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La Pasqua nella nostra vita Cristiana PDF Stampa E-mail

La Pasqua nella nostra vita CristianaLa solennità di Pasqua è la festa fondamentale della nostra fede cattolica. San Paolo dice a proposito della risurrezione che se Cristo non è risorto, vana è nostra fede, siamo tuttora nei nostri peccati e quelli che si sono addormentati in Cristo sono periti. Se per questa vita solamente speriamo in Cristo, siamo più miserabili di tutti gli uomini. Ora però Cristo è risuscitato da morte, primizia di coloro che sono morti ( 1Cor.15,17-20). Dopo aver raccontato la vita prodigiosa di Gesù ( Dio lo unse di Spirito Santo e di fortezza e fece tanto bene ovunque passava), la sua ingiusta condanna e la sua dolorosa passione e morte, Pietro disse ad alta voce la grande buona novella per l’umanità intera, la lieta notizia per tutta l’eternità che cioè Iddio lo resuscitò il terzo giorno e fece che si rendesse visibile, certo non a tutto il popolo, ma ad alcuni che incaricò di rendere testimonianza a tutto ciò che hanno sperimentato. Quindi, coloro che hanno mangiato e bevuto con lui dopo che resuscitò ...

...   da morte, devono portare a tutti questa lieta novella, devono testimoniare come Iddio l’ha costituito giudice dei vivi e dei morti. Pietro conclude dicendo che chiunque crede in lui riceve la remissione dei peccati, cioè la salvezza e la pace. Questa notizia della resurrezione di Cristo porta qualcosa di molto positivo, ecco perché i cristiani devono annunciarla a tutti coloro che essi  vogliono veramente bene. Infatti, la remissione dei peccati che s’accompagna ad una grande pace è il più grande regalo che si possa offrire ad un amico. Altri regali sono buoni e necessari ma non bastano. Annunciamo ai nostri cari ciò che può salvarli, ciò che può dare loro più pace, più serenità e che non possono trovare altrove, cioè che Cristo è risorto e che chi crede in lui, chi ritorna a lui e si pente sinceramente dei suoi peccati riceve una pace profonda e duratura.

La maggior parte dei nostri amici non hanno vera pace e non l’avranno mai finché non ritorneranno di tutto il cuore al loro creatore, a casa loro, a Dio Padre. Dare testimonianza è una bella cosa, è anche un dovere di amore come già abbiamo detto sopra. Però, attenzione. Non occorre dare una falsa testimonianza, non occorre testimoniare di ciò che non si sa! Bisogna farlo con tanta saggezza, con tanta delicatezza. Ecco ciò che ci insegna il Vangelo di Pasqua. I primi testimoni, gli apostoli, coloro che Gesù ha istituito come guida della comunità non annunciano ciò che non hanno verificato prima con certezza. Hanno sentito le parole di Maria Maddalena e vanno a vedere ciò che è accaduto prima di proclamarlo. Pietro va lentamente ma sicuramente, arriva, prende un po’ di tempo per verificare. Così la sua testimonianza sarà vera e ferma. Giovanni corse veloce, ma non entrò dentro. Egli aspettò Pietro, poi vide e credette. Ecco il processo saggio che seguirà la Chiesa nel testimoniare le visioni, le apparizioni e tutte le rivelazioni private nel corso della sua storia bimillenaria. 

La Chiesa non crede subito a qualunque persona che si dichiara veggente e dichiara di ricevere rivelazioni dal Signore o dalla Madonna o da qualche altro angelo! Essa segue la saggezza di Pietro: prende tutto il tempo necessario per mettere un po’ di luce, crea commissioni mediche e teologiche per non ingannarsi e non ingannare il popolo di Dio, per non dare una falsa testimonianza, per non affermare questo oggi e cambiarlo domani. Anche i semplici fedeli, farebbero bene ad imitare la saggezza di Giovanni. Può darsi che i fedeli laici corrano più velocemente dei loro sacerdoti e vescovi, può darsi che siano più spirituali delle loro guide, ma attenzione essi possono  facilmente prendere l’errore per la verità, ingannarsi  e ingannare in buna fede. Attenzione a non volere essere più cattolico del papa.... Ciò che dà la credibilità ad una testimonianza, non è l’eloquenza, né l’accanimento a convincere gli auditori,  né l’imposizione della sua dottrina per forza, ma unicamente la coerenza della vita del testimone con il messaggio trasmesso.

Ecco perché San Paolo diceva ai Colossesi: “ Fratelli, se siete veramente risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dov’è Cristo, rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.” Ora, la maggior parte dei cristiani sono purtroppo solamente o principalmente attaccati alle cose della terra, al denaro, agli onori, alle loro comodità ed ambizioni,  al sesso… San Paolo continua: “Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio. Ora noi cadiamo nella superbia, non aspettiamo di ricevere la nostra gloria da Dio stesso, non accettiamo di vivere nel nascondimento. Quando Cristo, nostra vita, sarà manifestato, allora anche noi appariremo con lui nella gloria. Se moriamo con Cristo, con lui risorgeremo, se soffriamo con lui, con lui gioiremo”. Ecco perché la Chiesa prende in considerazione la vita del cosiddetto veggente e coloro che lo frequentano per decidere dell’autenticità o meno del messaggio. Ecco perché il mondo aspetta la coerenza e la bontà della nostra testimonianza per concludere della validità del cristianesimo e del suo messaggio di salvezza.

Don Marcello Stanzione

 
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