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La stella fiammeggiante PDF Stampa E-mail

La stella fiammeggianteIl regista Kenneth Anger, membro della “chiesa di satana” ed esponente di spicco del New Age, ha recentemente dichiarato che il film, Lucifer rising (Lucifero che risorge), da lui realizzato, oltre a rappresentare un’esaltazione dell’amore, inteso come eros, sarebbe una celebrazione <<della festa del compleanno dell’Età dell’Acquario, che mostra le attuali cerimonie per far risorgere Lucifero. Lucifero è il dio della luce, non il diavolo. È l’angelo ribelle che agisce dietro gli eventi del mondo d’oggi>>, (in A. Musolesi, Presidente degli esorcisti. Esperienze e delucidazioni di don Gabriele Amorth, Edizioni Carismatici Francescani, Città di Castello 2005, pag. 134). Lucifero che risorge, più che il titolo di un banale film, rappresenta allora un vero e proprio programma d’azione “acquariano”, finalizzato a diffondere nell’ambito popolare una mentalità che favorisca e rispecchi in gradi sempre maggiori quella del sedicente e seducente “portatore di luce”. L’opinione pubblica infatti si dimostra tanto ...

...    accondiscendente (spesso in modo inconsapevole) nei confronti di lucifero, quanto è intransigente nel rifiuto del caprone cornuto satana, dei suoi riti feroci, delle deliranti “messe nere” ad esso dedicate. Anche se entrambi si riferiscono al demone solare, si rifiuta giustamente la svastica satanica, ma si accetta senza problemi la luciferina stella fiammeggiante.

In effetti, il volto raffinato, di “sinistra” più che sinistro, con il quale lucifero si propone al suo pubblico non è privo di fascino. Egli agisce secondo una strategia del tutto diversa da quella tipica del “collega” satana. La sua azione infatti è innanzitutto erotica, più che pornografica. Colta e suadente, più che imperiosa. “Progressista”, più che “conservatrice”. Mentale, più che materiale.

Questa azione è manifestata dai simboli che rappresentano e che manifestano la presenza del demonio nell’ambito in cui sono espressi. Dove c’è il crocifisso, c’è Cristo. Dove c’è il subdolo portatore di luce, ci sono i simboli solari, primo tra i quali la stella a cinque punte, già utilizzata dagli antichi egizi per rappresentare con il nome di Horus il demone solare, figlio di Iside ed Osiride.

La setta pitagorica, che convogliò il corpus della tradizione egizia all’interno della Magna Grecia, utilizzò questa stella come segno di riconoscimento poiché rappresentava: <<il suo simbolo più importante>> (D. Roman, Pitagorismo e Massoneria, in La lettera G, Edizioni Keystone, Torino 2008, n°8, p. 43). Infatti, all’interno della schola italica questo emblema è considerato come la rappresentazione: <<dell’Armonia e della Fratellanza Pitagorica e della Palingenesi e perciò dell’Uomo che in vita tende ad elevarsi con la strada iniziatica, simboleggiata dai Pitagorici – e dalla Massoneria – con la Stella Fiammeggiante a 5 punte e dal Pentalfa>> (E. Bonvicini, Esoterismo nella Massoneria Antica, I, Atanor, Roma 1993, p. 141). Nel tardo Medioevo, in Germania: <<questa particolarissima stella era detta Drudenfuss (piede di strega) e le si attribuivano misteriosi poteri diabolici>> (C. J. Snijders, La sezione aurea, F. Muzzio Editore, Padova 1985, p. 26).

In ambito iniziatico, non viene celato più di tanto il significato del pentalfa pitagorico, simbolo avverso alla Croce, sempre più invasivo, quanto meno contrastato. Il massone Jules Doiniel, nel libro, Lucifero smascherato, scrive che: <<La Stella fiammeggiante è Lucifero stesso>> (in Ephipanius, Massoneria e sette segrete, Editrice Ichthys, Albano Laziale, p. 184 e sgg.).

Eliphas Levi, il prete apostata divenuto in seguito il divulgatore dell’occultismo nei tempi moderni, nel libro, Rituale dell’Alta Magia, afferma che la stella a cinque punte indica la presenza del demonio e della luce che egli irradia sulla massoneria.

La stella fiammeggiante è anche definita nell’ambito esoterico assai significativamente come: <<il pentagramma invertito o Sacro Numero solare del 666>> (M. Romano, S/Profondo, in C. Salvatorelli, Per una nuova generazione di massoni, Bastogi, Foggia 2008, Appendice, p. 95). Secondo Guénon, al nome «lucifero» corrisponde la cifra 666 (R. Guénon, Il re del mondo, Adelphi Edizioni, Milano 1995, p. 48, n. 5).

