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Convegno di Crescita e di Formazione Cristiana
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E' nelle librerie "Angeli e Arcangeli" di Don Stanzione: un'ottima lettura estivaIn questo agosto 2010 è appena arrivato nelle librerie l’ultimo testo di don Marcello Stanzione, intitolato “ Angeli e arcangeli”, edito dalla Segno di Udine, al prezzo di euro 18. Noi non pensiamo sempre alla presenza degli angeli nell’universo, intorno a noi. Eppure questa è una verità certa. Il celebre vescovo di Milano, sant’Ambrogio, diceva: “Tutto è pieno di angeli: aria, terra, mare, chiese in cui gli angeli regnano. Dio invia, in effetti,i suoi angeli per la protezione di quelli che sono gli eredi  delle future celesti promesse. Non saresti pieno di riverenza verso gli angeli, se credessi veramente alla loro presenza?”. Si pensa che siano lontanissimi in cielo, in mezzo alle galassie di cui parlano gli astronomi. Gli angeli sono molto vicini, molto più vicini. Ve ne sono che vigilano sulle nazioni, altri sulle città, sui villaggi, altri che custodiscono le chiese. Ovunque noi andiamo, noi  incrociamo degli angeli lungo la  via. E’ per questo che molti santi ebbero l’incantevole abitudine di salutare gli angeli protettori ... 

...   dei luoghi che attraversavano, e gli angeli custodi delle persone che incontravano.

I Padri della Chiesa ammettevano che gli angeli vigilano sul corso degli astri, sulle acque, sull’aria, sulle piante, infine su ogni vita creata, poiché  Dio ha loro affidato la cura dell’universo.

Maria, la Regina degli Angeli, porta una corona di dodici stelle che ci richiama gli spiriti celesti sottomessi ai suoi ordini. Regina Cæli (come si canta nel tempo pasquale), è un altro modo per dire Regina Angelorum, poiché i cieli sono il campo degli angeli.

Ma gli angeli percorrono costantemente la terra per mantenervi l’ordine provvidenziale che i demoni cercano perpetuamente di distruggere. Come è bello pensare che, quando una prateria si copre in primavera di margherite, quando una sorgente ride sotto la luce, che le rondini s’incrociano in lampi scuri nell’azzurro, degli angeli vegliano sulle opere di Dio! E’ per questo che vi è nella Bibbia un cantico chiamato Benedicite, il cantico dei tre giovani Ebrei che il  re d’Assiria fece gettare in una fornace e che furono miracolosamente salvati. In mezzo alle fiamme, così ardenti che bruciarono invece i loro carnefici a distanza, i tre giovani salvati miracolosamente allora invitarono gli angeli dapprima, poi la natura, stelle, nubi, rugiada, neve, piante animali, a rendere grazie al Signore, perché degli angeli custodiscono tutte queste creature e possono lodare Dio per esse.

Quante piccole gioie noi conosciamo senza neanche pensare di ringraziare Dio che ce le invia! Si accettano come se fossero dovuti tutti questi regali deliziosi del Padre Celeste: il profumo delle rose, i bei frutti , l’acqua della fontana, così fresca lungo la strada, il canto dei pettirossi, del merlo o dell’usignolo… Tutte queste gioia, Dio ce le dona attraverso i suoi angeli. Il Cardinale Newman, che viveva in Inghilterra nel secolo diciannovesimo, ha detto che in tutte le bellezze della natura un angelo “lascia vedere l’orlo della sua veste”. E’ un’immagine, beninteso. Ma diciamo spesso Deo gratis, grazie, mio Dio! E cerchiamo talvolta “la veste dell’angelo” sotto  i gorgoglii dell’acqua.

Abbiamo notato, leggendo la vita dei santi, come spesso gli animali vi interpretano un ruolo? Essi ritrovano allora la fiducia, l’amicizia per l’uomo, che avevano perduto nel paradiso terrestre. Forse occorre collegare all’intervento degli angeli nella natura tutti questi graziosi prodigi? Molti santi hanno avuto il potere di farsi sentire dagli: san Francesco d’Assisi predica agli uccelli e rende il lupo di Gubbio più tranquillo di una pecora. Sant’Antonio di Padova si rivolge ai pesci che l’ascoltano molto attentamente. Santa Opportuna comanda agli uccelli di allontanarsi dal giardino del suo convento, ed essi le obbediscono. La patrona di Beauvais, santa Angedresma, era sempre scortata, quando si recava in chiesa, da una moltitudine di passerotti che l’aspettavano sul tetto per ricondurla a casa. Santa Dolcelina di Provenza, santa  Rosa da Viterbo erano anch’esse molto familiari con gli uccelli.

