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La Beata Anna Maria Adorni e gli Angeli PDF Stampa E-mail

La Beata Anna Maria Adorni e gli AngeliAnna Maria Adorni beatificata nella Cattedrale di Parma il 3 ottobre 2010, nasce il 19 giugno 1805 a Fivizzano (Massa Carrara), da Matteo Adorni ed Antonia Zanetti. Viene battezzata nella Chiesa Parrocchiale di Fivizzano e riceve i nomi di Anna Maria, Carolina, Emilia. I genitori ricchi di virtù cristiane educano la loro unica figlia secondo gli insegnamenti della fede. La piccola Anna Maria spesso si ritira in un angolo solitario del giardino di casa per leggere i periodici illustrati, dove appaiono le attività di evangelizzazione dei Missionari nelle terre di missione. Affascinata da questi racconti, a sette anni, con la sua amica parte da casa con l’intenzione di raggiungere le Indie per portare Cristo a coloro che ancora non avevano avuto occasione di conoscerlo. Fortunatamente, un compaesano incontra le due bambine e le riconduce a casa. Nel 1820 perde il padre e, per motivi di lavoro, si trasferisce a Parma con la madre, dove viene scelta all’ufficio di istitutrice presso la famiglia dei nobili Ortalli. A vent’anni, ... 

...   essa sente fortemente la chiamata ad abbracciare la vita religiosa tra le monache Cappuccine. Dato che la mamma si oppone a questo suo desiderio, nel 1826 sposa il Dott. Antonio Domenico Botti, addetto alla Casa Ducale di parma. Fu un matrimonio felice. Nascono sei figli, i quali morirono in tenera età, ad eccezione di Leopoldo che abbraccerà la vita monastica nell’Ordine Benedettino. Nel 1844 perde il marito, che ha sempre circondato di vero amore. Profondamente afflitta per questa perdita, non si ripiega su se stessa e la sua sofferenza, ma sente risvegliarsi nel suo cuore la chiamata alla vita religiosa. Tuttavia non entra in alcun Istituto religioso, ma si dedica con amorosa attenzione all’educazione dei suoi quattro figli. Anna Maria, segue il consiglio del direttore spirituale, Padre Attiliano Oliveros, abate benedettino, intraprende un cammino di carità a sollievo specialmente delle carcerate, per le quali fu in Cristo madre e sorella. Le avvicina con umiltà, le ascolta con affabile serenità, le innalza con la speranza e la preghiera alle cose celesti, in modo tale che il carcere sembrava cambiato in un convento. Molte signore, attratte dai suoi esempi, decidono di unirsi a lei in quest’opera di carità. Anna Maria fonda l’Associazione “Pia Unione delle Dame visitatrici delle carceri”, riconosciuta nel 1847 dal vescovo di parma ed approvata dalla Duchessa Maria Luigia d’Austria, con lo scopo di dare assistenza spirituale alle detenute. Santamente sollecita anche delle donne dimesse dal carcere e delle fanciulle pericolanti ed orfane, Anna Maria decide di prendere in affitto una casa per loro. L’opera prende il nome di “Buon Pastore”, ispirandosi a Cristo – e così verrà chiamata anche in seguito. Superando innumerevoli difficoltà, per tale opera trova una sede adatta nell’antico convento dedicato a San Cristoforo. Per provvedere in maniera più adeguata all’opera iniziata, il 1° maggio 1857 fonda una famiglia religiosa, per alimentare quella fiamma di carità che lo Spirito Santo ha acceso nel suo cuore. Nel 1859, esse si consacrano a Dio con i voti di castità, obbedienza e povertà e con un quarto voto per il recupero delle donne cadute, per la tutela delle pericolanti e per la materna assistenza alle derelitte e alle orfane. Le Regole della nuova Congregazione religiosa vengono approvate definitivamente nel 1893.

