Il Cardinale LEON-JOSEPH SUENENS devoto all'Arcangelo San Michele |
Leon-Joseph Suenens nacque il 16 luglio 1904 a Ixelles e a soli 4 anni anni rimase orfano di padre e venne allevato con grande fatica dalla madre aiutata dallo zio sacerdote. Leon frequenta la scuola dei padri maristi di Schaerbeeck e nel 1920 entrò nel seminario di Malines dal quale fu inviato per gli studi di teologia a Roma dove nel 1927 ottenne il dottorato in filosofia ed in teologia e nel 1929 il diploma in diritto canonico sempre all’università gregoriana. Il 4 settembre1927, Suenens venne ordinato sacerdote e destinato all’insegnamento della filosofia morale e dell’epistemologia al seminario teologico di Malines, dove rimase fino al 1940, anno in cui il secondo conflitto mondiale coinvolse anche il Belgio. Per tre mesi fu cappellano militare nel sud della Francia, finchè non divenne vice-rettore della prestigiosa università di Lovanio ed inoltre ricevette l’incarico di essere l’istitutore della principessa del Belgio. Nel 1941 divenne monsignore e due anni dopo dovette subentrare ... ... al rettore dell’università, arrestato dai nazisti; anche il suo nome verrà incluso in un elenco di trenta ostaggi da eliminare, ma l’esercito alleato giungerà prima. Nel 1945 èconsacrato vescovo ausiliare di Malines, dove esercita per quindici anni l’incarico di vicario generale. Nel 1961 diviene arcivescovo e nel concistoro del 19 marzo 1962 Paolo VI lo crea cardinale. Sarà uno dei protagonisti di spicco del Concilio Vaticano II E morirà nel 1996. Riguardo al principe del Cielo egli scrive: “Per comprendere il posto di San Michele e la sua importanza, si deve credere senza esitazioni all’azione del demonio nel mondo. I nostri antenati erano devoti a San Michele perché credevano con fede viva nella grande guerra che è continuamente ingaggiata tra gli spiriti della luce e gli spiriti delle tenebre. San Michele è un segno di vittoria sulle oscure forze ‹‹ che vagano per il mondo per la rovina delle anime ››. Egli è un mistero di luce che noi possiamo meglio comprendere fissando contro l’oscuro sfondo del mistero del male. E’ stato detto che la maggiore astuzia del demonio consiste nel far sì che la sua esistenza sia negata o dimenticata. Egli odia la luce; il suo è il regno dell’errore; ambiguità e travestimento. In questo nostro povero mondo egli è riuscito a farsi passare per un anacronismo, il che può dirsi il trionfo della sua abilità. Cristo stesso ci ha dato il mezzo di riconoscere e smascherare il diavolo. In una discussione coi Giudei, Egli disse loro apertamente: ‹‹ Voi avete per padre il diavolo e volete fare i desideri del padre vostro: quello fu omicida fin dal principio, e non perseverò nella verità; perché verità non è in lui: quando dice una menzogna parla del suo; perché è un mentitore e padre di menzogna ››. (Gv. 8,44). La Chiesa sa che il combattimento di Satana continua senza tregua. Essa rimane all’erta e mai mette da parte le sue armi. Ha ricevuto la formale promessa del suo Divino Fondatore che ‹‹ le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa ››. Possiede gli strumenti spirituali più efficaci per la lotta. Agli Apostoli e ai loro successori venne dato di fare uscire Satana. Questo infatti è uno dei primi poteri che il Vescovo dà ai candidati al sacerdozio, quando conferisce loro l’ordine degli esorcisti. E l’uso comune della Chiesa è di cominciare una cerimonia di Consacrazione con Esorcismi, e così pure strappando dal potere del demonio il bambino che deve essere battezzato o l’oggetto che deve servire per il sacro ministero. La Chiesa è molto prudente, e giustamente, in materia di esorcismo solenne, che riguarda un caso di possessione, ma fa uso frequente di esorcismo ordinario. Ben pochi sanno che anche i laici possono adoperare nell’uso comune una forma di esorcismo approvata a questo scopo da Papa Leone