In memoria di don Giancarlo Gramolazzo |
Il presidente internazionale degli esorcisti cattolici don Giancarlo Gramolazzo dopo una lunga malattia è morto all’età di 65 anni. Don Giancarlo si dedicò per oltre 30 anni al duro e difficile ministero di esorcista pur essendo affetto dall’età di 40 anni di un brutto tumore. Lascia in tutti il ricordo di un sacerdote culturalmente preparato e sempre attento alle sofferenze del prossimo. La Chiesa ha la chiara coscienza di essere chiamata a combattere contro il male e ad offrire la guarigione integrale della persona dal peccato. La redenzione non riguarda solo l’anima ma la persona nella totalità delle sue dimensioni (fisica, intellettiva, spirituale, affettiva, ecc.), persona che soggiace al potere del peccato originale e dei peccati originati, che hanno inquinato e inquinano l’uomo e le sue relazioni con Dio, i fratelli, se stesso e il creato. I vangeli mettono spesso in relazione il peccato con la malattia: la guarigione fisica come espressione della guarigione interiore. «Il potere viene donato all’interno ... ... di un contesto missionario, non per esaltare le loro persone, ma per confermare la missione»34. In questa luce il potere di scacciare il maligno è sfruttato dai primi autori cristiani nella loro apologia della «nuova religione», per illustrare il potere di Cristo attraverso il confronto tra gli esorcisti pagani e quelli cristiani35. Giustino (sec. II), ad esempio, mette in correlazione la missione di Cristo e della Chiesa con la rovina dei demoni, affermando: «Cristo è nato per volontà del Padre a salvezza dei credenti e a rovina dei demoni. Voi potete farvene la convinzione da ciò che vedete con i vostri occhi. In tutto l’universo e nella vostra città (Roma) ci sono numerosi indemoniati che gli altri esorcisti, incantatori e maghi non hanno potuto guarire; invece molti di noi cristiani, comandando loro nel nome di Gesù Cristo, crocifisso sotto Ponzio Pilato, li abbiamo guariti riducendo all’impotenza i demoni che possedevano gli uomini» (II Apologia, VI, 5-6); «Qualunque demonio che venga comandato nel nome del Figlio di Dio – generato prima di ogni creatura, che nacque da una Vergine, si fece uomo soggetto al dolore, fu crocifisso dal vostro popolo sotto Ponzio Pilato, morì e risorse dai morti e salì al cielo – qualunque demonio, dico, comandato in forza di questo nome rimane vinto e sopraffatto. Ma provatevi voi a scongiurare per tutti noi dei re, dei giusti, dei profeti o patriarchi che siano stati tra voi, e vedrete se un solo demonio fuggirà debellato» (Dialogo con Trifone). Similmente si esprime Cipriano (III sec.): «Vieni a udire con i tuoi propri orecchi i demoni, vieni a vederli con i ruoi occhi nei momenti in cui, cedendo ai nostri scongiuri, ai nostri flagelli spirituali e alla tortura delle nostre parole, essi abbandonano i corpi dei quali avevano preso possesso. Vedrai come stanno avvinti sotto la nostra mano e come tremano in nostro potere quelli che tu collochi così in alto, onorandoli come signori» (Contro Demetrio, XV). La missione evangelizzatrice della Chiesa si concretizza nell’impegno per la liberazione dell’uomo da ogni limite e schiavitù per rendere la vita obbedienza fiduciosa all’amore provvidente di Dio Padre. Si comprende così la preoccupazione del nuovo rituale di considerare l’esorcismo non un affare privato tra esorcista e diavolo, ma un atto ecclesiale, rispondente alla natura e ai fini della Chiesa, corpo mistico di Cristo. In tutte le culture e le religioni in cui si crede all’esistenza e all’azione di potenze demoniache e di spiriti maligni troviamo pratiche esorcistiche per liberare e liberarsi da forze nocive, malattie fisiche e psichiche. Nelle religioni cosiddette «primitive» il compito è affidato agli stregoni, ai sacerdoti attraverso la recita di formule e testi magici con urla, fischi accompagnati dallo strepito di alcuni strumenti e determinati gesti (imposizione delle mani, soffiare, sputare in direzione degli spiriti, ecc.). Questo è attestato già nei riti della religione assiro-babilonese. Anche il giudaismo conosce riti esorcistici, testimoniati dal Nuovo Testamento: Gesù rispondendo alle provocazioni di