I pensieri di Madre Teresa di Calcutta |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions E’ da poco nelle librerie il libro di don Marcello Stanzione intitolato “ 365 giorni con madre teresa di Calcutta”, edito dalla Segno di Udine al prezzo di euro 15. Un’autentica scoperta la figura di Madre Teresa. Non che non la conoscevamo, almeno pubblicamente, ma leggere i suoi pensieri giornalieri ed impregnarsi dello stato d’animo che ha pervaso la sua missione tra i poveri più poveri della Terra, ha qualcosa di sconvolgente. Ella si pone ai piedi del Maestro, nella sequela della Madre di Dio, di San Giuseppe e della luminosissima figura del Principe degli Angeli, San Michele, per scalare la vetta della santità. Sì, perché Madre Teresa è una “Santa”, del come la intendiamo noi, ossia come modello da additare e da seguire per conseguire la santità nel quotidiano, nel rapporto col vicino, prima ancora di andare in missione in terre lontane. La vita cristiana è una grande corrente in un’anima. Non abbassiamola, non minimizziamola su di un piano dove tutto è grande, ... ... insieme e dettagli, progetto e costruzione. E’ quanto ci lascia intendere Madre Teresa, perché ogni anima ha la sua storia, vivendo nella successione degli avvenimento umani che la riguardano e che ne inquadrano la sua esistenza. Essa riceve ugualmente, dal punto di vista soprannaturale, una serie ininterrotta di grazie, di molteplici favori divini a suo riguardo, grazia di prima giustificazione al momento del battesimo, grazie dall’educazione cristiana, dalla vocazione propria ad ognuno, grazie sacramentali varie così ricche per delle responsabilità in senso differente, grazie di misericordia e di perdono, grazie tutte personali, grazie collettive unite ad un apostolato e ad una missione da compiere, grazie di luce, di sostegno fino alla grazia suprema della perseveranza finale. L’anima veramente cristiana è semplice: essa non si lascia ingombrare dal male delle cattive affezioni, pericolose od imprudenti. “Non temete dunque le minacce dei cattivi e non lasciatevi turbare, ma nei vostri cuori mettere al disopra di tutto Nostro Signore Gesù Cristo”, ci dice la Madre di Calcutta, senza paura, senza rimpianto: Cristo prima di tutto! L’amore di Gesù che sorpassa tutti gli altri legami del cuore, tutti gli altri sentimenti, ecco la vera perfezione cristiana, “tutto il Vangelo in tutta la vita”, il ritratto ideale del vero discepolo, l’immagine del Santo di Dio. “Facciamo del bene a tutti”. Ecco il comandamento dell’Apostola missionaria. Esso è l’eco della grande legge di Cristo. Il cuore del cristiano, l’azione del cristiano devono essere orientati in permanenza verso il prossimo, verso il bene da fare ad altri. Nessuna restrizione, nessuna eccezione. Chi amare? Chi servire? A chi fare del bene? A tutti, risponde Madre Teresa come eco a San Paolo. L’amore egoista ed interessato non è secondo lo spirito del Vangelo. Il bene fatto a tutti come la carità universale per tutti gli uomini, compresi i nostri nemici e quelli che ci hanno offesi, hanno la loro sorgente in Dio, nel nostro amore di Dio. Questo primo comandamento è il fondamento, la garanzia e l’animazione del secondo comandamento, l’amore del prossimo, il servizio di tutti gli uomini. La montagna che è Cristo è una altitudine in carità, ma anche in verità. San Paolo dirà un giorno: “Verità nella carità”. Cristo non concepisce la sua carità, il suo grande comandamento, al di fuori della verità, Lui che si è presentato come la Verità e che ha stabilito i rapporti e le esigenze tra queste due idee fondamentali della sua dottrina. Quanto all’ascensione, alla quale l’orazione e la preghiera ci rimandano, questa salita progressiva verso Cristo, è tutto uno sforzo di santità che ci è offerto. Il cristiano non potrebbe limitarsi all’ammirazione di Cristo ed alla fede, per quanto sincera ed intera che possa essere. Essere cristiano è essere un cammino, in cammino verso Cristo e da Lui