Sintesi della lettera dell'Arcivescovo Luigi Moretti ai fedeli |
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... aver ricordato come il Natale sia, nella sua essenza, una grande celebrazione della famiglia, rappresentata dalla famiglia di Nazareth,”chiesa domestica”, continua nella sua “visita” alle famiglie e scrive: “Varcare, seppure idealmente, la soglia delle vostre case, in questo mio primo ‘Natale salernitano’ significa compiere il passo decisivo per fare in modo che un incontro si trasformi in conoscenza, e che quindi il nostro rapporto diventi più pieno e più significativo”, e aggiunge: “Proprio in questa luce so bene che addentrandomi sempre più nelle vostre case e approfondendo la nostra conoscenza, ci troveremo, a un tratto, ad affrontare, accanto alle attese e alle speranze, anche il bivio delle ansie e delle preoccupazioni”. In questa parte della lettera l’arcivescovo affronta le grandi emergenze sociali che, in qualche modo, coinvolgono quasi tutte le famiglie. “Immagino che ci troveremo a parlare del futuro dei vostri figli; delle loro giuste aspettative per un dignitoso inserimento nel mondo del lavoro, così difficile da realizzare. Ma, allo stesso tempo, so bene che, all’interno di molte famiglie, può esservi il dramma di chi, già avendo alle spalle una vita di impegni e di sacrifici, si trovi a correre il rischio della disoccupazione o del ricorso agli strumenti, sempre precari, dei cosiddetti ‘ammortizzatori sociali’”. Mons. Moretti, quasi sottolineando con maggior vigore il senso delle sue parole, rivolge un accorato appello alle istituzioni e agli organismi di rappresentanza ad ogni livello, “ perché il servizio al bene comune solleciti ogni iniziativa utile ad allargare il campo delle offerte di lavoro, e a rendere così concrete le possibilità di uno sviluppo mirato a una crescita del territorio davvero a misura d’uomo”. Naturalmente tanti altri sono i motivi di preoccupazione che allignano nelle famiglie, non ultima la sofferenza. Ebbene, per mons. Moretti, “quella del dolore e della sofferenza e la prima ‘stanza’ nella quale vorrei soffermarmi. Chi soffre deve sapere di avere un posto privilegiato nel cuore del Vescovo”. Nel suo primo messaggio natalizio il vescovo non poteva dimenticare quelli che lui chiama “gli ultimi della fila”. “I poveri – scrive mons. Moretti - devono essere, invece, i ‘primi della fila’ della nostra comunità capace di distinguersi nella solidarietà e di farsi prossimo in ogni direzione, a partire da quella del disagio. Di fronte ai poveri non possiamo mai avere, tantomeno nella festa della Grotta di Betlemme, il cuore in pace”. Un ultimo pensiero è rivolto ai sacerdoti, “il braccio, ma anche il cuore del vescovo”. La lettera si chiude con l’augurio che “la luce di Cristo possa illuminare ogni nostro passo in quel cammino personale e comunitario che ci raccoglie in unico corpo e ci costituisce come popolo santo in attesa del realizzarsi del regno di Dio”. |
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