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San Raffaele protettore dalle insidie delle tempeste di mare PDF Stampa E-mail

San Raffaele protettore dalle insidie delle tempeste di mareA Venezia, nel 1300, sull’angolo del famoso Palazzo dei Dogi, si pose un bassorilievo in cui si vede il giovane Tobia inginocchiato e l’Angelo Raffaele che impugna un cartiglio, sul quale è scritto: “Efficie fretum quietum” (Mantieni calmo il golfo). Gli antichi marinai cristiani credevano che le tempeste di mare fossero suscitate dai demoni e per questo si rivolgevano all’arcangelo Raffaele vincitore del demone Asmodeo per essere da lui difesi nelle tempeste di mare. La simbologia del mare è stata usata per esprimere la brevità dell’esistenza umana, simile ad una goccia d’acqua rispetto alla vastità del mare ( Siracide 18,8 ) , oppure per rappresentare l’uomo di poca fede, paragonato “all’onda del mare, mossa ed agitata dal vento ” ( Giacomo 1, 5-7 ) ,ma anche per spiegare la difficoltà a comprendere la giusta via da seguire, dato che in mare aperto mancano punti di riferimento se non c’è una luce-guida ( Proverbi 30,18 ). Pure i Padri della Chiesa utilizzarono spesso ...

...   il viaggio per mare come metafora della vita o dell’anima, a volte calma e serena, altre volte turbolenta e difficoltosa, costellata da non poche gioie e soddisfazioni come pure da inevitabili delusioni e sofferenze.

Un’immagine che si ritrova in Sant’Ambrogio nelle sue Lettere dove il grande vescovo di Dilani scrive : “Hai ricevuto il sacerdozio e, stando a poppa della Chiesa, tu guidi la nave sui flutti. Tieni saldo il timone delle Fede in modo che le violente tempeste di questo mondo non possano turbare il suo corso ”.

Anche San Giovanni Crisostomo scrive : “Molti marosi e minacciose tempeste ci sovrastano, ma non abbiamo paura di essere sommersi, perché siamo fondati sulla roccia. Infuri pure il mare, non potrà sgretolare la roccia. Si innalzino pure le onde, non potranno affondare la navicella di Gesù”. (Omelie, Prima dell’Esilio 1-3). Anche Sant’Agostino si servì del simbolismo del mare, specialmente nel “ De beata vita ” dove, per dimostrare gli uomini desiderano raggiungere la felicità, li paragona ai naviganti che cercano di arrivare in porto nonostante qualche tempesta durante il viaggio.

Il mare diventa pure strumento di giustizia divina. Serve ad eliminare l’umanità peccatrice con il diluvio universale (Genesi 6,17) o gli oppressori del popolo d’Israele con le acque del Mar Rosso (Esodo 14,21-30).

Anche per coloro che scandalizzano i bambini ( i semplici di cuore ) la punizione è morire in mare con al collo  una macina da asino (Marco 9,42). Emblematica poi la storia di Giona, che è prefigurazione della morte dopo aver sperimentato il peso dell’ira divina, il profeta invoca il Signore e così il grosso pesce che lo aveva inghiottito lo riporta a terra ( Giona 1-2 ).

Il mare simboleggia pure la distanza smisurata che separa l’uomo da Dio, un percorso che può essere compiuto se si accettano i suoi insegnamenti. Quindi chi ascolterà il Messia e vorrà seguirlo dovrà attraversare il mare. Questo è  infatti il significato  della predicazione di Gesù alla folla da una barca in mezzo al mare (Marco 4, 1). Quando poi la folla  lo segue per ascoltare la sua parola, partecipa al prodigio della moltiplicazione dei pani e dei pesci , cioè ad una prefigurazione del sacramento dell’Eucarestia.

Due sono gli episodi in cui Gesù operò questo miracolo: quando con cinque pani e due pesci sfamò cinquemila persone ( Matteo 14, 13-21), e quando con sette pani e “ pochi pesciolini ” mangiarono quattromila persone ( Marco 8,1-9 ).

