San Raffaele Arcangelo visto da un farmacista |
S. Raffaele Arcangelo lo conosciamo dal libro di Tobia: una storia di avventure avvincenti, scritto in ebraico o aramaico fra il V e III secolo A. C., degno soggetto per un film. Tobia ebreo della tribù di Neftali racconta in prima persona la sua vita: è un preciso fedele, osservante della legge divina, con frequenti viaggi a Gerusalemme per adorare Dio, con le tre decime pagate secondo le regole, con la moglie Anna scelta tra la sua parentela. Fortunato negli affari grazie alla Provvidenza del Signore che gli fa trovare il favore del Re dell’ Assiria Salmanassar deposita presso un parente nella Media (la Persia attuale) la somma di dieci talenti d’ argento. Alla morte del Re successe il figlio Sennacherib che proibì di seppellire i Giudei morti. Tobia lo fece lo stesso in ossequio alla legge di Dio e, denunciato, fu privato dei suoi beni: non c’ era l’ obiezione di coscienza! Ucciso Sennacherib dai suoi figli, Tobia ritrovò il favore di un Ministro del Re, suo parente, ma continuò la sua opera di pietà del ... ... seppellimento dei morti del suo popolo: in una di queste occasioni divenne cieco; ma insisteva nella preghiera. Il Signore allora inviò Raffaele ad assisterlo: doveva fare recuperare il denaro lasciato nella Media e far sposare di figlio di Tobia con Sara figlia di Raguele che era rimasta vergine nonostante sette tentativi di matrimonio incompiuti per la uccisione dei pretendenti da parte del diavolo Asmodeo. Durante il viaggio Raffaele gli fa pescare un grosso pesce di cui fa conservare il fiele, il cuore e il fegato come medicamenti. Assolto il suo compito, cacciato il diavolo Asmodeo, sposati felicemente i due giovani, recuperato il credito, Raffaele riporta a casa gli sposi, insegna a Tobiolo come guarire la cecità del Padre con il il fiele del pesce, e finalmente si manifesta qual è veramente, non un uomo ma Angelo del Signore. Tutta la narrazione è intrisa di preghiere, di pie esortazioni, di istruzioni sulla vita dei membri del Popolo di Dio in mezzo al mondo pagano: è una parabola ricchissima di significati e di insegnamenti di fedeltà a Dio, di fiducia nella sua Provvidenza, di pazienza nelle situazioni avverse in attesa del Suo aiuto. S. Raffaele per i tanti aspetti di questo racconto è stato eletto protettore dei pellegrini, degli sposi, degli Ospedali dei Fatebenefratelli e anche dei farmacisti: questo rapporto è ben motivato perché la guarigione di Tobia dalla cecità non è operata mediante un miracolo ma attraverso la applicazione di una sostanza, esattamente così come un farmaco. Questo riconoscimento quale farmacologo è antichissimo, come viene infatti documentato ad esempio dal ritrovamento nel cimitero dei SS. Trasone e Saturnino, sulla Via Salaria a Roma, dove – datata addirittura a metà del IV secolo (350 dopo C.) – poco dopo la fine delle persecuzioni – compare una raffigurazione dell’ Arcangelo mentre trattiene il pesce e lo dà al compagno di viaggio. Nel 1946, alla fine della guerra il nostro popolo ricominciò a vivere la vita normale dopo le tante traversie dei bombardamenti, della occupazione militare di ex alleati e di ex nemici, dopo le lacerazioni della guerra civile. Il laicato cattolico, che durante gli ultimi anni del fascismo aveva subito lo scioglimento della Azione Cattolica e anche delle varie associazioni, subito riprese le attività e così anche i farmacisti costituirono la nostra U.C.F.I. il cui giornale fu chiamato “RAPHAEL” in omaggio all’ Arcangelo protettore. Questa presentazione di Raffaele, il cui nome significa “Medicina di Dio” (Raph a El = medicina Dei) è l’ unica nei libri canonici riconosciuti dalla nostra Chiesa Cattolica. Altri testi apocrifi quale il Libro Etiopico di Enoc ( 1 Enoc) tramandano altre storie di S. Raffaele, sempre però collegandolo alle malattie degli uomini