Il Natale visto dal Beato Guido Maria Conforti |
Venerdì 10 dicembre 2010 il papa Benedetto XVI ha approvato il riconoscimento del miracolo compiuto per intercessione del beato Guido Maria Conforti, fondatore dei Missionari Saveriani, che nel 2011 verrà canonizzato solennemente in San Pietro. Dal libretto della sua beatificazione in piazza San Pietro del 17 marzo 1996 attingo le notizie biografie sul futuro santo. Guido Maria Conforti nasce a Casalora di Racadese nel comune di Cortile S. Martino (Parma) il 30 marzo 1865, da Rinaldo e Antonia Adorni, ottavo di dieci figli. A Parma, presso i Fratelli delle Scuole Cristiane, completa la buona educazione avuta dalla madre. Soleva attribuire la sua vocazione alla catechesi di questi religiosi, oltre che ad una singolare esperienza avuta nella contemplazione del Crocifisso. Nel 1876 entra in seminario, nonostante le resistenze del padre, vi compier con la lode tutti gli studi, distinguendosi per diligenza, pietà, regolarità e obbedienza. In quegli anni è rettore in teologia il Beato Andrea Ferrari. ... ... Ancora chierico, è nominato vicerettore del seminario. Rimarrà nello stesso incarico anche dopo l’ordinazione – 22 settembre 1888 – dimostrando notevoli doti di educatore, ma soprattutto orientando i giovani con la testimonianza della sua santità sacerdotale e la sua carità pastorale. La sua vocazione sacerdotale e missionaria era nata ai piedi del Crocifisso. Scriverà : “Crocifisso è il gran libro che dischiude allo sguardo immensi orizzonti” Non è possibile fissare lo sguardo in questo modello divino senza sentirsi ad ogni più arduo sacrificio. Il Crocifisso è il gran libro che dischiude allo sguardo immensi orizzonti”. Di fatto pur vivendo nella regione emiliana, il suo sguardo si apriva agli orizzonti di tutta l’umanità e non venne mai meno in lui il desiderio ardente di annunciare a tutti gli uomini il Vangelo. Lo “spettacolo”, rivelandogli l’infinito amore di Dio per l’umanità. Nel 1895, fonda una Congregazione di consacrati a Dio con lo scopo unico ed esclusivo della evangelizzazione dei non cristiani. Il 9 giugno 1902 Guido M. Conforti è chiamato a reggere l’Arcidiocesi di Ravenna. Il giorno della ordinazione episcopale emette i voti religiosi insieme al voto di dedicarsi senza riserve all’annuncio del Vangelo nelle missioni estere. A Ravenna la malattia lo costringe a lunghi periodi di inattività. Il senso di responsabilità verso il gregge a lui affidato lo porta a rassegnare le dimissioni. Ritorna quindi umilmente al suo Istituto dover, ricuperata sufficientemente la salute, attende alla formazione degli allievi missionari e alla compilazione delle Costituzioni della sua famiglia missionaria. Verso la fine del 1907 il Papa gli affida la Diocesi di parma. Per quasi 25 anni egli fu il pastore buono, segno vivente della “materna sollecitudine della Chiesa verso tutti gli uomini sia fedeli sia non fedeli, facendo segno di particolare premura i poveri e i più deboli”. L’istruzione religiosa fu il punto capitale del suo impegno pastorale: istituì scuole di dottrina cristiana in tutte le parrocchie e preparò catechisti e catechiste con appositi corsi di cultura religiosa e pedagogica. Primo in Italia, celebrò una settimana catechistica. Compì cinque volte la visita pastorale, celebrò due sinodi diocesani, istituì e promosse l’Azione Cattolica, specialmente giovanile. Curò in modo singolare la cultura e la santità del clero, la formazione dei laici, le associazioni cattoliche, la buona stampa, le missioni del popolo, i Congressi Eucaristici, mariani e Missionari. Ricondusse all’unione gli animi divisi, si adoperò per riportare gli erranti all’ovile e inculcò con appassionato amore l’ossequio in condizionamento al Papa. Discreta e quasi inosservata, ma