Le profondità del mare bene rappresentano le avversità, le tentazioni, i peccati che insidiano la vita spirituale del credente e sono quindi da considerare la sede dei vizi e del male. Lo si capisce ad esempio con la parabola dell’indemoniato di Gadara ( Matteo 8, 28-33 ): Gesù, dopo aver trasferito i demoni nel corpo di un branco di porci, li scaraventò nelle acque del lago Tiberiade. Ne consegue che l’affondare, il naufragare simboleggia la perdita della fede, così come il perire in mare la morte dell’anima. Nell’Apocalisse (13, 1-10) il mare rappresenta l’abisso infernale dove risiedono le oscure forze del male, tra cui la bestia mostruosa dalle sette teste. Tuttavia il mare, cioè il Male, non sommergerà mai la Terra, simbolo dell’umanità, perché Dio, ponendo precisi confini alle acque, non permette che possano tracimare e quindi che il peccato possa trionfare.

La supremazia del Signore sul Mare è sottolineata nell’Antico Testamento (ad es. Genesi 1-2; Salmo 89, 10) ma specialmente in alcuni celebri episodi narrati nei Vangeli . In quello della tempesta sedata il Maestro “ sgridò il vento e disse al mare : taci, calmati ! il venti cessò e vi fu grande bonaccia ” (Matteo 8, 23-27). Gesù cammina sulle acque ( Luca 8, 22-25 ), anche Pietro ci riesce finchè ha fede, poi dubita e comincia a affondare. Si deduce allora che chi affronta il mare della vita senza affidarsi ad una luce-guida vagherà nelle intemperie, rischiando di non trovare il porto della salvezza. Successe agli Apostoli, che svegliarono il Maestro quando la barca rischiava di affondare per la forza del vento e delle onde, e a San Paolo, protagonista di tre naufragi e di un giorno e di una notte trascorsi in mare ( 2 Corinzi 11, 25 ).

Solo la nave cioè l’esistenza umana protetta da Dio e dai suoi Angeli farà un viaggio agevole. Molte poi sono le figure del simbolismo cristiano tratte dal contesto marino : il pesce, il delfini, l’ancora, la nave, il faro.

Occorre ricordare che questi simboli erano diffusi già presso i pagani e che i cristiani li adottarono arricchendoli di nuove valenze. Valgano come esempio la barca di Caronte che diventerà la Chiesa ; il faro che illumina la rotta del periglioso viaggio sul mare avvolto dall’oscurità sarà poi identificato con Cristo ; il mito di Ulisse che non ascolta il melodioso canto delle Sirene diventerà simbolo del cristiano che resiste alle tentazioni del peccato.  L’immagine più arcana dei cristiani è senza dubbio il pesce il cui acrostico greco indicava Gesù Cristo figlio di Dio, Salvatore.

Il pesce può indicare anche il fedele di fatti si fa riferimento alla chiamata dei primi quattro Apostoli Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni che sono reclutati da Gesù mentre sono affaccendati con le reti , e ai quali Gesù dice : “ Vi farò pescatori di uomini”.

Il pesce fa parte dell’iconografia di San Raffaele Arcangelo che appunto protegge i marinai. Nel 1497 a San Raffaele fu intitolata la seconda delle quattro navi che fecero parte della grande spedizione in India, che partì da Lisbona il giorno 8 luglio. L’aveva ordinata il Re Emauele I  il Fortunato, ma l’aveva voluta il cugino Giovanni II, morto nel 1495 il quale aveva espresso la volontà che delle quattro navi una fosse intitolata a San Raffaele ed un’altra a San Gabriele.

Armate a spese dei banchieri fiorentini Servigi, che si erano trasferiti a Lisbona a San Gabriele fu intitolata l’ammiraglia che stazzava centoventi tonnellate ed era comandata da Vasco de Gama, a San Raffaele la seconda, che aveva una stazza di cento tonnellate ed era comandata da Paulo de Gama, fratello di Vasco, le altre due navi avevano una stazza minore.

Una era da carico. La spedizione composta da circa centocinquanta uomini e comandata da Vasco de Gama , seguì una rotta che fu denominata “ Rotta degli Arcangeli ” che passò quasi vicino alle coste del Brasile non ancora conosciuto.

La spedizione girò il Capo di Buona Speranza il 22 novembre. Quando toccò terra i marinai eressero sulla riva una colonna dedicata a San Raffaele loro particolare protettore. La piccola statua in legno di San Raffaele, che era sulla nave a lui dedicata, è ora conservata nel museo della Marina di Lisbona.

Don Marcello Stanzione

 
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