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In diecimila fedeli per l’anniversario della morte di Natuzza PDF Stampa E-mail

In diecimila fedeli per l’anniversario della morte di NatuzzaIl primo Novembre diecimila persone sono arrivate a Paravati in Calabria per partecipare alla messa presieduta dall’ordinario diocesano mons. Luigi Renzo in suffragio di Natuzza Evolo nel primo anniversario della morte. La celebrazione eucaristica si è svolta sul piazzale su cui si sta costruendo una grande chiesa dedicata a Maria Immacolata Rifugio delle anime  Natuzza Evolo nacque a Paravati, una frazione del comune di Mileto. Il padre, Fortunato, qualche mese prima che lei nascesse, nella speranza di poter aiutare la famiglia, era emigrato in Argentina, da dove non tornò mai più e dove si creò una nuova famiglia. La madre, Maria Angela Valente, rimasta sola con una numerosa famiglia da accudire, si adattò ai lavori più umili per sfamare la famiglia. Natuzza (un diminutivo di Fortunata molto diffuso in Calabria) cercò di aiutarla accudendo gli altri fratelli, non potendo frequentare regolarmente la scuola e restando quindi con un livello di istruzione molto limitato, quasi analfabeta. Il ... 

... sensazionale irrompe nella vita di Natuzza alla tenera età di dieci anni.

Un giorno la fanciulla è sola in casa, sente bussare alla porta, apre e si trova faccia a faccia con un monaco dalla statura imponente e dagli occhi luminosi. Natuzza pensa che quel religioso è lì per chiedere la questua, d’impulso apre la madia per fargli constatare la loro estrema miseria. Incoraggiata dal sorriso del monaco chiede una grazia che le viene concessa. Quel monaco come dirà in seguito Natuzza è san Francesco di Paola (1416-1507) il massimo santo calabrese che apparse parecchie volte alla mistica di Paravati.

Un altro fatto straordinario accadde nella parrocchia di Santa Maria degli Angeli a Paravati. E’ il giorno della sua prima Comunione e nel ricevere sulla lingua Gesù Eucaristia, Natuzza si accorge di avere la bocca piena di sangue, ovviamente prova un grande sconcerto e vorrebbe riferirlo al sacerdote ma poi pensa che sia un fatto normale e se ne torna a casa. Alla fine del 1938, lo straordinario irrompe in maniera continuativa nella sua esistenza mentre è a servizio presso la casa di uno stimato avvocato di Mileto. Natuzza ha ormai quattordici anni e svolge il suo lavoro con amore e precisione tanto che la padrona di casa le affida non solo le chiavi di casa ma anche quelle della cassetta dei soldi. E’ di questo periodo una trasudazione ematica ad un piede in assenza di ferite, trasudazione che dopo qualche tempo riguarda anche le mani, il volto, il petto e le spalle. In concomitanza con questi fatti ematici sogna un defunto: il signor Francesco Risi, che le predice le sudorazioni sanguinee, che al momento si accompagnano a disturbi di tipo convulsivo che vengono scambiati per crisi epilettiche.

L’adolescente, al termine di queste crisi, ha visioni della madonna, di Gesù davanti alle quali si inginocchia, prega, ed invita gli astanti a fare altrettanto. Accanto a queste visioni straordinarie del Signore, della Vergine o degli Angeli che si presentano a lei come bambini luminosi, vede anche persone normali nell’aspetto esteriore, ma che risultavano essere anime di defunti in Purgatorio e per questo motivo la ragazza prorompe spesso in un pianto dirotto, ma con il passare del tempo instaura con queste anime un rapporto di confidente amicizia. Ovviamente in un primo momento questa familiarità di Natuzza con i defunti suscita perplessità e critiche nelle autorità religiose per “una medianità” insolita rispetto a quella dei medium tradizionali: le anime del Purgatorio che invece appaiono a Natuzza le chiedono preghiere e suffragi, invitano alla penitenza e raccomandano che i loro cari parenti si accostino ai sacramenti della Confessione e della Comunione per poter meritare la salvezza eterna.

Pensando che Natuzza sia una indemoniata viene sottoposta ad alcuni esorcismi nella Cattedrale di Mileto. Una sera, dopo un solenne esorcismo, vede nella sua stanza san Tommaso d’Aquino che le disse: “Ora una benedizione te la do io: da ora in poi vedrai i defunti più spesso, sia di giorno che di notte”. Le anime si qualificano a Natuzza o mediante un’apparizione o scomparsa improvvisa oppure su informazione del suo angelo custode e, di tali anime, Natuzza ha una percezione psico-simil-sensoriale propriamente di freddo quando scambiandoli per persone viventi, le capita di porgere loro la mano. Natuzza afferma che in genere l’aspetto fisico di queste anime dei defunti è quello dei loro ultimi giorni di vita, particolare di rilievo è il vestito indossato cioè quello preferito dall’estinto e non quello della sepoltura. Natuzza stessa è del parere che ciò avviene per facilitare il riconoscimento dell’anima da parte dei suoi parenti. E’ stato giustamente osservato che una testimonianza dell’esistenza dell’aldilà in maniera così marcata, con la visione di numerosissime anime, non si è mai verificata nella storia documentata della mistica, né si può insinuare un’evocazione spiritica dei defunti in quanto le anime si presentano spontaneamente, indipendentemente dalla sua volontà ed altre anime accompagnano le persone che come vedremo si recavano dalla mistica.