XIII, che illustra l’intera dottrina della Chiesa in questo campo. E’ troppo facile immaginare l’azione del diavolo come qualcosa di spettacolare, immediatamente riconoscibile. Allo stato attuale delle cose è eccezionale per lui intervenire in modo visibile. Mentre la sua azione è nascosta e sottile, ha però ugualmente i caratteri della perversità. Egli contende con Dio per le anime e, a suo modo, imita l’azione di Dio. Ogni mezzo è abbastanza buono per lui, se riesce a impedire a un’anima di unirsi a Dio. Le sue tattiche abituali possono essere riassunte in quest’unica: egli tenta di celare Iddio agli uomini. E per evitare che noi raggiungiamo Dio attacca di preferenza la base di tutta la vita spirituale, la fede. La fede è una virtù che ci pone in diretto contatto con Dio stesso. Secondo le parole di un teologo: ‹‹Satana non entrerà in questo dominio; esso è riservato a Dio soltanto. E l’anima che vive nella fede è completamente fuori dal suo potere. La bianca tunica della fede abbaglia satana a un punto tale che egli non può nemmeno più vedere l’anima che ne è rivestita. La fede è una fortezza che costituisce una difesa dai suoi attacchi ed è perciò che egli si sforza di attirare le anime fuori di essa, facendo lampeggiare davanti a loro l’intera gamma delle meraviglie nelle quali può nascondere così facilmente le sue creazioni; e soprattutto egli cerca di portare l’anima a dipendere da qualcosa di diverso dalla pura fede. Questo è, incontestabilmente, il pericolo di quelle visioni e rivelazioni che abbondano ai giorni nostri e che sono imitazioni del soprannaturale e quindi una sfera particolarmente sospetta di intervento diabolico. Se l’angelo delle tenebre si compiace di operare nell’oscurità, l’angelo della luce avanza sopra tutto, come chi riconduce e ristabilisce la verità. Il grido di guerra di San Michele, ‹‹Quis ut Deus!›› ( Chi come Dio), è un fulmine lampeggiante sul nostro mondo, che fissa ogni cosa nel suo vero posto e nelle sue proporzioni. Una volta che Dio è stato riconosciuto il mondo ha un solida sostegno ed è in grado di influire sull’intera scala dei valori. Egli è il primo servitore di Colui che la Sacra Scrittura chiama lo spirito di Verità. Possedere la verità, vedere le cose come realmente sono, riconoscere il vero spetto degli uomini, degli eventi, delle cose, che forza dà questo, che ordine, che pace! Ma non è facile seguire la retta via, conoscere i limiti dell’universo, e mantenere l’attenzione sulla verità assoluta. Satana cerca di offuscare nell’uomo il senso dell’esistenza di Dio, di deformare la sua visione, di esagerare ogni cosa. Costantemente ci offre moneta falsa; il suo unico pensiero è di deluderci. Quindi abbiamo bisogno degli angeli che ci insegnano a camminare come figli della luce. Bousset richiamava questo fatto ai suoi contemporanei quando scriveva: ‹‹ Voi credete di avere a che fare solo con uomini; voi cercate di soddisfare essi soltanto, come se gli angeli non vi riguardassero. Cristiani, non fatevi ingannare: vi sono esseri invisibili – gli angeli – che sono uniti a voi per mezzo della carità ››. Dobbiamo aggiungere che più abbonda questa carità, e più perfetti sono gli angeli, più vicini a noi. Il potente patronato di San Michele Arcangelo è fondato sulla sua grandissima carità; la sua vicinanza a Dio è il fondamento della speciale devozione che abbiamo per lui. Invochiamo spesso con il Papa Leone XIII, che ci soccorra nel nostro quotidiano combattimento: ‹‹ San Michele Arcangelo, difendici nella pugna , sii il nostro aiuto contro la malizia e le insidie del diavolo. Imperi su lui Iddio: così preghiamo supplichevoli, e tu o Principe delle milizie celesti, con la divina potenza ricaccia Satana e gli altri spiriti maligni…››. Un Vescovo cacciato dalla Cina ci ha raccontato che questa invocazione a San Michele che noi ripetiamo nelle preghiere