Gli angeli ebbero pietà, un giorno, d’una povera bambina chiamata  Domenica del Paradiso (Era il nome del suo villaggio, ma lei era così dolce ed innocente che sembrava giungere dal vero paradiso). Ella cresceva uno storno che sapeva dire “Gesù, Maria”; ella l’amava tantissimo, così pianse molto un mattino trovandolo morto nella sua gabbia. Ella pianse tanto che gli angeli fecero per lei un miracolo, lo storno risuscitò e cantò più gioiosamente di prima le lodi del Signore.

San Giuseppe da Copertino (questo santo protegge in modo del tutto particolare gli scolari o gli studenti che devono sostenere degli esami) vide un giorno posarsi sulla sua mano un bell’uccello blu azzurro. Da dove veniva? Non lo si seppe mai, eppure lo si indovinò: egli era inviato dal cielo come messaggero di speranza. Quando sant’Ubaldo da Firenze lavorava nel suo giardino, gli uccelli si deponevano familiarmente sulle sue mani e sulla sua testa. Santa Brigida d’Irlanda amava vedere le oche selvatiche nuotare nel lago. Un giorno ella le chiamò, e le oche vennero, fiduciose, a farsi  accarezzare dalla ragazza.

E quante volte si videro bestie feroci inginocchiarsi piene di dolcezza ai piedi dei martiri o tenere compagnia agli eremiti! Nelle sabbie dell’Egitto dove vivevano questi grandi santi che si chiama i Padri del Deserto, erano dei leoni che si avvicinavano, più dolci dei gatti; e, sotto il fogliame scuro delle querce o dei pini del Nord, venivano gli orsi ed i lupi. Oppure, animali domestici givano come se di colpo fossero dotati d’intelligenza umana, in un istante in cui il loro padrone aveva bisogno urgente di soccorso; come san Rocco, abbandonato, malato, in piena foresta e che sarebbe morto di fame se il suo cane (che si rappresenta sempre vicino a lui nelle immagini) non fosse andato a cercare del cibo. Si conosce molto meno la storia, pertanto vera, del gatto della beata Maria Bartolomea Bagnesi, che rese lo stesso servizio alla sua padrona, anch’ella malata e abbandonata.  San Giovanni Bosco non fu diverse volte difeso da un cane misterioso, il Grigio? Crederei volentieri che degli angeli “soffiavano” il loro ruolo a questi animali sorprendenti. Essi vedevano dunque e sentivano gli angeli, come accadde (lo si legge nella Storia Sacra) all’asina del mago Balaam, al tempo di Mosé. Il re di Maab, nemico di Israele, inviava Balaam per maledire i suoi avversari. Un angelo si parò sulla via, ma il mago non lo vide. Fu l’asina che lo vide, che rifiutò di avanzare e che parlò anche; e Balaam si sottomise e predisse le grandezze d’Israele.

Gli angeli hanno potere sulle acque, sui venti, sul mare.. E’ per questo che la Chiesa li invocava nel vecchio rituale per ogni tipo di benedizioni: quella di un ponte, di una strada, di una ferrovia, di un battello, di un aereo. Si chiamano gli angeli anche per proteggere una casa, una scuola, una stampa, un mulino; od ancora un campo, un pascolo. Si confidano loro i bambini, i malati, i pellegrini. Quando si amministra il Sacramento dei Malati, l’Unzione degli infermi, si recitano dapprima tre belle preghiere in cui si chiede che gli angeli della pace accorrano nella casa, che un buon angelo ne custodisca gli abitanti, che protegga e difenda non solamente il malato, ma tutti quelli che vivono al suo focolare. Ancora una volta, per cacciare il demonio si invocano, dopo la Santa Vergine e san Giuseppe, “tutti i santi angeli ed arcangeli” prima dei santi. Al momento di una sepoltura, si canta: “Accorrete, angeli del Signore, per ricevere la sua anima” e poi: “In paradiso ti conducano gli angeli”.

Così gli angeli sono accanto a tutta la nostra esistenza; noi non siamo mai soli; dalla nascita alla morte, noi facciamo la nostra strada insieme  con essi. Non dimentichiamo di amarli, di ringraziarli, di richiedere sempre il loro aiuto. Consiglio a tutti questo godibilissimo libro di don Marcello che è proprio la lettura ideale sia sotto l’ombrellone che nelle località più fresche.

Carlo Di Pietro

 
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