verso “il Padre che è nei cieli”, in cammino verso il prossimo per amarlo, fargli del bene, in cammino verso la santità per far sempre più e meglio. Tutto ciò che è immobile rischia di diventare un elemento di ritardo e di sterilità in tutti gli ordini, quello del pensiero e quello dell’azione, sotto tutte le forme. “La vita è nel movimento”, riconoscono i filosofi. E questo movimento crea incessantemente una vita nuova. Con Cristo, in Cristo e per Cristo, rinnovamento e vita nuova hanno trovato una realtà che assicura un principio di fecondità che trasforma, ringiovanendo, rinvigorendo tutto quello che è posto a contatto con lui, Cristo. Egli è il perno sempre in movimento. Il tempo usura tutto, ma l’anima col Cristo è come messa fuori dal tempo. Essa è in qualche modo posta da Cristo Salvatore nel circuito divino. Essa partecipa in una certa maniera a quello che ha di assoluto in Lui, alle sue perfezioni, alla sua unità, alla sua armonia. Cristo domina il tempo e lo spazio. Egli è di ieri, di oggi, di domani, non solo fino alla fine dei secoli ma in una eternità che circonda di tutta la sua stessa divinità. Ognuno di noi può vedere Cristo. Dentro di sé, quando riceve la santa comunione e diventa un tutt’uno col suo Creatore, svuotando il proprio “Io” per fare posto unico al suo Dio. Non a caso Maria è definita “piena di grazia”, perché ha svuotato se stessa ed è stata riempita, ricolma di Spirito Santo. Fuori di sé, nei poveri, nei vicini, nella propria famiglia. Se lasciamo vivere in noi, senza porre ostacolo con delle infermità del nostro spirito e del nostro cuore al suo influsso penetrante, perpetuamente generatore di rinnovamento, di vita ardente nella carità divina ed umana, non conosceremo l’invecchiamento dell’anima. Saremo caritatevoli di fronte al prossimo, perché saremo dolci ed umili di cuore, distaccati dal nostro egoismo e da un amor proprio eccessivo ed invadente. Sull’esempio di Madre Teresa dovremmo chiedere al Signore di darsi a noi, suoi servi, come il sole che comunica alla terra i suoi caldi raggi e, con essi, il rinnovamento e la vita primaverile promettente ed annunciatrice di fiori e di frutti. E Madre Teresa si è posta “ai piedi del Maestro” (cfr Cant. 2, 3), ai piedi dell’Albero mistico che è Cristo stesso, il cui frutto è la sua Rivelazione, la sua Parola, il suo Amore per tutti gli uomini. Diceva un Diacono della nostra Comunità Parrocchiale, in un’omelia domenicale, Don Martino Del Giudice che la Parola di Dio è rivolta a tutti, ma non tutti rispondono sì alla chiamata di Dio. Ecco il motivo per cui, nel Vangelo, leggiamo, che il sangue di Cristo è versato per molti ma non per tutti. Ossia, in realtà lo è per tutti coloro che hanno fatto fruttificare il suo Sangue, non rendendolo vano, non abiurandolo, non rinnegandolo, non scegliendo deliberatamente la “via dell’Inferno”. Ai piedi di Gesù, non ci ricorda Betania e le sorelle Maria e Marta? Con Maria che si mostrava avida di accogliere e raccogliere le parole del Signore Le nostre anime cristiane, per essere più ferventi, devono tenersi “ai piedi di Gesù”. Solo così Egli potrà parlare loro, far loro sentire i suoi desideri per ognuna di esse, dar loro i suoi incoraggiamenti, sostenerle nella loro lotta quotidiana per la santità. Le grazie date e donate ai Santi ci insegnano la strada della santità ed i mezzi per seguirla nell’unione permanente al Cuore di Gesù, in unione e sull’esempio di Maria che, pur essendo l’Immacolata e la Piena di Grazia, ai piedi della Croce è stata lì, in piedi, a ricevere il Sangue del suo Figlio come la più umile delle sue Ancelle, delle sue Serve, come una qualsiasi peccatrice, perché Dio, per entrare in noi e nel mondo, vuole la nostra collaborazione, vuole il nostro “Sì”, il nostro “Fiat”, e perché, di fronte a Gesù, non si può restare neutrali: o lo si accoglie con fede, come Maria e Giuseppe, o lo si rifiuta, poiché Egli è chiamato a fare la volontà del Padre, anche diventando uno di