un riferimento espressivo delle loro intuizioni – dalla scuola cattolica ai movimenti di evangelizzazione -. Molti adolescenti impregnati di cultura non credente  non sono dei catecumeni, anche se hanno ricevuto il battesimo?  Forse che molti fanciulli che vengono al catechismo   ricevono dalle loro famiglie qualche iniziazione alla fede? E se vi è là qualche pericolo nel diluire tutta la pastorale in una “dimensione catecumenale” informe, vi è anche l’espressione di una situazione abbastanza nuova della fede. Poiché il mondo secolarizzato forgia delle strutture mentali in cui l’appartenenza religiosa non è più un criterio immediato di riconoscenza e di riunione: chi è credente? Chi non lo è? Chi è in cerca? … Partecipate a tale riunione della gioventù o del movimento, a tale incontro in sacrestia o in parrocchia, e comprenderete quello che ciò vuol dire.

Ma per comprenderlo, occorre sperimentarlo personalmente. Io non posso affatto camminare con dei giovani se non incontro anch’io degli increduli, se non accetto di sentir rimessa in causa quello che fanno della mia fede di credente: “Come puoi credere in un mondo invisibile in cui vivresti dopo la morte, poiché non hai alcuna presa su di esso, poiché è per definizione fuori dalla tua esperienza? E’ una proiezione, una illusione …

Ma, ingombrati dai compiti interni alla Chiesa oggi sempre più pesanti troviamo noi sacerdoti il tempo, di incontri gratuiti a questo livello, non per dapprima “convertire”, ma per dapprima ascoltare? Scopriremmo forse allora che non sono dapprima degli increduli che incontriamo, ma degli uomini e delle donne in piedi, aventi una consistenza e delle convinzioni proprie. Degli uomini e delle in cerca di quello che è il meglio per essi… E questo è unicamente Cristo!

Don Marcello Stanzione

 
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