Uno di questi episodi a casa Collòca si svolse così: “Due persone che Natuzza non conosceva andarono a fare visita alla signora Alba Colloca che le ricevette in salotto e ordinò alla ragazza di preparare il caffè da offrire loro. Natuzza preparò quattro caffé e li portò su un vassoio, ma quando la signora li offrì agli ospiti, Natuzza le chiese perché non avesse servito il caffé anche al sacerdote che era seduto con loro. In realtà non c’era nessun sacerdote, ma Natuzza insistette che era lì e lo descrisse minutamente. I due ospiti confermarono subito che Natuzza aveva descritto con grande precisione un loro parente sacerdote che era morto qualche anno prima.” Altre volte la ragazza vide e descrisse altre persone che in realtà erano parenti o amici dei Colloca che erano defunte da tempo. Inoltre spesso veniva trovata completamente svenuta, per poi raccontare che aveva parlato con la Madonna, con Gesù o con degli angeli.

Tutto ciò preoccupò la famiglia Colloca che decise di rivolgersi al parroco don Antonio Albanese, che la esorcizzò. Infine una sera i Colloca, preoccupati per quei fatti inspiegabili, pensarono di licenziarla. Ma quando la signora Colloca andò per comunicargli quella decisione, Natuzza, prima che lei potesse parlare, la accolse piangendo e le chiese perché volessero mandarla via, qualche momento prima era entrata nella sua camera una signora anziana, con la voce rauca, che lei non conosceva e che aveva detto di essere la madre della signora Colloca, che l’aveva già informata. Quella signora era la madre della signora Colloca, morta prima che Natuzza potesse conoscerla.

Nel 1941 Natuzza si ritirò da quel lavoro , andò a vivere presso la nonna materna e pensò di farsi suora, ma venne sconsigliata, proprio perché protagonista di tutti quegli episodi inquietanti. La madre decise allora di farla sposare e le propose il matrimonio con un giovane, figlio di amici, di professione falegname, che in quel momento prestava servizio nell’esercito. Il futuro marito accettò di sottoscrivere un contratto in cui si impegnava ad accettare di avere una moglie un pò particolare e a lasciarle tutta la libertà possibile affinché lei potesse seguire la sua vocazione di disponibilità verso il prossimo. Trovandosi lo sposo in guerra, il matrimonio avvenne per procura il 14 agosto 1943. Fu un matrimonio felice e la coppia ebbe cinque figli: Salvatore (1945), Antonio (1947), Anna Maria (1950), Angela (1954) e Francesco (1956).

Per tutta la vita si moltiplicarono gli episodi paranormali, quali presunte apparizioni e colloqui con Gesù Cristo, la Madonna, angeli, santi e defunti, la comparsa di stimmate ed effusioni ematiche accompagnate da stati di sofferenza durante il periodo pasquale, momenti di estasi. Svariate testimonianze le attribuirono anche il "dono dell'illuminazione diagnostica". Per decine di anni ricevette presso la sua abitazione migliaia di persone provenienti da tutto il mondo per incontrarla, principalmente nella speranza di avere notizie dall'aldilà dai propri defunti o indicazioni sulle proprie malattie. Moltissimi testimoniarono di aver ricevuto grazie e benefici dopo la visita alla sua persona.

Su sua ispirazione si costituì nel 1987 un'associazione (poi diventata fondazione, presso cui Natuzza ha trascorso il resto della sua vita) con l'obiettivo di creare a Paravati un complesso che inglobasse un santuario mariano, strutture per l'assistenza medica e centri per giovani, anziani, disabili, tra cui, già realizzati, il centro anziani "Pasquale Colloca" e quello per i servizi alla persona "San Francesco di Paola". Ispirati da Natuzza e dalla sua testimonianza di fede sorsero inoltre, dal 1994, dei "Cenacoli di preghiera" riconosciuti dalle autorità ecclesiastiche e diffusi sul territorio nazionale e all'estero.

Il 9 aprile 2007 Rai International trasmise da Paravati di Mileto lo spettacolo "Notte degli angeli", a lei dedicato, organizzato dal promoter musicale Ruggero Pegna e condotto da Lorena Bianchetti, ispirato al libro "Miracolo d'amore" (Rubbettino Editore), storia della guarigione dello stesso Pegna dalla leucemia.

Morì alle 5 di mattina del 1 novembre 2009, nel centro per anziani che lei stessa aveva fondato grazie alle offerte dei fedeli, a causa di un blocco renale. Nell’omelia della Messa del primo novembre 2010 il vescovo mons. Renzo ha affermato: “ Natuzza è una mamma e come tale dal cielo ama e veglia sui suoi figli e quindi anche sul vescovo, come tante volte mi ha ripetuto nei nostri incontri prima della sua morte”. Per meglio approfondire il messaggio di Natuzza Evolo, l’editrice Gribaudi di Milano sta per far uscire in tutte le librerie d’Italia il testo “ 365 giorni con Natuzza Evolo”.

Don Marcello Stanzione

 
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