I padri (conciliari) del ’68 |
Rosa Alberoni svela le mire segrete e i dogmi secolarizzati dei congiurati progressisti che tentarono di usare il Vaticano II per abbattere il primato di Pietro. Un piano fallito che però non si è esaurito. E che ora è diventato un thriller. Un thriller ambientato all’interno delle mura pontificie, nel bel mezzo del Concilio Vaticano II. Una «congiura» di un gruppo organizzato di padri conciliari ultraprogressisti che miravano ad annacquare la dottrina della Chiesa aprendo le porte alla secolarizzazione, a scardinare il primato di Pietro «decretando finalmente la vittoria del protestantesimo». Intrigo al Concilio Vaticano II è l’ultimo romanzo della scrittrice e docente universitaria di Sociologia generale Rosa Alberoni. - Il 7 giugno, alla presentazione del libro a Bologna, proprio nella città sede della scuola teologica che ha maggiormente contribuito a diffondere nel mondo l’interpretazione del Concilio come momento di “rottura” con la tradizione cattolica, la sociologa è arrivata a sostenere che ... ... «le conseguenze più deteriori germinate dal Sessantotto hanno una fonte ben precisa: la Chiesa». È la tesi che l’autrice ripete a Tempi per spiegare come è nata l’idea del libro: «I personaggi sono inventati, ma sono metafore per l’oggi. L’unica cosa vera è la congiura, quella che mi ha spinto a interrompere il lavoro che stavo facendo per la Rizzoli e scrivere tutto d’un fiato questo romanzo». Quale fu l’episodio cruciale della storia del Concilio da cui è partita? Una vicenda che mise fine ai piani di un gruppo di preti del Nord Europa che, d’accordo con alcuni del Sud America e degli Stati Uniti, erano venuti a Roma preparati a mettere fine al potere del Papa. Volevano ridurlo al livello di vescovo come tutti gli altri, vescovo di Roma, e decretare finalmente la vittoria di Lutero e del protestantesimo. Una partita che riguarda anche chi il Concilio Vaticano II non l’ha vissuto? Sì, anche perché questi personaggi non hanno mai accettato la sconfitta, anzi. Dopo il Concilio, tornarono a casa decisi ad agire come se il Papa non ci fosse. Prova ne fu il Nuovo Catechismo olandese, che uscì pochissimo tempo dopo, in cui i vescovi misero in dubbio i cardini della sacra scrittura, dal peccato originale alla divinità di Cristo, dalla risurrezione alla redenzione passando per la presenza reale di Gesù nell’eucaristia, fino all’esistenza degli angeli (e quindi del diavolo, l’angelo caduto) e alla stessa vita eterna. Viceversa proponevano, in opposizione a Paolo VI, la liceità dell’omosessualità, dell’onanismo, della contraccezione e della selezione delle nascite. L’elezione di Benedetto XVI non ha messo la parola fine su questa battaglia? No, anzi. Aspettavano proprio che morisse Giovanni Paolo II per ripartire. Wojtyla li aveva battuti sul loro terreno. Disse: voi con il ’68 avete svuotato le chiese e avete portato i fedeli sulle piazze? Bene, io me li vengo a riprendere. Ma chi sono oggi “loro”? Sono i nipotini della Rivoluzione francese, i giacobini (poi comunisti, poi marxisti…) che volevano l’annullamento della civiltà cristiana. È lì che nascono i “progressisti”. Prima la parola non esisteva. Ci sono “loro” anche dietro gli scandali recenti che hanno coinvolto la Chiesa? Ma non sono avvenimenti recenti. Di recente c’è soltanto il clamore. Anche all’epoca di Giovanni Paolo II c’erano casi di pedofilia. Questi problemi esistono in tutte le istituzioni. Le statistiche dicono che fra i protestanti le percentuali sono anche maggiori. Ma i media si buttano a capofitto contro il Papa, simbolo dell’infallibilità terrena della Chiesa. Oggi anche gli scientisti e gli atei militanti operano in modo sotterraneo per liberarsi del Papa, l’unica voce che ci ricorda i valori inviolabili della vita, del matrimonio, del celibato. Peraltro, se sono aumentati ovunque i pedofili (anche fra i cosiddetti laici) forse è perché sono aumentati gli omosessuali. Ma se la Chiesa non avesse ceduto, tanto degrado non sarebbe stato possibile? Non la Chiesa, i catto-comunisti. Non mi risulta che il Vaticano abbia mollato. Torniamo sempre al clero progressista: un gruppo non vasto, ma militante, fianco a fianco con gli atei, che fa tanto fracasso perché è riuscito a occupare le prime pagine dei giornali. E secondo lei i cristiani come possono rispondere all’assedio? Per prima cosa facendo l’unità. Protestanti, cattolici, ortodossi: dobbiamo essere uniti, perché siamo accerchiati da civiltà forti, agguerrite e intransigenti. Noi invece siamo diventati lassi. Ma a chi giova che si lasci annientare la civiltà più alta e raffinata? Prima di me l’hanno chiamata così Bergson e Freud, evidenziando che l’incitamento di Cristo “ama il tuo nemico” non esiste in nessun’altra religione. Il cristianesimo è la religione filosoficamente più elevata. Questa è civiltà, infatti secondo me non bisogna chiamarla Occidente. Perché usare un termine meramente geografico? Questo dà la possibilità agli islamici di “prenderlo e camminarci sopra”. E il suolo dove passano loro diventa territorio di Maometto. Però non mi occupo di islam. Occidente, cristianità… La accuseranno di parlare come una Fallaci cattolica. Il paragone mi onora. La Fallaci ha riflettuto benissimo su cos’è l’islam, ma non si è resa conto che parlare di Occidente è parlare di geografia. È urgente tornare a chiamare la nostra civiltà con il suo nome: cristiana. Un nome diventato tabù dai tempi dei giacobini, che infatti cominciarono a chiamarsi cittadini. Non dobbiamo prendercela con i cinesi o con gli islamici, loro fanno il proprio mestiere. Il mostro è nato nel nostro grembo, questa è la realtà, tremenda e innegabile. Alessandra Nucci - Tempi |
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