e alla loro cura, come viene riportato nella dottissima tesi in proposito scritta dal nostro Assistente Nazionale P. Elia Tripaldi dei Fatebenefratelli. Pur conoscendo la storia di Tobia (e quindi di S. Raffaele) per averla letta più volte, sono graditissimo a Don Marcello per aver avuto l’ incarico di questa relazione perché è stata l’ occasione di rivedere e meditare i miei rapporti personali con il mondo angelico. Tutti abbiamo avuto nell’ infanzia la notizia della presenza dell’ Angelo Custode; tutti conosciamo dall’ Angelus la storia dell’ Annunciazione da parte di S. Gabriele; tutti più o meno abbiamo visto l’ immagine di S. Michele Arcangelo che schiaccia il diavolo. Ma tutte queste informazioni sono come avvolte in una nebbia; non risuonano nel nostro animo con la stessa storicità con la quale archiviamo gli eventi dell’ Impero Romano. La cultura materialista e positivista, che respiriamo quasi senza accorgercene, fin dai nostri studi, e poi nei giornali, nella TV, nei film, nei discorsi degli amici, ci porta ad escludere il mondo spirituale: a valutare ogni cosa solo per come la vediamo e tocchiamo, relegando l’ invisibile nel mondo della fantasia, nel mondo del non esistente, a cominciare dal concetto stesso di Dio, che da Unico Essere Reale e Creatore di ogni altra realtà, diventa una ipotesi astratta. L’ uomo che vive in un ambiente naturale ascolta il messaggio della Creazione da cui si forma la sua idea di Dio: grandioso nel Cielo, terribile nella tempesta e nei cataclismi, ordinato nelle leggi della natura, minuzioso nelle creature animali e vegetali, ricchissimo nei particolari, avvolto nel mistero. Ma per chi abita nelle città, soprattutto nelle megalopoli, in un mondo artificiale cioè fatto dall’ uomo, dove per mangiare, bere e dormire serve solo il denaro, dove il cielo stellato non si vede nemmeno, dove le bellezze del Creato sono cartoline per le vacanze che per definizione sono tempo per divertirsi e non per pensare, Dio può apparire come un optional; per concludere: non abbiamo bisogno di Lui; quando c’ è l’ ansia ci sono gli ansiolitici in farmacia. La crisi dell’ ateo viene coperta dalle continue attività quando siamo giovani e anche meno giovani; per le domande metafisiche non c’è tempo: sono anche un po’ noiose; non si arriva mai a nulla: meglio trascurarle e riempire la vita di curiosità, di piaceri, di hobby, di teorie relativiste ed evoluzioniste alla Darwin che ci tranquillizzano: veniamo dagli animali, facciamo quindi come loro: a me viene in mente l’ Apocalisse quando parla degli adoratori della Bestia. Per molti di noi anche credenti l’ infinità di Dio ci stordisce: il contrasto fra la Sua immensità e la nostra piccolezza ci preoccupa e ci inibisce finchè non ci soccorre il Vangelo con Gesù che ci raccomanda di chiamare Papà il Padre Nostro, di non preoccuparci di cosa dirGli, di tornare semplici bambini affettuosi i cui angeli stanno sempre al Cospetto di Lui, il Padre e Creatore di tutto. Ed ecco: scoprire queste presenze angeliche che popolano l’ immensità di Dio e dell’ Universo fa attutire la differenza fra noi e Lui, ci fa sentire in compagnia, protetti da questi fratelli maggiori che si occupano di noi e della creazione per Suo incarico. Scoprire la presenza di Dio e dei suoi Angeli nel nostro mondo materiale porta la serenità e la fiducia – è veramente la Buona Novella – perché tutto avviene nel quadro del Suo Amore e della Sua Onnipotenza: se pensiamo invece ai film di fantascienza con il loro terrore degli Alieni, con il cataclisma sempre in agguato, ci rendiamo conto meglio della differenza fra la considerazione logica e razionale di una vita con origine e controllo divini e invece una inspiegabile vita autonoma senza riferimenti iniziali, senza certezze personali di sopravvivenza, quindi senza senso, come diceva il Pascoli: “ ronzio