Un bosco di pioppi davanti al Duomo - Il sogno ideologico si è quasi infranto |
All'inizio dovevano essere 90 mila, poi sono scesi a un più modesto 3.500, adesso pare che il Comune voglia piantare 150 alberi sull'asse Piazza Duomo-Cairoli, mentre gli altri arriveranno solo se a farsene carico dal punto di vista economico saranno degli sponsor. Continua a sgonfiarsi mese dopo mese il progetto di Renzo Piano ispirato dal maestro Claudio Abbado, ma continua a minacciare di stravolgere l'estetica del centro storico di Milano: anche se pochi, gli alberi infine sarebbero piantati proprio lì. In spregio a qualunque criterio estetico e urbanistico: Piazza Duomo, via Dante e Piazza Cordusio ospitano alcune delle architetture più pregevoli di Milano, che verrebbero coperte come le brutture edilizie di un qualunque quartiere di periferia se il progetto dell'architetto genovese dovesse prendere forma. Il progetto è venuto alla luce un anno fa, quando Abbado ha dichiarato che sarebbe tornato a dirigere a Milano solo se l'amministrazione comunale si fosse impegnata ad ... ... aumentare esponenzialmente il verde della città a cominciare dal suo centro. Il Comune si è detto favorevole all'idea, e Piano ha tradotto l'intuizione in un progetto che contiene anche una foresta di pioppi in faccia al Duomo di Milano. La giustificazione addotta è che Milano ha bisogno di più alberi per respirare meglio, far crescere meglio i suoi bambini, assorbire la Co2 emessa dai veicoli, eccetera. Ma perché allora accanirsi su un'area pedonalizzata, dove le auto non circolano più? Perché non concentrarsi sulle periferie dove il verde scarseggia? La vera motivazione, profondamente ideologica, del progetto di Piano la si scopre nel testo di una sua lettera al Corriere della Sera: «Sono loro (gli alberi, ndr) la finestra aperta sul ciclo della natura, che poi è anche il ciclo non eterno della nostra vita. E ci ricordano che anche noi facciamo parte della natura, con tutte le conseguenze del caso». Insomma, l'architetto vuol mettere gli alberi in faccia al Duomo per contrapporre la religione della natura alla tradizione cristiana della città e affermare la sua personale visione dell'uomo: un frammento della natura piuttosto che una creatura di Dio. Uno schiaffo al cristianesimo, ma anche uno schiaffo alla storia della città. Rodolfo Casadei (Tempi) |
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