Lucifero, demone solare, è dunque rappresentato dalla stella fiammeggiante e dalla cifra dell’anticristo. Questa triade appare in un senso o nell’altro dappertutto. Vedi codici a barre, marchi automobilistici, il segno dell’”ok”, ecc. Ultimamente, è venuto alla ribalta un altro modo di evocare il demone solare.

Folle di giovani, specialmente nei concerti rock, esternano il proprio modo di essere “contro”, attraverso il gesto volgarmente detto delle “corna”. Ma non quelle scaramantiche, le due dita relative alla smorfia napoletana ed agli scongiuri. Bensì, quello fatto con tre dita: il pollice, l’indice ed il mignolo tesi, e con il medio e l’anulare contratti. Le tre dita tese rappresentano a nostro avviso le tre punte della stella rivolta verso l’alto, mentre le due dita contratte (medio e anulare), le due punte rivolte verso il basso.

La stella fiammeggiante ha peraltro soppiantato l’uso iconografico di ogni altro tipo di stella. La sua presenta compare ossessivamente dappertutto, nei luoghi più impensabili, nelle fogge più diverse. Non solo in ambiti profani e popolari, come quello sportivo. Ma anche in quelli più solenni, come le bandiere e gli emblemi che richiamano all’amor patrio. Moda, sport, politica. Ogni settore delle umane attività è marchiato da questo emblema apocalittico, dietro il quale si cela quella forza spirituale negativa che da sempre cerca di opporsi alla Via della salvezza, Cristo stesso.

Persino nei breviari ufficiali della Chiesa Cattolica il minuscolo asterisco a fianco dei versetti dei Salmi è una stellina come questa *, a cinque punte, rivolta, in senso luciferino, verso l’alto, (cfr Liturgia delle Ore, Libreria Editrice Vaticana, ristampa del 2001), nonostante negli stessi venga utilizzato il carattere Times New Roman, al quale dovrebbe corrispondere un asterisco di questo tipo *, ossia una stellina a sei rami. Nel caso del Te Deum, lo stesso pentalfa compare evidenziato all’interno di un cerchietto rosso, per indicare l’inizio delle strofe facoltative.

Questo fatto, puramente casuale, non dovrebbe avere niente a che fare con quanto recentemente affermato da don Amorth: <<Anche in Vaticano ci sono membri di sétte sataniche. Ci sono preti, monsignori e anche cardinali (sic!). Lo so dalle persone che me l’hanno potuto riferire perché hanno avuto modo di saperlo direttamente. Ed è una cosa “confessata” più volte dal demonio stesso sotto obbedienza durante gli esorcismi … >> (Padre Amorth intervistato da Marco Tosatti, Memorie di un esorcista, Piemme, Milano 2010, pp. 90-91).

Siamo comunque nella più grande confusione che una Dottrina non più unitaria, ma interpretata rispetto ad un “prima” ed un “poi”, possa produrre. Del resto, già Avvenire (26 giugno 1987, p. 7) metteva in risalto che persino il piazzale papalino antistante Montecitorio era stato: <<impreziosito con una nutrita serie di “Stelle a cinque punte”, ossia il simbolo più importante e più universalmente noto della Massoneria>>.

La nostra Repubblica, a partire dal 1871, ha esteso la presenza della stella fiammeggiante anche sulle divise dei nostri corpi militari. Questo, in seguito all’intervento del massone Cesare Ricotti Magnai, ministro della guerra, che dopo aver soppresso la Messa domenicale nelle caserme, riuscì a far sostituire sulle divise militari: <<la croce dei Savoia con la Stella massonica>> (R. Esposito, Le buone opere dei laicisti, degli anticlericali e dei frammassoni, Ed. Paoline, Roma 1979, p. 273).

Sostituzione peraltro pregna di significati reconditi e forse in connessione addirittura con la stregoneria. Una iniziata alla loggia francese, “Diritto Umano”, ha infatti dichiarato che la massoneria: <<ha dato all’Italia il suo tesoro più prezioso: il pentagramma sacro, ed ha voluto che la stella fiammeggiante fosse messa in mostra sull’uniforme dei soldati, indubbiamente perché la virtù magica del sangue, versato per la Patria, vitalizzasse l’augusto pentacolo>> (in Ephipanius, cit., p.185).

