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L'Angelicanesimo, ovvero una confessione cristiana in dissoluzioneIl termine “ Anglicanesimo” ha diversi significati : con esso possiamo intendere la religione che fa capo alla sola chiesa ufficiale di Inghilterra comprendente le due archidiocesi di Canterbury e di York e che ha come capo supremo il sovrano. Oppure si può intendere la chiesa di Inghilterra con le diocesi sparse per tutto il mondo, che in realtà sono praticamente autonome pur conservando qualche tenue legame con la Chiesa madre. Infine con il termine “ Comunione Anglicana” si intendono tutte le chiese che hanno come libri simbolici più o meno modificati il Prayer book ( libro di preghiera ) ed i 39 articoli di religione della chiesa d’Inghilterra. In questo caso, il termine “ anglicanesimo” comprenderebbe anche la chiesa protestante episcopale degli Stati Uniti. L’Anglicanesimo nacque dai problemi matrimoniali di un re e quindi non da motivi dottrinali. L’Inghilterra dell’inizio del XVI secolo, è uno dei grandi regni cattolici di Europa e la riforma protestante vi attecchisce ben poco. Il sovrano ...

...  Enrico VIII che in quanto figlio minore di Enrico VII, era stato avviato alla vita sacerdotale, da giovane aveva studiato teologia ad Oxford e si mostrò nel primo periodo del suo regno un fervente sostenitore della fede cattolica. Nel 1521 infatti egli entrò personalmente in polemica con Lutero opponendo allo scritto del riformatore tedesco, il “ De captivitate babylonica ecclesiae”, la sua “ Assertio septem sacramentorum” che gli valse dal papa Leone X il titolo onorifico di “ Defensor fidei”. Purtroppo la passione per una cortigiana, Anna Bolena, ed una infelice questione matrimoniale lo spinsero alla frattura con Roma. Vediamo più da vicino la famosa “ querelle ” matrimoniale del re. Enrico VIII aveva sposato nel 1509 Caterina d’Aragona, figlia di Ferdinando il cattolico e zia di Carlo V. Caterina era già vedova di Arturo, fratello maggiore di Enrico VIII, morto a soli 16 anni senza che il matrimonio fosse stato consumato. Preso da una viva passione per la dama di corte Anna Bolena, Enrico VIII cercò dalla primavera del 1527 di sciogliere il suo matrimonio con Caterina.

In realtà vi erano dietro questo tentativo anche ragioni politiche: dal suo matrimonio non era nato alcun erede maschio vivente ed il ricordo della guerra delle due rose con le sue complicazioni dinastiche era ancora recente. Enrico VIII era ossessionato dall’idea di dare un re alla corona e si era persuaso che avendo sposato la cognata il suo matrimonio fosse incestuoso. Il cancelliere del regno, il cardinale e legato pontificio Wolsey, si adoperò con grande zelo alla causa dell’annullamento. Il re Enrico come causa della separazione portava anzitutto l’argomento che il suo matrimonio con Caterina dovesse essere invalido fin dall’inizio, per l’impedimento rappresentato dalle affinità di primo grado, esistenti fra i cognati. Infatti un gruppo di teologi di quell’epoca consideravano il divieto contenuto nel Levitico 18,16 : “ Non scoprirai la nudità di tua cognata : essa è la nudità di tuo fratello ” come assoluto e senza possibilità di dispense.

Al contrario, la stragrande maggioranza sei teologi teneva presente la legge ebraica del levirato contenuta in Deuteronomio 25, 5 : “ Quando i fratelli abiteranno insieme e uno di loro si mariterà senza lasciare figli, la moglie del defunto non si mariterà fuori, con un forestiero, il suo cognato verrà da lei e se la prenderà in moglie, compiendo così verso di lei il dovere di cognato”. In questo caso specifico si doveva tener conto che il matrimonio tra Arturo, fratello di Enrico VIII, con Caterina non era stato consumato. I teologi del re contestavano anche la validità della dispensa concessa da papa Giulio II nel 1503 ( lo sposare la vedova del fratello ricade sotto l’impedimento dirimente per affinità collaterale di primo grado, benché la Chiesa possa dispensare per giusta causa ).

