Il Natale visto dal Papa San Leone Magno |
Il papa Leone I fu acclamato Magno cioè il grande per aver saputo affermare con energia il primato della sede petrina proprio in un momento molto complesso e difficile per le sorti del Cattolicesimo. Gli valsero tale riconoscimento anche le capacità diplomatiche con cui riuscì a placare le tensioni all’interno della Chiesa e la fermezza con cui fronteggiò condottieri sanguinari e temibili come Attila, re degli unni, da l papa convinto a ritirarsi dall’Italia e a tornare in Pannonia, e poi Genserico, capo dei Vandali da cui almeno riuscì ad ottenere che non ci sarebbero state stragi di cittadini inermi, che le basiliche sarebbero state risparmiate dal saccheggio e che la Città eterna non sarebbe stata incendiata. Secondo il Liber pontificalis era di origine toscana, probabilmente di Volterra. Iniziò la carriera ecclesiastica a Roma al tempo di papa Celestino I, raggiungendo una posizione eminente in seno al clero romano; fu arcidiacono sotto Sisto III. Mentre si trovava in Gallia alla guida di una legazione ... ... romana che doveva risolvere il conflitto fra il patrizio Ezio e il prefetto del pretorio Albino fu eletto papa dal clero, dalla nobiltà e dal popolo. Il V secolo segna il momento più critico dell’Impero Romano che entra in una fase di piena decadenza, sgretolandosi sotto i colpi dell’invasore barbaro. Gli ultimi imperatori, deboli e inetti, delegano l’amministrazione a prefetti, ministri e funzionari corrotti, consegnando di fatto il potere nelle loro mani. L’esercito romano è ormai formato quasi esclusivamente da mercenari, poco motivati e non più forgiati dalla dura disciplina militare dei secoli precedenti. Il lungo pontificato di papa Leone I durò 21 anni, dal 29 settembre del 440 al 10 novembre del 461, giorno della sua morte. In questo periodo si avvicendarono ben quattro Imperatori: Avito, Valentiniano III, Petronio Massimo e Maggiorano. L’idea fondamentale che Leone portò avanti, e che gli valse il titolo di Magno, fu quella della costruzione della centralità di Roma e dell’Episcopato Universale. Oltre alla crisi politica derivante dall’immensa macchina imperiale ormai in disfacimento, imperversavano le controversie teologiche sulle due nature, umana e divina del Cristo. Ecco che quindi il papa Leone I dovette far fronte ad una doppia minaccia, quella politica ad Occidente, e quella teologica ad Oriente. Custode e difensore della cristianità uscita dal Concilio di Calcedonia, le sue più strenue battaglie le combattè contro l’eresia, in particolare contro il Priscillanismo, ancora vivo in Spagna, contro il monofisismo propugnato dal monaco eresiarca Eutiche nel corso del Concilio di Efeso e contro quella che passa come la madre di tutte le eresie: il Manicheismo. Riguardo al natale il breviario romano nell’ufficio delle letture riporta una celebre omelia di san Leone Magno. Il Pontefice dice: “ Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti perché il nostro Signore, vincitore del peccato e della morte, non avendo trovato nessuno libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tutti. Esulti il santo perché si avvicina al premio; gioisca il peccatore, perché gli è offerto il perdono; riprenda coraggio il pagano, perché è chiamato alla vita. Il Figlio di Dio infatti, giunta la pienezza dei tempi che l’impenetrabile disegno divino aveva disposto, volendo riconciliare con il suo creatore la natura umana, l’assunse lui stesso in modo che il diavolo, apportatore della morte, fosse vinto da quella stessa natura che prima lui aveva reso schiava. Così alla nascita del Signore gli angeli cantano esultanti: “ Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama” (Lc 2,14). Essi vedono che la celeste Gerusalemme è formata da tutti i popoli del mondo. Di questa opera ineffabile dell’amore divino, di cui tanto gioiscono gli angeli nella loro altezza, quanto non deve rallegrarsi l’umanità nella sua miseria! O carissimi, rendiamo grazie a Dio Padre per mezzo del suo Figlio nello Spirito Santo, perché, nella sua infinita misericordia con ci ha amati, ha avuto pietà di noi, e, mentre eravamo morti per i nostri peccati, ci ha fatto rivivere con Cristo perché fossimo in lui creatura nuova, nuova opera delle sue mani. Deponiamo dunque “l’uomo vecchio con la condotta di prima” (Ef 4,22) e, poiché siamo partecipi della generazione di Cristo, rinunciamo alle opere della carne. Riconosci, cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura divina, non voler tornare all’abiezione di un tempo con una condotta indegna. Ricordati che, strappato al potere delle tenebre, sei stato trasferito nella luce del Regno di Dio. Con il sacramento del battesimo sei diventato tempio dello Spirito santo! Non mettere in fuga un ospite così illustre con un comportamento riprovevole e non sottometterti di nuovo alla schiavitù del demonio. Ricorda che il prezzo pagato per il tuo riscatto è il sangue di Cristo”. (Discorso 1 per Natale, 1-3; PL54,190-193) Don Marcello Stanzione |
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