noi, per farci simili a Lui e noi siamo chiamati ad essere figli di Dio. La fede in Gesù conduce all’amore per l’uomo, perché se così Dio amò noi, così anche noi dobbiamo amarci l’un l’altro e, in questo, Maria è, per il cristiano, il modello dello spirito con cui egli deve attendere ed accogliere Gesù. Ella è la Vergine Immacolata che ci rivela la grandezza dell’amore gratuito di Dio, la Vergine povera che tutto attende dal Signore, la Madre di Dio che adora nella fede il Figlio da Lei generato. La ricchezza del dono, ricevuto da Maria, deve spingere l’uomo a comunicarlo ai fratelli. All’uomo di oggi, che cerca ansiosamente il significato di questo mondo, la Chiesa propone, nel Natale, un mondo nuovo che non si costruisce più come il precedente attorno all’uomo, ma intorno al Figlio di Dio. Senza negare, anzi, dando più solido fondamento alle speranze umane, la Chiesa rende ragione, nella vita dei credenti, della speranza di cieli nuovi e terra nuova. Questa non estingue l’impegno per rendere la terra più abitabile, anzi lo moltiplica. Incarnando ogni giorno la vita divina nella realtà umana, i credenti, infatti, testimoniano la presenza di Dio tra gli uomini come presenza dell’amore liberatore, ripetendo così l’evento della salvezza nel suo duplice, inscindibile, movimento di morte e di vita : morte al peccato, al male e vita nuova nel Cristo. Così, quindi, all’iniziativa di Dio che ci manda il Figlio suo deve corrispondere, da parte nostra, una disposizione di attesa e di accoglienza del dono gratuito, della grazia. L’atteggiamento fondamentale è la fede. La fede che ci fa accogliere, nella nostra vita, Dio che ci salva, l’Amore che ci redime e ci dona la capacità di vedere la presenza del Signore nei Sacramenti, nella testimonianza, nel fratello, nella vita quotidiana. Vedere con fede per accogliere con fede e nella fiducia Dio che ci si fa incontro e ci invita a camminare con Lui nella strada della Speranza, perché solo dal Signore viene la risposta al nostro bisogno di salvezza, salvezza di tutti gli uomini, inserita nella famiglia di Dio. Il mistero del Natale ci rivela così il volto di Dio: Dio è amore, che si fa uomo come noi e si inserisce nella nostra storia per dargliene senso, anzi compimento. Nasce così la gioia. La gioia di essere salvati al di là dei nostri “no”, dei nostri fallimenti. La nostra salvezza e la nostra gioia è “Dio con noi”, ci ricorda Madre Teresa. Il nuovo testo di Don Marcello, che riguarda la luminosa figura della Madre di Calcutta, con i suoi pensieri quotidiani e le sue meditazioni, ci dona lo spunto per gustarci questa eccelsa realtà della Chiesa che opera, che non fa chiacchiericcio, ma pratica, nel quotidiano l’insegnamento del suo Fondatore. Invito voi tutti a leggere ed approfondire queste perle di saggezza, nella certezza che ritorneranno utili alla vostra e nostra formazione cristiana, facendo silenzio nel nostro cuore e facendo operare Cristo in noi, adoperandoci a svolgere, ognuno nel proprio campo, la sua missione. Al meglio che possiamo: questo è il pensiero di Dio. Tutto il resto, i rimpianti e le altre considerazioni rischiano di essere nient’altro che dei pensieri degli uomini. “Facta non verba”, fatti non parole: questo potrebbe sintetizzare l’opera di Madre Teresa e della sua Congregazione nel mondo. Vi ribadisco di leggere questo nuovo libro È dalla vita di santità e non da quella della critica sconvolgente e dall’orgoglio che lo Spirito Santo agisce profondamente nell’anima dei suoi servi e li guida, spesso attraverso le prove, alla realizzazione dei voleri provvidenziali e divini. I riformatori e gli innovatori non vanno lontano se non sono tutti impregnati di pensieri e di disegni soprannaturali ed in uno stato d’animo in cui la loro buona e generosa volontà è interamente in dipendenza del soffio dello Spirito Santo, tramutandosi poi in sorgente zampillante d’amore fraterno verso il prossimo. Alfonso Giusti |
< Anterior | Siguiente > |
---|