Il Teologo Michael Seemann, Satana e l'Ecumenismo |
Nacque a Tubinga (Germania) nel 1934. Nel 1954 entrò nell’abbazia benedettina di Beuron. Fra il 1955 e il 1960 realizzò gli studi filosofici e teologici rispettivamente a S. Maria Laach e Beuron. Studiò a Roma dal 1960 al 1963 e ad Heidelberg tra il 1963 il 1964. Dottore in teologia nel 1964 con una tesi dal titolo Manifestazione della salvezza e servizio liturgico. L’insegnamento di Pietro Brunner in campo cattolico. Fra il 1966 e il 1968 insegna Teologia Dogmatica nella Scuola Superiore Teologica di Beuron. Professore di Teologia Dogmatica nel Pontificio Ateneo di San Anselmo (Roma) tra il 1978 e il 1980. Cappellano dell’ospedale di Monaco di Baviera dal 1980 al 1987. A partire dal 1987 cappellano a Ursberg (Bayern). Celebrò 50 anni di solenne professione nel 2005. La riflessione teologica occupa un’importanza indiscutibile nel processo ecumenico. Le divisioni tra le chiese non sono sorte unicamente per motivi teologici, anche se certe questioni hanno avuto il loro peso in queste divisioni. ... ... Il decreto conciliare Unitatis redintegratio sull’ecumenismo ricorda che la teologia deve essere ecumenica, aperta al dialogo con le altre chiese e che l’ermeneutica teologica esige la comparazione delle “dottrine” con la Sacra Scrittura: “inoltre i teologi cattolici consolidati nella dottrina della chiesa devono proseguire nel dialogo ecumenico con amore per la verità, carità e umiltà, investigando insieme con i fratelli separati sui misteri divini”. Seemann dice che la vera problematica ecumenica si incontra nella determinazione della relazione fra la Sacra Scrittura e i sacramenti, che da un lato costituiscono la regola tanto della dottrina cattolica quanto della dottrina della riforma; d’altro canto tutti e due sono state occasioni di separazione fra le due confessioni: “Cercando di mostrare come la Parola e il Sacramento siano una questione ecumenica, era necessario rafforzare le linee che definiscono le peculiarità della dottrina cattolica ed evangelica sulla liturgia e in che modo causano la divisione”. Un altro dei temi abituali nella riflessione ecumenica è la relazione tra il Vangelo e la chiesa con la loro missione di testimonianza e di servizio. La Chiesa non è fine a se stessa. È uno strumento e un segno di una realtà che la trascende. Alla Chiesa, dice Seemann, è stata affidata la buona novella, affinché proclami il messaggio della salvezza in Gesù Cristo. Questa predicazione “è l’interpretazione della parola apostolica nella figura della testimonianza. Il simbolo della testimonianza consiste precisamente nel fatto che la parola dell’apostolo è testimoniata come parola ricevuta, creduta e sperimentata nella sua forza salvifica. Nella predicazione la comunità incontra la parola apostolica per mezzo della testimonianza del sacerdote come parola attuale nella realizzazione del suo dinamismo…”. La teologia di Seemann si innesta in questo impegno ecumenico della Chiesa cattolica promosso dal concilio Vaticano II, il cui punto di partenza è il piano salvifico del Dio trinitario, che è progetto di amore nella storia e che si manifesta soprattutto con la donazione di Gesù Cristo e la vocazione storica della Chiesa: “Gesù Cristo vuole che il suo popolo, per mezzo della fedele predicazione del Vangelo, dell'amministrazione dei sacramenti e del governo amorevole da parte degli apostoli e dei loro successori, cioè i vescovi con a capo il successore di Pietro, sotto l’azione dello Spirito Santo, cresca e perfezioni la sua comunione nell’unità: nella confessione di una sola fede, nella comune celebrazione del culto divino e nella fraterna concordia della famiglia di Dio…”. Don Marcello Stanzione |
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