quanti lo accusavano di servirsi del nome di Beelzebul per scacciare i demoni, afferma: «E i vostri figli in nome di chi li scacciano?» (Mt 19, 13-14). Gli Atti degli Apostoli (at 19.13-14) parlano di esorcisti ambulanti che impararono ad usare il nome di Gesù nei loro esorcismi. La prassi esorcistica nel giudaismo è confermata da Giuseppe Flavio nelle Antichità giudaiche, e la troviamo anche a Qumran. S. Atanasio riferisce dell’uso presso gli Ebrei della Scrittura negli esorcismi. Nel NT Gesù scaccia i demoni con la potenza della sua parola (Mc 4, 25-26), in virtù della potenza dello Spirito di Dio che è in lui (Mt 12, 22-32), detto anche dito di Dio (Lc 11,20), imponendo le mani (Mc 5, 32). I suoi discepoli ricevono da Cristo il potere di scacciare il maligno (Mt 10,7), e la riuscita dipende dalla potenza della parola di Cristo e dalla fede in lui (la preghiera e il digiuno: Mc 9, 28-29), con l’imposizione delle mani (Mc 16,18). Tertulliano attesta anche il gesto dell’insufflazione. La Tradizione Apostolica aggiunge segni sulla fronte, sulle orecchie e sul naso. Lattanzio, nel IV secolo, attesta il segno della croce unito all’invocazione del nome di Cristo. Tra il III e il IV secolo vengono introdotti tutti gli elementi del rito degli esorcismi caratteristici della liturgia romana sino ad oggi. Tra i rituali di esorcismi più importanti bisogna menzionare quello in uso fino all’attuale De exorcismis, vale a dire il rituale di Paolo V del 1614 contenuto nel titolo XII: De exorcizandis obsessis a demonio del Rituale Romanum. In quest’ultimo «i vari gesti, letti alla luce delle formule che li accompagnano – pur influenzati indubbiamente dalla cultura franco-germanica dell’alto Medioevo e da una visione pessimistica della realtà creata considerata sotto il potere di Satana – si caratterizzano chiaramente per il riferimento alla vittoria di Cristo sul demonio e l’implorazione dello Spirito Santo che attua nel presente la sua vittoria pasquale e prende il posto lasciato libero dallo spirito del male». L’azione della Chiesa di liberazione dei suoi figli si realizza in modo ordinario attraverso la preghiera e i sacramenti, in particolare la penitenza, infatti I fedeli, anche se rinati in Cristo, sperimentano tuttavia le tentazioni del mondo; devono perciò vigilare con la preghiera e con la sobrietà della vita, perché il loro nemico, «il Diavolo, come leone ruggente, va in giro cercando chi divorare» (1 Pt 5,8). A lui devono resistere forti nella fede, «sostenuti dalla forza del Signore e dal vigore della sua potenza» (Ef 6,10) e sorretti dalla preghiera della Chiesa, con la quale essa chiede che i suoi figli siano sicuri da ogni turbamento. Per la grazia dei sacramenti, e specialmente dalla celebrazione frequente della Penitenza, acquistano forza per arrivare alla piena libertà dei figli di Dio (cf Rm 8,21). È indispensabile quindi che il cammino di liberazione sia accompagnato da una intensa vita sacramentale e di preghiera, non solo della persona disturbata ma anche dei suoi parenti. Salvaguardare e accrescere lo stato di grazia è la vittoria contro l’azione ordinaria del demonio (tentazione) ed è, insieme, la migliore prevenzione contro la sua azione straordinaria. La Chiesa ha ricevuto da Cristo la missione di continuare la sua opera salvifica, quale sacramento della redenzione. Ogni aspetto della sua vita è esplicitazione ed evidenza di tale potere, in vista del quale è continuamente arricchita di doni e carismi dallo Spirito Santo. Chiamata a donare la liberazione interiore ed esteriore dal peccato e da tutto ciò che ostacola gli eletti nella loro adesione alla parola di Dio, la Chiesa amministra il potere della Croce e della Risurrezione. L’esorcismo allora diviene un’espressione del «cantare» nel tempo, per il dono dello Spirito Santo, il mysterium paschale di Cristo, che ha vinto il Maligno e i suoi frutti di morte. L’attività di liberazione è di per sé celebrazione da parte della Chiesa del dono dell’amore del Padre in Cristo per la potenza santificante dello Spirito a vantaggio dei figli di Adamo, sottomessi al giogo del peccato. Don Marcello Stanzione |
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