efficace e risolutiva, la sua presenza nei momenti difficili della storia della città di parma, come durante gli scioperi del 1908 a cui seguì la fondazione di un comitato di avvocati per la difesa dei diritti dei contadini e dei sacerdoti; e in occasione della resistenza al fascismo di una parte della città. Le milizie fasciste si ritirarono il giorno dopo la sua offerta di mediazione e fu evitata la guerra civile. La sollecitudine per la Chiesa a lui affidata, non lo distolse mai dalla “sollecitudine di quelle parti del mondo dove la parola di Dio non è ancora stata annunciata”. Riteneva, anzi, che l’annuncio del Vangelo nel mondo fosse la strada più sicura per rievangelizzare la sua gente. Si prodigò, dunque, instancabilmente nell’impegno per l’evangelizzazione “ad gentes” sia attraverso la sua famiglia missionaria, come collaborando ad ogni iniziativa di animazione missionaria in Italia e nel mondo. Un particolare impegno profuse nel collaborare alla fondazione e alla diffusione della Pontifica Unione Missionaria, di cui fu il primo presidente. “Fu provvidenziale che a realizzare tale progetto fosse al fianco di P. Paolo Manna il piissimo presule Guido Maria Conforti. Egli non solo aiutò egregiamente col consiglio e con l’opera la nascente Unione, ma interpose anche la sua autorità affinché l’Unione ottenesse l’approvazione pontificia”. Nel 1928 egli stesso si reca in Cina per visitare le cristianità e i territori affidati alla famiglia religiosa di cui era il Superiore Generale. Dava così un segno forte di comunione fra le Chiese. Il 5 novembre 1931, affranto dalle fatiche e dall’attività pastorale, ricevuti devotamente il Sacramento degli infermi e il Santo Viatico, professata pubblicamente la propria fede e implorato Dio per il suo clero e il suo popolo, Guido Maria Conforti si addormenta nel Signore. Sono tanti i discorsi proclamati da mons. Conforti nella ricorrenza del Natale: tanti i suoi anni di episcopato e, potremmo aggiungere, di sacerdozio. Da vescovo, spesso utilizza questa circostanza liturgica della natività di Cristo per continuare, nella sua predicazione, la trattazione di temi che gli stanno più a cuore, e che viene svolgendo in un programma di catechesi più ampio; come fa anche per altre ricorrenze liturgiche. Tuttavia, nei suoi interventi in queste occasioni, il Conforti premette sempre una introduzione, al suo parlare, per collegarsi in modo armonico con la festività liturgica che si celebra. Tutte queste premesse alla festa natalizia sono preziose. Da esse si attingono qui alcuni brani esemplari. Il 25 dicembre del 1921 il vescovo dice: “A Betlemme il più povero tra i paesi di Giuda sperduto tra il verde silenzioso dei colli, s’inaugurava 1921 anni or sono il regno dell’amore e della pace annunziato dal soave concerto degli Angeli. Spuntava allora quel giorno che i Patriarchi sognavano come il più bello nel corso dei secoli, nasceva allora il sospirato Messia che Giacobbe morente salutava tre mila anni prima, il desiderio dei colli eterni che Michea aveva annunziato come Re pacifico. Dopo 19 secoli il ricordo di quel giorno radioso riempie di gaudio il mondo credente, s’impone a tutti colla sua semplicità, anche le corde più afone vibrano, anche i cuori più refrattari si scuotono, anche i più scettici, attratti come da forza sovraumana, lo salutano con piacere. Oh che sublime non più veduto spettacolo ci offre il presepio tutto irradiato di luce, fragante di celestiale profumo; il presepio dove su povera paglia è reclinato l’Infante divino che col suo sguardo dolcissimo, col suo vagito infantile meglio che coll’annunzio dei messaggeri celesti, ci chiama intorno a sé per domandarci l’omaggio delle nostre adorazioni e per offrire i tesori delle sue misericordie. Entriamo