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La negazione moderna dell’esistenza del demonio PDF Print E-mail
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Marxismo e cristianesimoNell’epoca moderna, e soprattutto a partire dagli scrittori  «illuministi», abbiamo una serie di tentativi di mettere in discussione l’esistenza del diavolo. Anche alcuni teologi prima protestanti e poi cattolici hanno contribuito alla negazione della sua esistenza, il tutto favorito dalla tesi di R. Bultmann di demitizzare la Bibbia, per cui angeli e demoni sarebbero frutto di una mentalità superstiziosa e prescientifica. Accanto a lui, occorre citare H. Haag con il suo libro Abscied vom Teufel («Dipartita dal diavolo»), secondo il quale la credenza nel diavolo avrebbe caratteristiche pagane e anticristiane. Fino al XVIII sec., infatti, la dottrina tradizionale sugli angeli e i demoni non ha trovato grandi difficoltà. La tendenza accentuatasi allora, fuori dell’ambito cattolico, a minimizzare o eliminare del tutto ogni elemento soprannaturale, e la conoscenza delle culture extra bibliche portarono a spiegarne la credenza come effetto di un puro sincretismo religioso. Il filosofo polacco Leszek Kolakowski ... 

...   fa dire al diavolo in una immaginaria «conferenza stampa metafisica tenuta dal demonio a Varsavia, il 20 dicembre 1963»: “Essi (gli dei) lo ricordano senza alcun imbarazzo, poiché essi (…) fanno parte di quella tradizione che (non) dà nessun contenuto al mio nome. (…) E che dire della chiesa, del pulpito? Le antiche raffigurazioni vengono rimosse dai luoghi di culto, perché la gente non venga spaventata dal diavolo. È una esigenza, essi dicono, della “educazione moderna”. Siete venuti a patto con tutti, signori miei, pur di mantenere il passo con chi vi copre di ridicolo. Accettate tutto (…) Avete vanificato il diavolo, ne avete fatto una maledizione senza alcun contenuto, un avanzo da fiera, un ricordo vergognoso di un mito scartato e da rimpiazzare subito, un fastidioso avanzo di un tempo remoto, un pezzo di rottame del bisnonno rimasto per errore in un appartamento moderno, igienico, confortevole e funzionale. E voi vi chiamate cristiani? Cristiani senza il diavolo? Fate pure, tanto non sono affari miei. La faccenda non mi riguarda affatto. Tutto sommato io preferisco la vostra incredulità, o uomini”.

Notevole per la dottrina cristiana sulla demonologia è stato l’intervento di Paolo VI nel suo discorso del 15 novembre 1972: “Esce dal quadro dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerla (la terribile, misteriosa e paurosa realtà del Demonio) esistente, ovvero chi ne fa un principio a sé stante, non avente essa pure, come ogni creatura, origine da Dio; oppure la spiega come una pseudo-realtà, una personificazione concettuale e fantastica delle cause ignote dei nostri mali.

Dio nella Scrittura rivela il mistero del suo amore e il mistero del male.

La Chiesa confessa il primato di Cristo e la sua rivelazione del mistero di Dio che ha creato l’uomo per farne partecipe della sua amicizia e della sua gloria, come si legge in Tt 2, 4-7.

Quando però si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per noi egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, effuso da lui su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, perché giustificati dalla sua grazia diventassimo eredi, secondo la speranza, della vita eterna.

Oggetto della rivelazione biblica è l’amore e il dono di Dio all’uomo, cui si oppone Satana come essere personale che si impossessa dei doni del Signore per relativizzarli, sostituendosi a lui in «una presunzione di autonomia e autosufficienza». Dall’eternità, infatti, Dio-Trinità ha voluto chiamare gli uomini a essere figli di Dio nel Figlio del Padre, attraverso l’azione santificante e divinizzatrice dello Spirito Santo. Per questo Dio Padre ha creato l’uomo in Cristo e in vista di Cristo, donandogli la sua grazia, predestinandolo in lui ad essere suo figlio. Secondo Col 1,15-17 Cristo è l’«immagine» (eikôn), il «primogenito» (prôtotokos) di tutta la creazione, vale a dire che ha la supremazia su tutti gli esseri creati, ha un primato di causalità su di essi, poiché tutto è stato creato secondo lui come esemplare e modello: è la causa finale e il principio di sussistenza e consistenza di quanto esiste. Tutto in lui trova unità, armonia e coesione. E tale progetto potrà essere ostacolato, ma non impedito nella sua realizzazione. Infatti Dio avendo previsto la possibilità del rifiuto dell’uomo, ha previsto nello stesso tempo che il Figlio di Dio patisca e muoia per salvare tutti gli uomini. Unica via di accesso alla dignità filiale e alla gloria di Dio è quindi Cristo e la conformità a lui nella vita e nella morte, entrando a far parte della Chiesa, suo corpo, ricevendo i sacramenti, segni efficaci della grazia del capo della Chiesa.

