Pedofilia in Irlanda, il Papa invita i vescovi a collaborare |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions Un “incoraggiamento a proseguire il dialogo con le vittime”. Nessuna rimozione dalle diocesi, anche perché non era quello lo scopo dell’incontro. Piena disponibilità a collaborare con la giustizia. Dalla giornata e mezzo di incontri tra Papa Benedetto XVI, dieci esponenti della Curia e 24 vescovi irlandesi, non sono uscite decisioni eclatanti. E, in fondo, non era il momento: Benedetto XVI vuole capire la situazione. Ha scelto di non chiedere le dimissioni di nessuno, ma di permettere al clero irlandese di fare le sue scelte; ha voluto ascoltare tutti i vescovi personalmente per cinque minuti, anche per superare i problemi interni al clero irlandese; è stato così presente e disponibile che – ha detto il cardinal Brady, primate d’Irlanda – “non ci siamo mai sentiti sotto esame, ma sempre ascoltati”. Dal comunicato diffuso appena alla fine della riunione si comprendono molti dei problemi che i vescovi irlandesi devono affrontare. Lo scandalo che ha coinvolto istituti religiosi e ... ... diocesi ha colpito nella società della cattolica Irlanda come una mannaia, ferendo la religiosità. Il colpo finale ad un’ondata di secolarizzazione iniziata negli anni Settanta, proseguita ad inizio degli anni Novanta con la scoperta che il vescovo Casey aveva un figlio e dai primi tre scandali di abusi, e culminata con il boom economico degli Anni Novanta. Lo scandalo degli abusi ha dato praticamente il colpo di grazia alla religiosità delle persone. Che probabilmente manca anche tra i sacerdoti. Il discorso di Ratzinger è teologico, e stringente: se, negli istituti di correzione, gli ordini religiosi cui erano affidati sono arrivati al punto da fare violenza sui bambini, allora non si è riconosciuto il principio, che viene dalla fede, che si è fatto un “grave peccato che offende Dio e ferisce la dignità della persona umana creata a sua immagine”. E dunque, quello su cui si è soffermato è “sulla più generale crisi di fede che colpisce la Chiesa ed è collegata con la mancanza di rispetto della persona umana, e di come l’indebolirsi della fede è stato un significativo fattore che ha portato all’abuso dei minori”. Il Papa, che è sempre stato presente agli incontri, e li ha presieduti personalmente (secondo uno stile di dialogo molto “conciliare” e sussidiario, e questo va notato), ha anche “espresso la speranza che l’incontro possa aiutare a unire i vescovi e renderli capaci di parlare con una voce sola”, e in questo modo trovare una via concreta per aiutare quelli che sono stati abusati e allo stesso tempo dando nuova spinta alla fede. Un passaggio importante: il clero irlandese, infatti, non è unito. L’arcivescovo di Dublino, Martin, è arrivato dopo che lo scandalo aveva avuto luogo, e dunque ha le mani pulite. Ma il suo modo di fare, molto duro anche con i vescovi ausiliari, ha spaccato il clero irlandese, che si divide in pro e contro Martin, nonostante questi sia l’eroe dei media. Proprio per evitare fraintendimenti, il Papa ha voluto parlare personalmente, a tu per tu, con ogni vescovo, che gli ha spiegato la sua personale posizione. Durante gli incontri si è parlato anche della bozza della lettera pastorale per i fedeli irlandesi. In Irlanda, sperano che il Vaticano si prenda una responsabilità generale per la vicenda, e chiedono che la lettera sia “formidabile”: brucia a molti il fatto che mons. Leanzi, nunzio in Irlanda, per due volte non si sia presentato di fronte alla Commissione Murphy. I vescovi hanno intenzione di collaborare con la giustizia, ed è lo stesso invito di Benedetto XVI. Si aspettano i risultati, ora, del rapporto Croyn, diocesi del Sud Irlanda, retta da mons. McGee, che è stato segretario di Paolo VI e che si è dimesso dall’incarico per dare piena collaborazione alle autorità. Andrea Gagliarducci |
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