I teologi di corte argomentavano che la dispensa papale per il futuro matrimonio con Caterina era stata carpita alla curia romana con false dichiarazioni ed era stata chiesta dal padre di Enrico senza che questi lo sapesse. Ma, data la prolungata convivenza coniugale degli sposi, anche questa obiezione cadeva. Fin dall’inizio della controversia il papa Clemente VII non si pronunciò apertamente e chiaramente mentre Caterina difendeva i propri diritti con veemenza. Il re Endici VIII avviò allora una guerra di logoramento e una politica di intimidazione nei confronti degli avversari. A tale scopo utilizzò due armi : il potere del Parlamento che era tradizionalmente antiromano e il lealismo del clero inglese verso la monarchia. Fu fatto eleggere arcivescovo di Canterbury e primate di Inghilterra un uomo devoto al re, Tommaso Cramer, già cappellano in casa Bolena.

Le faccende matrimoniali di Enrico VIII e il processo do rottura con Roma si evolsero parallelamente. Quando finalmente nel 1529-1530 il papa pronunciò contro la nullità del matrimonio, il re si fece proclamare capo supremo della chiesa d’Inghilterra e proibì la riscossione delle cosiddette annate ( canoni di imposta pontifici ) riservandosi il diritto di supervisione del diritto canonico e ponendo termine all’abitudine di ricorrere al papa nelle controversie matrimoniali. Nel 1533 l’arcivescovo Cramer dichiara nullo il matrimonio di Enrico e di Caterina e riconosce la validità del matrimonio di Enrico e di Anna Bolena. Quando nel 1534 il  papa riconferma invece la validità del matrimonio con Caterina, il re richiede ad ogni inglese un giuramento comprendente l’affermazione della nullità del primo matrimonio reale ed insieme il ripudio formale della supremazia pontificia. Dopo l’unione con Anna Bolena, che gli darà solo una figlia, il re celebra altri quattro matrimoni finiti tutti più o meno tristemente. Sotto il regno di Edoardo VI ( 1547- 1553 ), il protestantesimo fece grandi progressi.

Furono chiamati teologi della riforma come Ochino, Bucer, Laski perché provvedessero all’organizzazione ecclesiastica inglese. Le immagini sacre furono completamente eliminate, la Santa Messa privata proibita, il celibato dei sacerdoti fu abolito. Con il “ libro della preghiera comune ” ( book of common prayer , del 1549, riveduto nel 1552 ), fu introdotta una nuova liturgia in lingua inglese. In essa veniva eliminato il carattere sacrificale della celebrazione eucaristica. Uno dei testi più significativi dell’Anglicanesimo sia per il contenuto dottrinale che per quello disciplinare è costituito dai 39 articoli della Chiesa anglicana del 1563. Questi 39 articoli hanno costituito sino al secolo scorso la base del giuramento richiesto al clero anglicano.

La loro redazione ha consentito sia delle professioni di fede protestanti presentate alla Dieta di Augusta, sia dei decreti formulati dal Concilio di Trento. L’ Anglicanesimo si affianca come terza forma del protestantesimo al luteranesimo e alla Chiesa calvinista. L’articolo 22 afferma che la dottrina sul Purgatorio, le indulgenze, la venerazione delle immagini e delle reliquie, nonché l’invocazione dei santi, è inconsistente e senza fondamento nelle Scritture, anzi contraddice la parola di Dio. Desideriamo brevemente esaminare alla luce delle Scritture se la posizione anglicana è fondata. Riguardo alle immagini nella Bibbia, Dio non ha mai vietato il loro uso. In Esodo 36, 2-8 infatti leggiamo che Mosè chiamò tutti gli artisti, nel cuore dei quali Jahvé aveva messo la saggezza e uno di loro, di nome Bezaleel, fece la dimora di Dio con figure di cherubini artisticamente lavorate. La legge di Dio ha sempre proibito le statue degli idoli pagani ( Es. 20, 2-5; Lev. 19, 4 ; Deut. 4, 15-19 ), ma non ha mai proibito l’uso delle immagini utili alla devozione religiosa autentica.