Nella Bibbia non si parla del diavolo se non per annunciare la vittoria di Gesù su di lui a favore dell’intera umanità. Con ciò si rivela che il discorso su Satana non è e non deve essere una sorta di informazione, in sé inutile e dannosa, sul diavolo medesimo, bensì una informazione, o meglio un approfondimento, riguardante il mistero dell’uomo e di Gesù.

Alla luce del rimprovero di Gesù a Pietro: «Lungi da me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini» (Mt 16, 24) comprendiamo l’identità del maligno egli è colui che, come Pietro in quell’occasione, spinge la persona a preservare se stessa, colui che rifiuta quella gloria di Dio che è il dono per amore, fino alla morte e alla morte di croce. Satana è colui che rifiuta la Croce e la Passione. È il nemico (echtros) di Dio e degli uomini (cf Mt 12, 24-30; Lc 10,19), essendosi snaturato e resosi da sé poneros, «malvagio» (cf Mt 13,19; 1 Gv 3,12; 5, 18; Ef 6,16) e che come tale si oppone ai piani di Dio. Nella parabola del seminatore, è lui che porta via il seme della parola di Dio che cade per strada (Mt 13,19); nella parabola del buon grano e della zizzania, è lui il nemico che semina l’erbaccia (Mt 13,39). Il suo intento malvagio è di cercare di trasformare i figli di Dio in figli suoi: «Non vi ho scelto io voi dodici? Eppure uno di voi è un diavolo» (Gv 6,70); «Il diavolo è il padre da cui voi derivate e volete compiere i desideri del vostro padre» (Gv 8,44); «Anania, come mai Satana ti ha riempito il cuore, fino a cercare di ingannare lo Spirito Santo?» (At 5,3); «Simone, Simone: Satana ha ottenuto il permesso di passarvi al vaglio come il grano» (Lc 22,31). Nella 1 e 2 Gv si parla dell’Anticristo, de “il figlio della perdizione” (2Ts 2,3) e perciò anche il figlio dell’autore della perdizione. Nel linguaggio semitico ciò significa che egli è del tutto sotto l’influsso dell’avversario: l’anticristo è “il cristo del diavolo”, Satana vuole “scimmiottare Dio”… È il colmo di tutte le rivolte umane contro Dio, frutto maturo dello spirito col quale il diavolo ha contagiato l’uomo (Gen 3,5). Ovviamente ciò può anche essere l’espressione dell’uomo che disconosce Dio e lo dichiara morto, che si presenta come il “signore di se stesso” che “si scolpisce le proprie tavole della legge”, che fa di sé la “misura di tutte le cose”».

Il peccato consiste, infatti, nel rifiuto dell’amicizia di Dio, del suo dono di grazia, facendo propria la superbia di Satana: «Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché il diavolo è peccatore fin dal principio. Ora il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo. Chiunque è nato da Dio non commette peccato, perché un germe divino dimora in lui, e non può peccare perché è nato da Dio» (1 Gv 3, 7-9); «Sappiamo che chiunque è nato da Dio non pecca: chi è nato da Dio preserva se stesso e il maligno non lo tocca» (1 Gv 5,18).

Si parla del potere del maligno: può entrare in un uomo, «E allora, dopo il boccone, entrò in lui Satana» (Gv 13,27) quando si descrive la fine di Giuda; può ritornarci con altri sette spiriti peggiori, anche dopo esserne uscito (Mt 12, 43-45); può compiere azioni tali da strabiliare il popolo, come faceva Simon Mago (at 8,9); dispone di un potere particolare in certi tempi: «Questa è l’ora vostra e la potenza delle tenebre» (Lc 22,53); soprattutto dispiega questo potere negli ultimi tempi, come risulta dai discorsi escatologici e dall’Apocalisse. Cristo è venuto sulla terra per affermare l’onnipotente amore del Padre, immolandosi sulla croce per l’azione dello Spirito Santo; per debellare il potere di Satana e annientarlo con il suo sacrificio redentore: «Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anch’egli ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita» (Eb 2, 14-15). I Vescovi italiani nella presentazione al nuovo rituale dell’esorcismo  affermano: “Gesù Cristo ha vinto Satana e ha definitivamente spezzato il dominio dello spirito maligno: egli era il «più forte» che ha vinto il «forte». Con la potenza dello Spirito, santo e santificante, continua incessantemente quest’opera vittoriosa. In lui vincitore anche noi abbiamo vinto. Per chi è radicato in Cristo la paura del demonio, quale stato d’animo che paralizza la vita e la rende cupa, non ha ragione d’essere”.

Don Marcello Stanzione

 
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