Quando anche i testimoni di Geova festeggiavano il Natale |
Attualmente i testimoni di Geova considerano l’uso di festeggiare la nascita di Cristo il 25 dicembre un uso pagano per cui i membri del loro gruppo che lo fanno sono immediatamente espulsi dalla loro organizzazione. Carlo Taze Rusell (1852- 1916), il fondatore della seri studenti biblici che poi sotto il suo successore cambiarono nome autodefinendosi testimoni di Geova, celebrava tranquillamente il Natale. A informarci di tutto ciò sono proprio i testimoni di Geova sul loro annuario del 1976 a pagina 146: “Al tempo del pastore Rusell, si celebrava il Natale nella vecchia casa biblica di Allegheny, in Pennsylnania(…). A Natale il fratel Rusell dava ai componenti della famiglia della casa biblica pezzi da cinque o dieci dollari d’oro (…). Viera un albero di Natale nella sala da pranzo della Betel. Invece del solito “Buon Giorno”, il fratel Rusell augurava “Buon Natale a tutti”. Rusell dunque, il profeta degli ultimi tempi, non seppe leggere nella Bibbia l’origine pagana del Natale, e neppure capì che offrire ... ... doni deve dirsi un gesto di marcata natura pagana. Ci vollero quattordici anni dopo la sua morte, e dieci di governo del suo successore Joseph Franklin Rutherford, perché i nuovi profeti della Torre di Guardia si accorgessero dell’errore. Infatti, solo nel 1928 ebbe luogo la nuova scoperta e d’allora, in poi i fratelli di Betel non celebrarono più il Natale. Oggi tutti i membri della setta si attengono scrupolosamente alla nuova disciplina e rifuggono scandalizzati da una celebrazione non autorizzata da Geova e inventata dalla “grande meretrice” (= la Cristianità ed in modo particolare la Chiesa Cattolica). Per i testimoni di Geova questo è un articolo di fede. E affinché i loro membri siano tenuti ben saldi nelle loro convinzioni, ogni anno puntualmente, nell’approssimarsi del Santo Natale, la Torre di Guardia, che è l’organo ufficiale della loro congregazione, propina da decenni in modo ossessivo le solite idee trite e ritrite sul Natale come festa pagana. Vi aggiunge naturalmente nuovi sofismi adatti alle circostanze, torturando la Bibbia, e sfasando arbitrariamente qualche frase presa qua e là da riviste e pubblicazioni anche cattoliche. Non è difficile capire come questo richiamo alla disciplina col relativo martellamento dell’errore sia necessario e opportuno. Infatti, nel tempo di Natale tutto il mondo, cristiano e non cristiano, gioisce al ricordo della venuta su questa terra del principe della Pace (Isaia 9,5). Solo i testimoni di Geova devono tenersi in dispettoso isolamento come esige la ferrea disciplina della loro organizzazione, aspettando la fine delle festività natalizie per dare un sospiro di sollievo. Sarebbe più coerente per essi se a Natale andassero a lavorare come un giorno qualsiasi… Inculcare l’errore serve a colmare in qualche modo il vuoto e a rimarginare la ferita. Ma la storia del Natale è ben diversa da quella raccontata da la Torre di Guardia. Nessun uomo, che abbia un minimo di cultura, e tanto meno i veri cristiani, pensano lontanamente a “un dio pagano” nella celebrazione del Santo Natale. Vi pensano solo i testimoni di Geova! I veri cristiani, come tutti sanno, a Natale ricordano unicamente la nascita del Salvatore di Dio, eterno e invisibile come Padre, cominciò a essere anche uomo (Giovanni 1,14; Gal. 4,4; Matteo 1,22-25). Nel tempo di Natale i veri cristiani vogliono godere in modo particolare dell’annuncio dell’angelo ai pastori: “Vi annuncio una grande gioia, che sarà per tutto il popolo: Oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è Cristo Signore” (Luca 2,10-11); e vogliono gustare in una forma più intensa i racconti biblici della nascita di Cristo, e risentire con gioia l’inno della moltitudine celeste angelica: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama” (Luca 2,13-14). In effetti, per chi capisce e ragiona, il Natale è la celebrazione di un evento biblico e salvifico, non il ricordo d’una data cronologica. La data specifica del 25 dicembre può anche non corrispondere all’evento. Ma l’evento della nascita del Cristo è una realtà storica, innegabile, indimenticabile, degna di essere celebrata con grande gioia e con grande amore. Che tale evento, ossia la nascita dell’Emmanuele (=Dio-con-noi), sia avvenuto a dicembre o a febbraio o a marzo o a agosto o in qualsiasi altro mese e giorno dell’anno deve dirsi di secondaria importanza. L’essenziale è che sia realmente avvenuto. E così è! Vi fu un giorno nella storia dell’umanità, in cui “un Bambino è nato per noi, ci è stato dato un Figlio (…), che è chiamato Consigliere della Pace” (Isaia 9,5). Questa è la verità che farà libero chiunque la cerca con cuore sincero (Giovanni 8,32). In realtà cosa c’è veramente sotto all’ostilità dei testimoni di Geova nel festeggiare il Natale di Cristo? Essi come gli ebrei, e a differenza di tutte le confessioni cristiane non ammettono che Gesù Cristo sia il Dio incarnato e quindi per essi festeggiare la nascita di Gesù a Natale sarebbe un grave atto di idolatria. In parole semplici essi non possono festeggiare la nascita di Cristo perché non sono cristiani! Don Marcello Stanzione |
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