Papa San Leone I Magno e l’Arcangelo Michele |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions Dopo il Concilio Vaticano II il rinnovato calendario cattolico dei santi ci fa festeggiare il Papa Leone Magno al 10 novembre, mentre i cristiani ortodossi lo ricordano il 18 febbraio. Fu acclamato Magno cioè il grande per aver saputo affermare con energia il primato della sede petrina proprio in un momento molto complesso e difficile per le sorti del Cattolicesimo. Gli valsero tale riconoscimento anche le capacità diplomatiche con cui riuscì a placare le tensioni all’interno della Chiesa e la fermezza con cui fronteggiò condottieri sanguinari e temibili come Attila, re degli unni, da l papa convinto a ritirarsi dall’Italia e a tornare in Pannonia, e poi Genserico, capo dei Vandali da cui almeno riuscì ad ottenere che non ci sarebbero state stragi di cittadini inermi, che le basiliche sarebbero state risparmiate dal saccheggio e che la Città eterna non sarebbe stata incendiata. Secondo il Liber pontificalis era di origine toscana, probabilmente di Volterra. Iniziò la carriera ecclesiastica a Roma al ... ... tempo di papa Celestino I, raggiungendo una posizione eminente in seno al clero romano; fu arcidiacono sotto Sisto III. Mentre si trovava in Gallia alla guida di una legazione romana che doveva risolvere il conflitto fra il patrizio Ezio e il prefetto del pretorio Albino fu eletto papa dal clero, dalla nobiltà e dal popolo. Il V secolo segna il momento più critico dell’Impero Romano che entra in una fase di piena decadenza, sgretolandosi sotto i colpi dell’invasore barbaro. Gli ultimi imperatori, deboli e inetti, delegano l’amministrazione a prefetti, ministri e funzionari corrotti, consegnando di fatto il potere nelle loro mani. L’esercito romano è ormai formato quasi esclusivamente da mercenari, poco motivati e non più forgiati dalla dura disciplina militare dei secoli precedenti. Il lungo pontificato di papa Leone I durò 21 anni, dal 29 settembre del 440 al 10 novembre del 461, giorno della sua morte. In questo periodo si avvicendarono ben quattro Imperatori: Avito, Valentiniano III, Petronio Massimo e Maggiorano. L’idea fondamentale che Leone portò avanti, e che gli valse il titolo di Magno, fu quella della costruzione della centralità di Roma e dell’Episcopato Universale. Oltre alla crisi politica derivante dall’immensa macchina imperiale ormai in disfacimento, imperversavano le controversie teologiche sulle due nature, umana e divina del Cristo. Ecco che quindi il papa Leone I dovette far fronte ad una doppia minaccia, quella politica ad Occidente, e quella teologica ad Oriente. Custode e difensore della cristianità uscita dal Concilio di Calcedonia, le sue più strenue battaglie le combattè contro l’eresia, in particolare contro il Priscillanismo, ancora vivo in Spagna, contro il monofisismo propugnato dal monaco eresiarca Eutiche nel corso del Concilio di Efeso e contro quella che passa come la madre di tutte le eresie: il Manicheismo. La dottrina di Leone Magno sul demonio è magistralmente sintetizzata e riproposta nella sua lettera a Turibio vescovo di Astorga (del 446),in cui vengono condannati gli errori priscillianisti: “ Essi pretendono che il diavolo non sia mai stato buono e che la sua natura non è opera di Dio, ma che egli è uscito dal caos e dalle tenebre, perché di fatto non ha autore del suo essere, ma è egli stesso il principio e la sostanza di ogni male, mentre la vera fede, la fede cattolica, professa che la sostanza di tutte le creature, sia spirituali che corporee, è buona, e che il male non è una natura, dal momento che Dio, creatore dell’universo, ha fatto soltanto ciò che è buono. Perciò lo stesso diavolo sarebbe buono se fosse rimasto nello stato in cui era stato fatto. Purtroppo, poiché egli ha fatto cattivo uso della sua naturale eccellenza e non è rimasto nella verità(Gv 8,44), non si è senza dubbio trasformato in una sostanza contraria, ma si è separato dal sommo bene, al quale avrebbe dovuto aderire…” Ma il papa Leone è conosciuto universalmente per il suo incontro con Attila. Sconfitto in Gallia dal generale Ezio, Attila, con i superstiti ancora formidabili e temibili del suo esercito, invade l’Italia. Nella primavera del 452, egli minaccia Roma. Nella città, le autorità laiche perdono la testa e scappano per la grande paura del barbaro invasore; l’imperatore Valentiniano ed i suoi ufficiali non hanno che un’idea sola: fuggire! La popolazione, abbandonata, miserabile, atterrita, si volge allora verso il solo protettore possibile, il pontefice Leone I. Leone ha la stoffa dei grandi papi, dei grandi amministratori e dei grandi santi. Con un assiderante coraggio, egli decide di andare, scortato solamente da alcuni sacerdoti, davanti ad Attila, e di chiedergli di risparmiare Roma ed i Romani. Missione impossibile, probabilmente mortale. Per ricordarlo al pontefice, vi è l’esempio, non molto vecchio, del vescovo di Reims, Nicasio, massacrato dagli invasori Vandali che voleva pacificare ; era nel 407, ieri, ed i Barbari dell’epoca non erano certo più malvagi degli Unni... Leone I non si lascia dissuadere dalla sua cerchia, ma, prima di andare incontro ad Attila egli consacra solennemente la Città a San Michele. E l’incredibile si realizza: Attila si lascia sedurre dal bottino che gli offre il papa ed accetta di risparmiare Roma. Nella famosa Leggenda Aurea di Jacopo da Varaggine è scritto che quando i due capi si affrontarono sul Mincio, trovatisi l’uno di fronte all’altro, scesero da cavallo per accordarsi. All’improvviso Attila si gettò ai piedi del pontefice dicendogli di chiedere qualunque cosa volesse. Il papa lo invitò ad abbandonare l’Italia e di rilasciare i prigionieri. La cosa fu fatta all’istante. Quando poi i guerrieri unni chiesero al loro capo la ragione di quella decisione, Attila rispose di aver visto accanto al Pontefice “ Un soldato fortissimo, in piedi, con la spada sguainata che diceva: “ Se non ubbidisci a quest’uomo, tu e tutti i tuoi morirete””. In rendimento di grazie, una chiesa è innalzata all’Arcangelo sulla Via Salaria, all’uscita di Roma, sotto il nome di San Michele e dei Santi Angeli (Non resta più nulla oggi di San Michele della Via Salaria. Salvo la festa della sua dedicazione, il 29 settembre, che era la data di elevazione al pontificato di Leone I e che è divenuta, poi, la festa di San Michele). Non è che un inizio. Nel 1754 papa Benedetto XIV lo proclamò Dottore della Chiesa. Leone fu il primo Pontefice che prese il titolo di Magno. Le sue spoglie furono sepolte dapprima nell’atrio di San Pietro e successivamente all’interno. Don Marcello Stanzione |
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