Le parti che abbiamo evidenziato sono particolarmente importanti, perché lasciano intendere l’attualità dell’uso del sangue nei rituali magici. Il sangue infatti non essendo di fatto comparabile a nessun altro organo del corpo, trasporta in sé il principio vitale dell’organismo stesso, una sorta di “qualità” superiore e sfuggente, che trascende il puro ambito fisico, per sconfinare nella dimensione spirituale e psichica.

Il sangue costituirebbe una sorta di codice segreto nonché “collante” fra il corpo e l’anima, senza il quale lo spirito non potrebbe partecipare ed interagire con il mondo fisico. Proprio in base a questa credenza, il sangue umano veniva utilizzato quotidianamente nelle religiosità primitive per rafforzare gli spiriti celebrati. Gli aztechi credevano addirittura che il dio sole avesse bisogno di essere nutrito <<ogni giorno con l’acqua preziosa, il sangue umano>> (M. Bouisson, I riti della magia, Sugarco Edizioni, Gallarate 1994, p. 28).

Pratica ancora del tutto attuale quella dei sacrifici umani. Seppur dissimulata da varie “coperture”, o realizzata attraverso usanze in gran parte accettate, come quella dell’aborto, o attraverso incidenti di vario tipo. Non ultimi, quelli automobilistici.

Si dice in proposito che in alcuni riti satanici, dopo aver disegnato all’interno di un cerchio, con polvere nera o rossa, la stella fiammeggiante, i partecipanti leggerebbero i nomi delle persone morte negli incidenti stradali durante la settimana, per consacrarle al demonio.

<<Come i cattolici  affidano le anime dei morenti a Dio, così noi (satanisti) affidavamo quelle anime a satana>> (Michela, Fuggita da satana, Oro Piemme, Milano 2009, p. 108 e sgg.). Ivi, peraltro, leggiamo l’esistenza di un’altra aberrante pratica relativa al momento della nascita di una persona. Ossia, quella della consacrazione a satana dei neonati, praticata da operatori ospedalieri consenzienti, affiliati a sette dello stesso genere.

Sigilli, talismani e simboli vari, venivano utilizzati dalla magia rinascimentale, quella di matrice egizia utilizzata da Giordano Bruno, per richiamare, in modo occulto, nella dimensione umana, l’azione di quegli: <<ordini demoni e spiriti, le gerarchie dei quali si possono contemplare nelle intersezioni dei cerchi>> (F. A. Yates, Giordano Bruno e la tradizione ermetica, Ed. Laterza, 1995, p. 350).

Le <<intersezioni dei cerchi>> utilizzate nella magia evocativa, introdotta ed “ufficializzata” nell’ambito della dimensione storica dai movimenti esoterici rinascimentali, sono sotto gli occhi di tutti. Infatti, l’intersezione di due cerchi, cioè l’area comune e parte della circonferenza successiva corrisponde ad un “sei”.

Tre cerchi fra loro intersecati rappresenterebbero, esotericamente, due “sei”. Quattro cerchi, tre “sei”. E proprio quattro cerchi costituiscono ad esempio il <<marchio>> di una prestigiosa casa automobilistica. Imperativo iniziatico. Ascolta! Audi!

D’altro canto, dal punto di vista cabalistico la “V” o la “W”, la “vav” ebraica, corrisponde al numero 6. Il seicentosessantasei è dunque indicato cabalisticamente da tre “V”, o da tre “W”, tipo quelle che precedono gli indirizzi internet.

La cifra della bestia potrebbe tuttavia essere rappresentata da una sola “W”. Purché “spezzata” in tre “v”. Come sembra di riscontrare nel caso del marchio di un’altra famosa casa automobilistica tedesca.

“Mercedes” peraltro è un nome di donna, nel quale compare la sola vocale “e”, ripetuta tre volte. Capovolgendo questo nome, e tutti quelli in cui compaiono tre “e”, si ottengono i fatidici tre “sei”.

Quale sia lo scopo di tutta la simbologia solare in cui siamo immersi e bombardati quotidianamente a dosi massicce attraverso la pubblicità e gli oggetti “marchiati” che ci circondano, si può solo intuire. Non per niente l’azione di “risucchio energetico”, il potere evocativo, la possibilità di effettuare, attraverso opportuni marchi, “legamenti psichici” difficilmente risolvibili, sono elementi che appartengono alla dimensione irrazionale. Ma non per questo irreale.

L’unica certezza, e sicurezza, a nostro favore è rappresentata dal legame santo e carnale che ogni battezzato e consacrato possiede con quel Dio che si incarnò, per vincere a nostro vantaggio il seduttore di questo mondo. Quell’antico demone solare, oggi più che mai presente ed attivo in mezzo a noi tramite i simboli che lo rappresentano in modo occulto.

Giancarlo Infante

 
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