di un’ ape dentro il bugno vuoto”. Riaccostarsi a questa realtà spirituale è certamente molto positivo anche se bisogna guardarsi da certi atteggiamenti superstiziosi o magici che mi dicono serpeggiare fra i cultori della New Age – di cui non ho molta informazione, ma facendo attenzione a rimanere nella ortodossia. Ci sono infatti precisi riferimenti Evangelici sulle presenze Angeliche al tempo di Gesù: l’ apparizione a Zaccaria durante il sacrificio al Tempio; l’ Annunciazione a Maria; la chiamata dei pastori al momento del Natale; dopo le tentazioni a Gesù nel deserto Angeli vengono a servirlo; dopo la Resurrezione appaiono alle donne nell’ orto del S. Sepolcro e agli Apostoli al momento dell’ Ascensione; inoltre ricordiamo la miracolosa liberazione di S. Pietro dal carcere. Ma oltre a queste testimonianze evangeliche e ai moltissimi fatti che si leggono nelle vite dei Santi da allora fino ad oggi, credo che una importanza particolare va data alla vicenda di Fatima nella quale le apparizione della Madonna ai tre bambini avvenute nel 1917 furono preparata nel 1916 da tre incontri con un Angelo che si definì “Angelo della Pace” e le cui parole furono riferite e conservate per noi dal racconto dei tre pastorelli che ci giunge con garanzia di autenticità e con una freschezza straordinari. Dall’ Angelo è stata insegnata la preghiera: “Mio Dio credo, adoro, spero e Vi amo. Domando perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non Vi amano” “Santissima Trinità Padre, Figlio e Spirito Santo Vi adoro profondamente e Vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e divinità di Gesù Cristo presente in tutti i Tabernacoli del Mondo in riparazione degli oltraggi, sacrilegi e indifferenze con cui Egli è offeso. E per i meriti infiniti del Suo Sacratissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria Vi chiedo la conversione dei poveri peccatori.” Consiglio a tutti di recitarlo ogni giorno perché questa preghiera viene a noi direttamente dal Cielo. Il 13 Luglio la Madonna stessa chiedeva ai tre bambini di inserire nel Rosario quella preghiera che anche noi recitiamo: “Gesù perdona perdona le nostre colpe , preservaci dal fuoco dell’ inferno, porta in Cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della Tua Misericordia”. Questa esperienza mistica della presenza della Madonna e degli Angeli, così vicina a noi nel tempo e nelle modalità, fra la fede di chi vi ha creduto e i sbeffeggiamenti degli increduli, ci deve far superare quelle resistenze psicologiche e abitudinarie a considerare attuale e concretissima l’ azione dello Spirito in noi e attorno a noi mediante queste Creature buone e amiche. Sono sicuro che chi si apre al colloquio con gli Angeli avrà prima o poi il riscontro del loro supporto. Tornando a S. Raffaele, come farmacisti abbiamo bisogno del suo aiuto per risolvere i tre gravi problemi che pesano oggi sulla sanità nel Mondo: 1. una più giusta distribuzione nel consumo dei medicinali in quanto i Paesi Poveri non ottengono che in minima parte i medicinali loro necessari a causa del complesso sistema dei brevetti e dei forti interessi economici delle industrie multinazionali; 2. la formazione universitaria e post-universitaria dei farmacisti che imposti e conservi una mentalità professionale e solidale che prevalga sugli aspetti meramente commerciali; 3. la difesa della Vita in tutti i suoi momenti, alla nascita come alla sua conclusione, nel rispetto della volontà di Dio, senza cedere a impulsi di falsa pietà , sia nella terapia che nella ricerca scientifica. Per quanto possano sembrare difficili le questioni da risolvere, la nostra fiducia nelle forza della preghiera non deve venire meno perché proprio Gesù ha ricordato agli Apostoli che nulla è impossibile a Dio (Marco, 10, 27). Piero Uroda |
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