dopo la Messa, è espressamente proibita nella Cina comunista. Similmente, l’atto di nominare il diavolo, o la Legione di Maria espone a gravi punizioni. Fas est ab hoste doveri – E’ lecito imparare dal nemico – il diavolo non potrebbe mai rivelare la sua presenza e il suo odio più chiaramente che ispirando simili sentenze di condanna. Così abbiamo ragione di concludere che la Legione di Maria e San Michele sono oggetto di timore per lui. Questa stessa proibizione ci invita a ripetere con più cosciente fervore la preghiera a San Michele e a entrare con fede più attiva nella familiare compagnia degli angeli. Non abbiamo motivo di trascurare l’invisibile armata che partecipa al nostro combattimento servendo spalla a spalla con noi, fino al giorno in cui il Sovrano ritornerà sulle nubi accompagnato dalle legioni angeliche. Oggi più che mai la battaglia infuria; è quindi il giorno di San Michele. ‹‹ Ve ne sono più con noi che con loro ››, diceva Eliseo al suo servo che era terrificato dalla folla che li inseguiva. ‹‹ Guarda ››, diceva il Profeta, e il Monte Carmelo era coperto dai cavalieri celesti. Al Legionario che ha la tentazione di vacillare alla vista dello schieramento del male che lo circonda, ci arrischiamo a ripetere quelle parole del Profeta, e a mostrargli i cieli aperti e San Michele circondato dai suoi angeli che partecipa alla grande battaglia della Chiesa Militante. Se egli vuole accrescere il suo coraggio sentendosi parte di un gran numero, contempli quanto gli rivela la sua fede e avanza senza paura. San Bernardo soleva esortare i suoi monaci ad avere una fede viva in quell’invisibile presenza. ‹‹ Fratelli in Cristo ››, agli esclamava, ‹‹ amate gli angeli di Dio teneramente, come nostri coeredi nel futuro, ma nell’intervallo come avvocati e guide, dati a noi dal Padre ››. Possedendo simili guardiani, vi è ancora posto per la paura? Essi non possono essere vinti o ingannati, e tanto meno possono ingannare noi, essi che hanno ricevuto l’ordine di ‹‹ proteggerci in tutti i nostri passi ››. Sono fedeli, sono prudenti, sono potenti: di che cosa dobbiamo temere? San Michele è il simbolo di tutti gli angeli. Invocando lui, loro Principe, rendiamo omaggio alle schiere angeliche. Non è impressionante notare il rispetto col quale la Chiesa lo guarda? Lo nomina nel Confiteor della Messa, subito dopo la Beata Vergine: ‹‹Confesso a Dio onnipotente, alla Beata sempre Vergine Maria, Al Beato San Michele Arcangelo…››. Quella confessione dei nostri peccati davanti a San Michele è un invito a partecipare alla sua amicizia e a condividere la sua forza. Non soltanto San Michele è l’angelo della luce, che ci aiuterà ‹‹ ad operare secondo verità ››; ma è anche l’angelo dell’umiltà. Egli era colui che guidava gli angeli che obbedirono a Dio. Il suo grido: ‹‹ Chi Come Dio ? ›› ci aiuterà a procedere in ginocchio e col capo chinato nella polvere. E’ essenziale per un apostolo avere un vivo senso della propria nullità: questa è la condizione per un fruttuoso apostolato. Dio resiste ai superbi. Ma non può rifiutare nulla a quelli che aspettano tutto da Lui. Nel proclamare di fronte a Lucifero che Dio è Dio, San Michele ha riunito dietro il suo stendardo tutte quelle anime che nel corso dei secoli avranno l’umiltà di riconoscere la propria nullità. Per questa ragione egli avanza alla testa dell’armata celeste; per questo la sua gloria si innalza proprio fino al trono di Dio. Et exaltavit humiles – la sua grandezza è espressa in queste parole. E la nostra umiltà, nutrita dalla sua, ci aiuterà a vincere sotto la sua bandiera le battaglie per Iddio che abbiamo il privilegio e la gioia di ingaggiare insieme a lui.”. (Mons. J. Suenens, Allora vescovo ausiliare di Malines, articolo tratto dalla rivista belga della Legione di Maria del 1957). Don Marcello Stanzione |
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