La Chiesa cattolica ha sempre distrutto gli idoli pagani, ma ha favorito le arti decorative per la devozione e la conoscenza della vera adorazione. Se è vero che in Italia abbiamo i due terzi del patrimonio mondiale, questo lo si deve quasi esclusivamente alla Chiesa cattolica. Inoltre i cattolici adorano solo Dio uno e trio. In teologia la venerazione delle immagini è detta relativa. Cioè l’oggetto diretto della venerazione non sono le immagini e le statue, ma il santo in esse raffigurato. Ogni persona di intelligenza normale capisce che gli atti di venerazione non sono rivolti alla carta o alla tela o al legno o al marmo di cui le immagini o le statue sono fatte. Noi non veneriamo la materia delle immagini, ma i nostri fratelli gloriosi in Paradiso raffigurati in quelle immagini. Riguardo alle reliquie, cioè ossa o abiti o oggetti appartenuti a santi, nel libro degli Atti degli Apostoli al capitolo 19, 11-12 leggiamo : “ Dio intanto operava prodigi non comuni per opera di Paolo al punto che si mettevano sopra i malati fazzoletti o grembiuli che erano stati a contatto con lui e le malattie cessavano e gli spiriti cattivi fuggivano ”.

Nell’ Antico Testamento, nel secondo libro dei re, al capitolo II, si narra che il profeta Eliseo arrivò al fiume Giordano e non aveva come attraversarlo. Allora Eliseo si tolse  il mantello che era appartenuto al profeta Elia e con quello percorse il fiume. Riguardo poi al Purgatorio, fin dall’Antico Testamento la Scrittura ci parla dell’uso degli ebrei di pregare per i morti. Questo uso esprime necessariamente l’esistenza delle anime defunte in una dimensione che non sia né l’Inferno né il Paradiso, perché né i beati né i dannati hanno bisogno delle nostre preghiere. La Bibbia ci parla dei sacrifici per i defunti che gli ebrei praticavano nel tempio. Alla morte di Aronne, vennero offerti sacrifici per 30 giorni continui ( Deuteronomio, 34,8 ).

Giuda Maccabeo, dopo le sanguinose battaglie, raccoglieva somme di denaro da mandare a Gerusalemme per far offrire sacrifici per le anime dei soldati caduti in guerra. Maccabei 12, 46 ci dice : “ E’ cosa santa e salutare pregare per i defunti, affinché siano sciolti dai loro peccati ”. Gesù nel Nuovo Testamento si riferisce più di una volta al Purgatorio. Il più chiaro riferimento è quello sul bisogno di chiudere ogni conto con il nostro nemico, prima di cadere nelle mani del giudice che ci getterà in una prigione e non ci farà uscire se non dopo aver saldato il debito “ fino all’ultimo centesimo ” ( Mt. 5, 25-26 ). Questa prigione, è chiaro, non può essere l’Inferno da cui non si esce in eterno, ma il Purgatorio come hanno interpretato anche i Padri. S. Paolo continua l’insegnamento di Gesù dicendo che chi compie  opere imperfette si salverà, ma passando prima attraverso il fuoco della purificazione ( I Cor. 3, 15 ).