dunque in spirito di fede nella spelonca di Betlem, come vi entrano chiamati degli Angeli i pastori che stavano a guardia degli armenti nelle campagne vicine e con essi prostiamoci a quella culla. Ma dove è qui lo splendore che ci conviene al grande Re dell’universo? Dov’è la magnificenza della Reggia, la maestà del trono, lo scintillio delle gemme, la sontuosità della corte? Oh Dio quanto sono alti i disegni della divina sapienza e come si allontano dalle corte vedute degli uomini! Non giudichiamo dunque all’umana, e fatti piccoli coi pastori, contempliamo il sublime mistero di questo giorno coll’occhio irradiato della fede, e colla semplicità del fanciullo domandiamole chi sia quel pargolo che oggi riempie di gaudio il cielo e la terra, che attrae tutti gli sguardi, che fa sussultare tutti i cuori. E la risposta che ne avremo sarà tale che con facilità comprenderemo che è giusto e doveroso l’inno della lode e del ringraziamento, della preghiera e della adorazione, che il mondo Cattolico tributa a Cristo Re immortale dei secoli”. Il 25 dicembre del 1927 mons. Conforti nella cattedrale di parma durante l’omelia natalizia dichiara: “Un Bambino infatti giace si una mangiatoia, una Vergine l’ha dato alla luce, egli è il Dio dell’amore, sceso dal Cielo tra gli uomini. Quella destra che trasse dall’orrido seno del nulla gli altri lanciandoli a danzare sull’immensità dello spazio, è qui stretta da misere fasce; quella voce tremenda a cui obbediscono i turbini e le tempeste, che si fa udire sul Sinai fra il balneare dei lampi, il rumoreggiare dei tuoni, lo scrosciare delle folgori, è qui affievolita in vagiti d’infante. Ed è questi dunque, l’aspettato dalle genti, il vaticinato dai Profeti, il sospiro incessante di oltre 40 secoli? E’ questi il Verbo di Dio, il Re immortale dei Secoli, il cui regno pacifico conquisterà tutte quante le nazioni e non vedrà tramonto? L’orgoglio umano si rifiuta di riconoscerlo come tale, ma la luce che da quelle mangiatoia irradia tutta all’intorno e dissipa le tenebre della notte, ma gli Angeli che danzano esultanti, cantando assieme alle cetre d’oro un inno non più udito sulla terra di Giacobbe, ma i pastori che accorrono da ogni parte per adorare il neonato Bambinello, costringono alla Fede ed all’amore. Per questo tutti i popoli della terra, illuminati dal vivido raggio della fede, esultano in questo lieto giorno di una gioia tutta speciale, ineffabile, perché non terrena, ma celeste. Sconviene infatti la tristezza, al dir di Leone Magno, quando nasce la vita. Per tutti vi è motivo di gioia: per il Santo che si vede avvicinare il premio, per il peccatore a cui si offre il perdono, per il pagano, per il barbaro che è chiamato alla luce ed alla vita di Cristo! Per questo motivo la Chiesa dopo 19 secoli ripete ancora ai suoi figli, come già gli Angeli ai Pastori: “ Gaudium magnum evangelizo vobis – vi annunzio una grande letizia”, oggi è nato il Salvatore del mondo. E come potrebbe essere altrimenti? Vi è mai stato giorno che abbia dato agli uomini ciò che la notte di Natale ha loro apportato nelle sue tenebre? In quella notte gli sventurati hanno acquistato un fratello, gli schiavi un liberatore, i fanciulli un amico, i dotti un maestro, i re un modello, la morte stessa un vincitore. Oh! Si rallegrino pure gli uomini nel Signore come la terra si rallegra ogni mattina quando sorge il sole a liberarla dalle tenebre. Il Natale è la grande aurora della nostra liberazione; Gesù Cristo nascente è il sole di giustizia che sorge nel mondo per allontanarne le ombre della morte. Io quindi non so ripetermi altra parola che questa: “Gaudium magnum evangelizo vobis- vi annunzio un grande , lieto evento”. Don Marcello Stanzione |
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