Si dice omosessuale o gay? |
Da qualche mese esiste un sito che cerca di scimmiottare il nostro pontifex anche nel titolo ed è composto da redattori anonimi, è interessante che in genere commentano sistematicamente i nostri articoli antiomosessualisti, solo che sono dei vigliacchi perché mentre noi ci assumiamo la responsabilità di quello che scriviamo firmandolo, essi mettono solo articoli anonimi. Dopo aver letto per un paio di volte i loro contenuti farneticanti ho smesso da un pezzo di andare su quel sito perché per principio non leggo mai le lettere anonime e quindi neppure gli articoli anonimi di commento ai miei. Chi non si firma e non si lascia identificare non merita alcuna considerazione, anzi già è un fallito in partenza… Penso che tra gli autori di quel sito ci siano anche dei sacerdoti è questo è estremamente grave!!! Premetto che non ho niente di personale contro gli omosessuali. In vent’anni di ministero sacerdotale ne ho confessato diversi trattandoli tutti con gentilezza umana e carità ... ... cristiana, ma non mi va che accampino pretese contro natura come il matrimonio o l’adozione di bambini. “Omosessualità” (coniato dal medico tedesco Kertbeny con un prefisso greco e un sostantivo latino) indica in senso stretto lo stato dell’individuo, uomo o donna, che, indipendentemente dall’età e dalle condizioni di vita, pur appartenendo a un sesso morfologicamente definito e pur non desiderando cambiarlo, è attratto sessualmente verso le persone del proprio sesso in modo così radicale da sentire ripugnanza dell’altro sesso. E’ opposta a “eterosessualità” che vuol dire tendenza verso l’altro sesso. Si manifesta in diverse forme, a ciascuna delle quali è attribuito un nome particolare: se diretta dall’adulto verso il ragazzo, si chiama pederastia e sottintende antipatia sessuale per l’adulto; se diretta verso l’anziano, si connota come gerontofilia; se espressa in forma contro natura, ha nome sodomia dall’antica città biblica di Sodomia dove essa era talmente praticata che attirò i castighi di Dio; in genere l’attrazione fisica tra uomini si definisce uranismo, richiamandosi al dio celeste Urano opposto alla dea terrestre Gaia. Se si tratta di rapporto tra donne, si parla di lesbismo, saffismo, tribadismo : il primo termine riconduce all’isola di Lesbo, sede di questi convegni; il secondo alla poetessa Saffo, esaltatrice di questi amori solo tra donne; il terzo al verbo greco indicante un certo movimento. Accanto alle suddette voci ne circolano altre, accettate dalla quasi totalità degli studiosi come in senso non decisamente sessuale – genitale: “emofilia” (o omoerotismo) denota il rapporto affettivo non spinto al di là dell’attrazione erotica, tra persone di eguale sesso ricercatisi per bellezza, forza, intelligenza, sentimento, completamento ecc.; pedofilia indica la propensione sensibile dell’adulto verso il fanciullo o la fanciulla non ancora arrivata al periodo puberale. Accade anche che alcuni intendono con emofilia quello che altri intendono con omosessualità. Qualcuno usa “omotropia”, o “omogenea”, o “intersessualità”, al posto di omosessualità; ma i tre termini non sono ancora entrati universalmente nel linguaggio popolare: la loro diversità dice anche la diversità degli aspetti del problema e delle difficoltà da discutere. Altri particolari : sodomia indica anche l’atto sessuale compiuto contro natura tra uomo e donna; abbondano a livello popolare i termini più o meno maliziosi o volgari per indicare l’amicizia particolare tra due omosessuali come: invertito, finocchio, ricchione, checca, frocio, marchetta, busone, battone, finocchio o, come dice Sgarbi, culattone ecc.; la parola gay è diventata internazionale ma essa è termine chiaramente ideologizzato perché coniato dagli stessi omosessuali ed a favore dello stile di vita degli omosessuali; la bisessualità invece designa la struttura ambivalente della sessualità con tendenze tanto omosessuali quanto eterosessuali, in misura che può dirsi equivalente, rilevabili secondo la spinta delle circostanze d’ambiente; la prostituzione è anche omosessuale, cioè svolta non solo da uomini (balletti verdi) e da donne dichiaratamente omosessuali con uomini e donne della stessa tendenza, ma anche da eterosessuali in cerca di guadagno o di esperienze trasgressive nuove; nell’uso corrente si usa riservare il termine omosessuale all’uomo e chiamare la donna semplicemente lesbica, soprattutto quando c’è necessità di distinguere i due sessi. Ma ritornando alla questione terminologica conveniamo che la parola “omosessualità” non è gradita alla lobby omosessualista. Questo ha motivato la sua sostituzione, soprattutto negli ambienti omosessuali militanti, con altri termini non contaminati dal diffuso disprezzo sociale: omofilia, omotropia, ecc. Più ancora, dai movimenti rivendicativi omosessuali vengono usati termini ed espressioni con le quali si vuole intenzionalmente mettere in evidenza “l’orgoglio” di essere omosessuale. Il termine “gay”, per esempio, ha indubbiamente questo valore. Pur riconoscendo con il prete psicologo Marc Oraison che esiste un “ostacolo nelle parole”, è necessario affermare tuttavia con lo stesso autore che “la parola omosessuale è in fondo l’unico vocabolo adatto a parlare del problema in generale”. In effetti, se nella realtà si distinguono tre livelli, “sesso”, “eros”, e “filìa”, si può parlare di : “omogenitalità” (come si parla di “eterogenitalità”) in rapporto agli aspetti biologici del sesso; di “omoerotismo” (come di “eteroerotismo”) agli aspetti emotivi; di “emofilia” (e quindi di “eterofilia”), per alludere agli aspetti relazionali. Il termine che abbraccia adeguatamente l’intera realtà è quello di omosessualità, come quello di eterosessualità è il termine adatto per indicare la condizione sessuale delle persone il cui impulso sessuale è orientato verso membri di sesso diverso. Quando parliamo dei sodomiti evitiamo quindi di definirli gay, perché, termine loro ideologicamente favorevole, coniato dalla lobby pro- omosessualista e chiamiamoli solamente omosessuali. Don Marcello Stanzione |
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