Il magistero della Chiesa cattolica ha presentato la dottrina del Purgatorio come dogma di fede. Il Concilio di Firenze ( 1439-1445 ) nel decreto per i Greci sulla sorte dei defunti afferma : “ Se i defunti avendo fatto veramente penitenza, morirono nell’amore di Dio prima di aver soddisfatto con frutti degni di penitenza per i peccati di commissione o di omissione, le loro anime dopo la morte vengono purificate con pene purgatorie e per essere liberate da queste pene, giovano loro sacrifici dei fedeli vivi, cioè i sacrifici della Messa, le preghiere, le elemosine ed altri atti di pietà, che , secondo le istruzioni della Chiesa, sogliono essere compiuti da alcuni fedeli in favore di altri fedeli ”. Sto parlando di magistero della Chiesa cattolica, anche perché un problema cruciale dell’Anglicanesimo è di non avere un’autorità centrale cui le varie parti possano far capo e chiedere lumi nelle controversie.

L’Anglicanesimo è oggi un insieme di chiese nazionali sparse per il mondo, autonome senz’altro riferimento comune che l’antica cattedra di Canterbury, il cui arcivescovo però non ha potere giurisdizionale che sulla propria diocesi, e attraverso il sinodo, sulla chiesa d’Inghilterra. Fuori dalla Gran Bretagna, l’arci-vescovo di Canterbury ha un grande prestigio, ma solamente morale. Gli si porta normalmente rispetto, ma non necessariamente obbedienza. Può raccomandare ma non comandare. La comunione anglicana, diffusa specialmente negli ex domini britannici è come un concesso di parenti emigrati che nelle nuove patrie hanno preso ciascuno la propria strada. I vescovi anglicani di tutto il mondo si ritrovano ogni 10 anni nella conferenza di Lambeth, convocata dall’arcivescovo di Canterbury. La chiesa anglicana inoltre è una chiesa ufficiale di stato e resta assoggettata ai vertici civili.

La regina o il re hanno il titolo di governatore della chiesa e voce in capitolo nella scelta dell’arcivescovo di Canterbury e così anche il primo ministro inglese. Occorre il gradimento sia del sovrano che del primo ministro per essere nominato arcivescovo di Canterbury. Capiamo bene come i leaders delle chiese riformate siano più arrendevoli davanti al potere civile. Non così il Cattolicesimo. Il caso di Enrico VIII non su il solo che la Chiesa cattolica dovette affrontare: vi furono anche quelli di Lotario di Lorena e Teutberga, di Luigi XII e Giovanna di Valois, di Napoleone e di Giuseppina. In questi e in altri casi, la Chiesa adottò sempre un atteggiamento fermo, nella misura in cui la validità del matrimonio contratto fosse più o meno chiaramente messo in questione. Sempre e comunque la Chiesa cattolica si preoccupò di porre i suoi interessi temporali in seconda linea rispetto alla fedeltà della parola di Dio e alle norme da Lui stabilite.

Riguardo alle ordinazioni sacre nel luglio del 1975 il Sinodo generale della Chiesa anglicana d’Inghilterra ha approvato il principio dell’accesso delle donne al sacerdozio ordinato. Nel 1976 la Congregazione Vaticana della dottrina della fede ha emanato la dichiarazione “ Inter insignores ” nella quale, rivendicando la fedeltà al Cristo, si afferma che la Chiesa Cattolica, chiamando unicamente uomini all’ordine sacro e al ministero propriamente sacerdotale, intende restare fedele al tipo di ministero ordinato voluto dal Signore Gesù e scrupolosamente conservato dagli Apostoli. In conclusione abbiamo l’impressione che la Chiesa anglicana sia una chiesa estremamente debole sia sotto il profilo teologico che nella radicalità della fede. In effetti essa è nata dal condizionamento di un re despota e attualmente è estremamente condizionata dalla mentalità sociale.

