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San Camillo de Lellis e gli Angeli PDF Stampa E-mail

San Camillo de Lellis e gli AngeliCamillo de Lellis nacque in Abruzzo a Bucchianico in provincia di Chieti il 25 maggio 1550. A sedici anni, è un forte ragazzo di quasi due metri di altezza, con delle spalle da portatore, mani abbastanza larghe per ammazzare un bue e, dicono le cattive lingue, con un cervello infantile ... Camillo, forte come un turco, alza le mani su chiunque gli sia antipatico. Aggressivo, manesco e attaccabrighe, egli si impegna in lotte contro tutti nelle quali i suoi enormi pugni gli danno un vantaggio evidente. Ben lungi dal cercare di addolcire questo giovane bruto, suo padre, più che settuagenario, è orgoglioso dall’aver generato in vecchiaia un simile Ercole. Ritrovando in tal modo la sua giovinezza fuggita attraverso suo figlio, il vecchio padre lo incoraggia ad abbracciare la carriera che fu la sua, quella delle armi, e impegna le sue relazioni per fare entrare Camillo nell’esercito veneziano. Il ragazzo non vi resterà molto tempo. Fin dalla morte di suo padre, i suoi superiori, che l’avevano fin là comandato, ...

...   si affrettano a congedare questo soldato irascibile che passa il suo tempo a giocare la sua paga su di un colpo di dadi od un paio di carte e che, cattivo perdente, scatena omeriche dispute a cazzotti nei bassifondi delle taverne. Camillo si ritrova in strada. A parte giocare e battersi, egli non sa fare nulla. Per ben dieci anni, egli continua a vivacchiare con le sue due passioni e, forse, pure con altri bisogni sessuali più inconfessabili ancora. E poi, un giorno, in qualche affare losco, egli è ferito alla gamba. La piaga non guarisce. Infermo, zoppo, abbandonato da tutti, l’infelice finisce col cadere, mezzo morto, non lontano dal monte Gargano, dove egli è raccolto dai cappuccini di San Giovanni Rotondo. Curato, nutrito, occupato in piccoli lavori di giardinaggio, Camillo de Lellis si mette a riflettere sulla sua vita passata ; riceve una illuminazione divina, essa finalmente gli fa orrore. Nel corso delle sue peregrinazioni ed a causa della sua incurabile ferita di cui non cesserà mai di soffrire, egli ha visto a cosa rassomigliavano gli ospizi e gli ospedali italiani : malati e moribondi messi sugli stessi pagliericci, contagiosi e convalescenti insieme, abbandonati senza cura, spesso maltrattati e picchiati ...

Egli decide di consacrare tutte le sue forze alla fondazione di un Ordine religioso che si occuperà di curare gli ammalati, di assistere gli agonizzanti, di soccorrere i feriti sui campi di battaglia. Camillo de Lellis diverrà sacerdote e fonderà l’Ordine ospedaliero dei Ministri degli Infermi in seguito poi detti più comunemente Camilliani. Ciò non sarà senza prove, dura fatica e senza acute sofferenze. E’ qui che interviene il suo Angelo custode. Dopo aver spiegato tanti sforzi per strappare Camillo dai suoi cattivi istinti, dalle sue passioni, dalla sua violenza ed averlo condotto al pentimento, al sacerdozio ed alla santità, quest’Angelo non intende lasciare annientare il suo protetto. Ora, una sera che egli viaggia solo nelle campagne del Lazio, Camillo si perde, smarrendo completamente la strada. E’ tardi, la sera cala presto ed egli teme di essere sorpreso dalla notte in piena campagna lontano da ogni villaggio.

Da un lungo momento, egli costeggia un fiume che sembra pacifico ma non ha né ponte né guado ... Stanco da questa inutile perdita di tempo, Camillo finisce col dirsi che avrebbe fatto più presto ad attraversarlo a nuoto. Certo, la sua vecchia ferita lo penalizza, ma egli è forte talmente che si crede capace di nuotare col solo aiuto delle sue braccia fino all’altra riva. D’altronde, l’acqua è così tranquilla. Già egli sta per mettere in esecuzione il suo progetto quando il suo Angelo insorge senza gridare presso di lui e gli dice, con un tono di estrema fermezza : - Camillo, non attraversare ! Camillo non discute con l’Angelo. Egli sospira e cerca un angolo dove dormire all’addiaccio, nei roseti.

L’indomani, essendosi rimesso in strada fin dall’alba, egli incrocia due pescatori che gli propongono di condurlo dall’altra parte. Senza fare allusione all’apparizione angelica della vigilia, Camillo racconta loro la sua prima intenzione di attraversare a nuoto. I due uomini lo interrompono : grazie a Dio, non ne avete fatto niente ! Sotto le sue arie bonarie, il fiume dissimula violenti correnti. Tutti quelli che hanno voluto passarlo a nuoto sono tutti annegati. Camillo muore a Roma il 14 luglio 1614. Nel suo testamento spirituale invoca e ringrazia l’Arcangelo san Michele di cui era devotissimo. Viene canonizzato nel 1746 ed e’ sepolto nella chiesa della Maddalena che ha sulla facciata due grandi angeli inginocchiati dinnanzi ad una croce.

Il santo si invoca quando ci si deve sottoporre ad una operazione chirurgica ed è il protettore degli infermieri, dei malati, degli ospedali e dal 1930 di tutti gli operatori sanitari. L’incoraggiamento che un giorno ebbe dal Crocifisso il sacerdote San Camillo De Lellis a proseguire la fondazione dell'Ordine Religioso dei Ministri degli Infermi è stato oggetto nel Settecento di una tela di Placido Costanzi (1690-1759) che è a Roma nella Chiesa di S. Maria Maddalena sull’ altare della tomba di questo Santo e di una del fiorentino Antonio Sebastiano Bettini (1707-1774) che è a Firenze nella Chiesa di S. Maria Maggiore. Nella tela di Placido Costanzi compaiono quattro grandi angeli. Uno in alto seduto su una nube, vestito, ha la gamba destra, sporgente dalla nube, nuda. Stende con le mani una fascia con una scritta. Un altro è vicino al Crocifisso. Splendidamente vestito sembra esortare san Camillo ad ascoltare le parole che gli sta dicendo. Gli altri due sono dietro San Camillo e lo osservano. Nella tela del Bettini c’è invece un solo grande angelo anch’egli seduto su una nube, vestito, e anch’egli con la gamba destra, sporgente dalla nube, nuda. Somiglia in questo molto all’angelo che stende una fascia con una scritta della tela di Placido Costanzi.

Quest’angelo sta vicino a S. Camillo e non al Crocifisso ma lo indica al santo prete e lo esorta ad ascoltare le parole che gli sta dicendo.

Don Marcello Stanzione

 
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