Breve storia della magia occidentale |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions Nel mondo greco abbiamo, nel tempo, una trasformazione del significato del termine “mago”. Esso viene impiegato da Erodono nel V secolo a.C. per definire un sacerdote di una casta dei Medi e dei Persiani. Erano questi i magoi dotati di poteri straordinari, quali quelli di interpretare i sogni, avere visioni e identificare presagi. Il termine “mago” aveva, quindi, la funzione di individuare un componente di una tribù consacrata che aveva funzioni particolari. Successivamente, dalla metà del IV secolo a.C., la parola “mageia” assumerà per i greci il significato attuale, riferita, cioè, a un corpo di dottrine prodottesi dall’incontro delle tradizioni greche con l’insegnamento portato da persiani, con Zoroastro come mitico maestro. Sia per i Greci che, successivamente, per i Romani la magia diventerà un insieme di pratiche rituali aventi come scopo quello di modificare l’ordine previsto delle cose e di ottenere miracoli che il cliente o l’operatore non potevano ottenere con gli atti religiosi. Porfirio nel ... ... III secolo d.C. ci dà una lista di fatti mirabolanti attribuiti ai maghi: si tratta di far discendere la Luna dal cielo, di resuscitare i morti, di far parlare gli animali e le pietre, di far camminare le statue, di trasformarsi e trasformare gli altri, di uccidere a distanza. A Roma, inizialmente, il clima è diverso. Il romano crede nell’esistenza di forze diffuse, i “numina”, ma il suo realismo lo porta lontano dalla magia, e fin dal 451 a.C. la legge delle Dodici Tavole condanna le formule magiche e gli incantesimi. Tuttavia la grande espansione del potere di Roma moltiplica i contatti con la civiltà greca e con quelle orientrali e, nonostante l’opposizione delle autorità, si moltiplicherà la stregoneria e l’occultismo. Molti scritti, da Orazio che ci racconta un intero rituale della strega Canidia, alle opere di Plinio il Vecchio che ci documenta un ampio repertorio su rituali magici, dall’Asino d’oro di Apuleio a molte opere di Luciano, ci svelano la diffusa credenza nella magia del mondo romano, credenza che assume sempre più le tinte fosche della magia nera o stregoneria. Condannato fermamente, sin dagli inizi, dal Cristianesimo, l’occultismo sopravvive nascostamente e trova, invece, uno sviluppo notevole tra gli ebrei e tra gli arabi. Gli arabi produrranno, mutuandola in gran parte da quella greca e persiana, una notevole letteratura magica che distingue tra magia bianca (quella degli angeli) e magia diabolica (quella dei “gin” o geni). Essa penetrerà in Occidente attraverso la Spagna conquistata dagli arabi o attraverso le Crociate. Ricchi di una letteratura occulta notevole, anche nei testi apocrifi, gli ebrei passeranno per grandi maestri dell’occultismo, e la Cabala avrà un notevolissimo e costante successo, che prosegue tutt’oggi. Sin dal XII secolo l’Occidente viene invaso da una copiosa mole di opere occultistiche tradotte dall’arabo o dall’ebraico. Intellettuali e studiosi imitarono, commentarono e plagiarono queste opere sino a tutto il XVII secolo. Questa produzione era per la maggior parte opera di dotti che si rivolgevano ad altri studiosi. La Chiesa continua per tutto questo periodo a combattere vigorosamente gli occultisti, molti dei quali, per tutta risposta, si rivolgeranno al Diavolo e fanno una parodia dei riti ecclesiastici; ciò sarà una delle cause che condurrà alla tragica “caccia alle streghe”. Alla metà del 1400 Marsilio Ficino traduce in latino il “Corpus Hermeticum”, che risale al II secolo d.C. ma che fu, dal Ficino e dagli altri studiosi rinascimentali, attribuito a Ermete Trismegisto, leggendario fondatore della religione egiziana e che si pretendeva contemporaneo di Mosè. Questo testo, insieme ad alcuni testi platonici, agli scritti di Plotino e a quelli degli gnostici, influenzò enormemente la grande rinascita della magia nel XV e XVI secolo così che tutta l’eredità magica-alchemica-astrologica del pensiero medioevale veniva in tal modo inserita in un vasto e organico quadro platonico e ermetico. L’occultismo rinascimentale si allontana concettualmente di molto dalla stregoneria e magia nera condannata dai romani e dai Padri della Chiesa. La “magia naturale” è una ricerca filosofica, pervasa profondamente di neoplatonismo, che cerca di conciliare con l’astrologia, l’alchimia e la magia. Questi ultimi sono tre fenomeni distinti, con diversi sviluppi storici, ma sono difficilmente scindibili, e vengono, per tutto il Medioevo e nel Rinascimento, a confluire in un unico contesto occultistico. A questi filosofi-occultisti del XV secolo succedono, nel secolo successivo, degli spiriti molto più inquietanti: l’abate Tritemio di Wurtzburg, Cornelio Agricca di Nettesheim, Paracelo. L’occultismo rinascimentale si contrappose al razionalismo di stampo medioevale, convinto che la vera sapienza si ottenesse con mezzi diversi dalla ragione, attraverso l’immaginazione e l’ispirazione. Questa fu, tra l’altro, una delle cause dello sviluppo della scienza e della tecnologia dei secoli XVI e XVII. D’altro canto la visione dell’universo dell’occultismo doveva essere poi negata proprio dalla scienza dell’età moderna. I maghi rinascimentali, piuttosto ironicamente, cooperarono a creare il nuovo concetto meccanicistico dell’universo che verso la fine del diciassettesimo secolo sembrava avere reso inutile la magia. Nel 1600 nasce la polemica antimagica da parte di numerosi studiosi. Francesco Bacone si scagliò contro la visione occultistica e le tecniche magiche: per lui la magia naturale è un coacervo di nozioni superstiziose, di esperimenti futili e di operazioni strane e incongrue. Ad opera dei grandi pensatori del XVII secolo da Cartesio ad Hobbes si fece strada una nuova figura di filosofo e di scienziato. Tale figura si contrappone nettamente alla figura dell’occultista-mago visto come un sapiente, un sacerdote e un eletto. Ad un sapere dominio di pochi eletti si contrappone, dalla fine del 1600, una vera e propria democratizzazione del sapere, che va, però, di pari passo al disincanto del mondo, alla cancellazione dell’aspetto mistico e spirituale della conoscenza. In modo via via più marginale e sotterraneo, però, prosegue una produzione occultistica. Robert Fludd, nella prima metà del 1600, scrive numerose opere che faranno da punto di raccordo tra la magia naturale e l’occultismo dell’età moderna. Nel secolo XVIII il razionalismo sembrò spazzare via definitivamente l’occultismo, ma l’eredità di Fludd fu raccolta da una serie di sette segrete, spesso veicolate dalla Massoneria. Nascono, proprio in questo periodo, le figure degli antenati diretti dell’occultismo attuale: Cagliostro, il conte di Saint Germani, Claude de Saint Martin, ecc. Don Marcello Stanzione |
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