Madre Adorni ha nutrito un grande amore per la Vergine, amore che doveva diventare un elemento fondante della spiritualità della sua nuova famiglia. Così infatti esorta le sue Figlie spirituali: “Da loro un consiglio, anzi lo accompagno con un affettuoso comando, di prendere la beatissima Vergine per specchio e modello di ogni virtù, con le quali devono adorare le loro anime; per mezzo di Lei devono governarsi e ordinare la loro vita”. Anna Maria, sempre intenta alle opere di carità, colpita da paralisi, il 7 febbraio 1893, notissima per fama di santità, in Parma passa da questo mondo al Padre. Tutta la vita di madre Adorni fu esercizio di intensa carità, con cui si sforzò di imitare il Salvatore, il quale “ci ama e diede la sua vita per noi”. Ebbe come fonte inesauribile di amore la comunione con Dio, alla cui presenza sempre camminò.

Come essa stessa confessò in vecchiaia, già da molti anni Dio le aveva concesso la grazia di non distogliersi mai dall’intima comunione con Lui, in modo tale che, benché piena di occupazioni, dedita, all’educazione delle fanciulle, impegnata in colloqui ed occupata da affari di ogni genere, mai si dimenticò di Dio presente in lei. Infatti, essa pregava sempre e in”ogni circostanza”, veramente degna di essere chiamata comunemente dalle sue figlie “Rosario vivente”, come se questo fosse il suo amore.

Era attratta da singolare devozione all’Eucarestia; partecipando ad essa con fede, alimentava tutti i bisogni nelle loro necessità. Non vi era in essa alcuna frattura tra contemplazione ed azione; con la stessa fede e carità tendeva a Dio nella preghiera e comunicava con Cristo vivente negli infelici, ricercandolo e servendolo in loro, né poteva mai separarsi dal suo amore. La beata era particolarmente devota agli spiriti celesti, in particolare a San Michele e a san Gabriele. Una suora della sua congregazione alla “positio” per la beatificazione dichiarò: “Camminavo un giorno a fianco della Madre Maestra Sr. M. Carolina, quando giunte alla porta di accesso alle scale che conducono nei vari reparti, Madre Maestra si fermò e mi disse: “ Se al mio posto vi fosse la Madre Fondatrice, la vedrebbe ora, come accadde a me di vederla varie volte, a ritrarsi un poco in disparte “per cedere il passo – come diceva Lei- all’Angelo Custode”. Un altro  episodio quando le era vivo ancora il marito: da sposata, uscita un giorno con un abito più vistoso ed elegante del solito venne fermata in mezzo alla via da un giovane che le disse: “Codesto abito che indossa non le conviene, sa di vanità”.

La beata. meravigliata che un giovane forestiero le facesse tale osservazione, rispose: “Sono io forse immodesta?”. Ed alzato lo sguardo in attesa di risposta, non vide nessuno. Anna Maria Adorni ritenne, come ebbe più volte ad affermare alle sue religiose, essere stato il suo buon Angelo Custode apparsole sotto forma di giovane sconosciuto. Giunta a casa si spogliò di quel vestito che più non rimise.  La beata Adorni quando sapeva di qualche anima restìa a ritornare a Dio, pregava il suo Angelo Custode di mettersi d’accordo con l’Angelo Custode di quell’anima di cui desiderava la conversione, perché lavorassero di comune accordo per la sua salvezza e consigliava le Suore a fare altrettanto in casi simili e stessero sicure che gli Angeli avrebbero adempiuto felicemente il loro incarico. Se il Confessore tardava a venire e la madre Adorni sapeva che qualche anima aveva bisogno del suo Ministero Sacerdotale presso le suore, inviava il suo Angelo Custode a chiamarlo e il Confessore immediatamente veniva all’Istituto.

La Beata inoltre aveva messo l’Istituto di suore Ancelle dell’Immacolata da lei fondato sotto la particolare protezione di S. Michele Arcangelo perché lo difendesse dagli assalti del demonio.

Don Marcello Stanzione

 
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