Nella sua Lettera apostolica del 1988 la “ Mulieris dignitatem ” il papa Giovanni Paolo II afferma che chiamando solo uomini come suoi discepoli, Cristo ha agito in modo del tutto libero e sovrano e non per conformismo con il costume del suo tempo e così insegna ai suoi veri discepoli di oggi di non farsi fagocitare dalle mode e dalle nuove mentalità sociali. Il 4 novembre 2009 è stata emanata da parte del papa Benedetto XVI la Costituzione Apostolica “ Anglicanorum Coetibus”, circa l’istituzione di Ordinariati personali per gli anglicani che entrano nella piena comunione con la Chiesa Cattolica. Per poter accogliere in seno al Cattolicesimo alcune Comunità Anglicane si è dovuto inventare una nuova struttura ecclesiale. Infatti se la tipologia canonica e quella dell’Ordinariato, essa è in realtà una cosa nuova. L’unico Ordinariato esistente era quello militare ed infatti i cappellani militari ed i fedeli affidati alle loro cure sono inquadrati in una struttura che fa capo ad un vescovo che è appunto l’Ordinario militare.

Invece questo Ordinariato per gli Anglicani, che farà capo alla Congregazione per la Dottrina della Fede, serve a conservare le tradizioni proprie anglicane. Come abbiamo visto all’inizio, sotto Enrico VII, la divisione da Roma non riguardava problemi specificamente dottrinali, ma inseguito alla Riforma Protestante la Chiesa Anglicana ha anche assunto elementi dottrinali non condivisibili dai Cattolici. Ma gli Anglicani per secoli hanno tenuto insieme tendenze assai eterogenee , nella presunzione di aver raggiunto un loro equilibrio tra gli eccessi protestanti e gli errori dei cattolici. Sotto un certo aspetto si può affermare che coesistevano due Chiese. La prima detta “Alta, più tradizionale e legata alla nobiltà, che conservava la tradizione, i sacramenti e che si è sempre sentita molto vicina a Roma. Dall’altra parte la Chiesa detta “Bassa” più in sintonia con i protestanti specialmente con i Calvinisti e con forti sentimenti anti-cattolici.

Queste due tendenze restavano unite grazie ad alcuni elementi come la supremazia della Corona inglese per gli aspetti istituzionali ed il comune testo liturgico della preghiera la cui prima edizione risale al 1549. Con gli ultimi due secoli e precisamente nelle colonie britanniche si sono create delle Chiese nazionali che hanno inciso profondamente a livello morale- dottrinale. Nell’ultimo secolo vi è stato gradualmente il dissolvimento del tradizionale “equilibrio” anglicano perché alla fine l’elemento più progressista ha preso il sopravvento e si sono estremizzate le posizioni vedi ad esempio il matrimonio degli omosessuali, creando in tal modo una deriva relativista, che è non solamente lontana anni luce dalla tradizione cattolica ma anche dalla tradizione anglicana stessa.

Come se non bastasse anche l’elemento unificante del Sovrano inglese si è dissolto infatti il principe Carlo ha dichiarato che non era più interessato alla funzione di Capo della Chiesa e la figura primaziale dell’arcivescovo di Canterbury è solamente simbolica. Inoltre le comunità anglicane stanno subendo una emorragia di fedeli di molto superiore a quelle cattoliche e quindi la confessione anglicana è ormai quasi spacciata.

La via “ Liberal” che da il sacerdozio anche alle donne e ai gay e anche un tentativo di reagire a questa dissoluzione numerica con risultati che dalle comunità anglicane tradizionali sono considerati controproducenti e che distruggono la dimensione trascendente. Per questo molti anglicani hanno deciso di rientrare nella Chiesa Cattolica. Concludendo possiamo dire che si è creata la possibilità, dopo tanti secoli, di una riunione degli anglicani che lo desiderano con la Chiesa cattolica. Ma sarà solo il tempo a dirci come si realizzerà questa Chiesa anglicana che verrà in comunione con Roma , ma anche come verrà ad essere la vecchia Chiesa anglicana, non più in equilibrio con la sua tradizione storica perché probabilmente diventerà una sparuta minoranza religiosa senza più alcun influsso sociale significativamente positivo sul Regno Unito e suoi paesi dell’ex Commonwealt britannico.

Don Marcello Stanzione

 
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