Il Natale visto da Teresa Musco |
Teresa Musco, morta nel 1976 all'etá emblematica di trentatré anni, é una grande mistica cattolica dell’età contemporanea che si è offerta come anima vittima in riparazione dei peccati dell’umanità.. Teresa nacque il 7 giugno 1943 in una povera casa a Caiazzo in provincia di Caserta. I genitori di Teresa Salvatore e Rosa Zullo che hanno messo al mondo dieci figli, di cui quattro morti in tenera età, sono poverissimi e, fin dall'etá di sette anni, la ragazzina deve prendersi la sua parte di lavori domestici ed occuparsi dei suoi fratellini. L’infanzia della bambina fu segnata da numerosi traumi che le diedero un grande senso di responsabilità nell’aiutare la famiglia in lavori anche molto al di sopra della sua età. Teresa cosi descrive i suoi incontri con la Madonna. “ Posso dire che, dall’età di sei anni, sono stata circondata da particolare predilezione della Mamma Celeste. Difatti era con me quando riassettavo, Quando pregavo e anche quando giocavo mi sentivo chiamare per trattenermi ... ... con Lei. Quando ero malata me la sentivo sempre vicino, e per me era un conforto e una protezione. L’univa cosa che mi ripeteva sempre era: “ Offri la tua sofferenza per i peccatori”. Teresa Musco, che dalla più tenera età è stata resa oggetto di un piano d’amore e di dolore, che è stata resa partecipe in maniera tutt’altro che marginale e secondaria del mistero della vita intima di Dio, ha vissuto sin da piccola le festività natalizie come segni successivi e chiari della sua vocazione alla sofferenza. Non è paradossale pensare a Teresa bambina alla quale prorpio a Natale, periodo consacrato dalla società alla gioia familiare, alla spensieratezza, al divertimento, ai doni, Gesù Bambino chiede sacrifici, sofferenze, offerte; le chiede di condividere e percorrere dall’inizio quella strada stretta, che è Lui stesso. Gesù Bambino le dice: “Teresa, vuoi oggi (giorno di Natale) soffrire per me?” e Teresa, anch’ella bambina, fragile, povera, gli risponde risoluta e decisa: “Si, lo voglio” (Diario olografo, 51, 707). Gesù le fa comprendere un po’ per volta la sua strada, le rivela anno dopo anno, Natale dopo Natale, il senso della sua vocazione, quasi in una progressiva pedagogia divina della sofferenza. In un sogno Teresa vede un bambino speciale che non riconosce subito, con cui tuttavia accetta di camminare e giocare; inaspettatamente ha anche la visione di una croce, dalla quale si sente afflitta e terrorizzata: questa è la strada piena di spine, “di cui non si vedeva mai la fine”, questa strada è Gesù stesso, è la sua passione, il suo dolore, la sua croce, la sua morte, la sua gloria (cf. Diario olografo 184-845). E proprio Gesù Bambino a chiederle di percorrere questa strada, cioè di inoltrarsi senza paura nel mnistero infinito dell’amore di Dio, per farsi strumento di questa divina misericordia, per diventare dispensiera di questa eterna compassione, per essere mediazione e testimonianza viva di questa assoluta carità. Teresa ha la vocazione alla croce, dono preziosissimo e tremendo; proprio nell’occassione del Natale Teresa si sente nuivamente affidare da Gesù Bambino la missione dolorosa di partecipare al mistero dell’offerta, dell’ostia divina, del sacrificio di croce: Teresa è chiamata ad essere vittima nell’unica Vittima espiatrice, ad essere ostia nell’unica Ostia di salvezza, ad essere offerta eucaristica, pane spezzato, carne lacerata, nell’unico Sacramento eucaristico che è Gesù stesso. Gesù Bambino e Teresa bambina sembrano talvolta due teneri fanciulli che si fanno mistiche promesse eterne: “ Teresa , mi prometti di essere vittima per amor mio sempre, come io lo sono per amor tuo?” – “Si, si, Tesoretto mio, te lo prometto!”. Ma questa promessa ha il prezzo del sangue, perché subito dopo sempre quel “tenero Bambinello”, che Teresa ha ricevuto tra le sue braccia dalla Santa Vergine e che continua dolcemente ad accarezzare e baciare, le chiede di scrivere quelle parole di consenso, cosicché mentre la fanciulla segna quella terribile promessa si accorge che sta scrivendo con il sangue. Quella promessa è una promessa di sangue, è una promessa di martirio, è una missione di croce. Nel Natale del 1956 Teresa si consacra al suo mistico Sposo in una celeste liturgia, in cui è la Santa Vergine ad invocare su di lei la potenza dello Spirito Santo, cosicché la bambina prega: “Vieni, Spirito Santo, riempi il cuore mio del santo Amore per il mio dolce Amore”. In questo atto straordinario di consacrazione al cuore del suo eterno Amato, Teresa manifesta il senso più profondo della sua unione con Cristo: “Amore mio, Gesù, toglimi ogni cosa che mi sia d’ostacolo alkl’unione con Te. Amore mio, donami tutto ciò che favorisca la mia unione con Te, Sposo mio diletto; toglimi a me stessa e fa ch’io sia un puro dono a Te. Gesù, stringimi alla tua croce, da cui nessuna burrasca possa portarmi via, perché voglio essere fedele, fondando la mia fede sulla roccia, non sulla sabbia, sicché il primo vento possa farmi volare via. No, o Gesù, io ti voglio essere fedele fino alla morte!” (Diario olografo 423,1400). Su di lei il famoso teologo padre Roschini scrisse un grosso volume dove fece la seguente annotazione: “ ho avuto occasione di leggere e di vagliare innummerevoli biografie di anime sante. Nessuna però può paragonarsi alla vita e ai fenomeni straordinari di Teresa Musco. Essi rappresentano il più grande complesso di fenomeni mistici di ogni tempo e luogo”. Don Marcello Stanzione |
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