Il cardinal Ruini, una lezione in Cattedrale |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions Un appello a “orientare a favore dell’uomo la nuova fase che si sta aprendo per il fatto che l’uomo sta diventando capace di modificare fisicamente se stesso”. Appello che può essere raccolto solo a due pre-condizioni: che l’Europa dalle radici cristiane, e in particolare l’Italia si prendano in carico la questione dell’uomo, in maniera dinamica; e che tutti siano responsabili della presa in carico di questa questione, a partire da scienziati e medici fino a legislatori, amministratori e politici, e anche “di ogni cittadino chiamato a compiere le proprie scelte politiche”. Il cardinal Camillo Ruini, presidente del Progetto Culturale, torna a San Giovanni in Laterano, per inaugurare la serie degli Incontri in Cattedrale che lui stesso aveva promosso quando era Vicario del Papa per la diocesi di Roma. E, al termine di un articolato discorso che analizza punto per punto la sfida antropologica contenuta nell’enciclica sociale Caritas in veritate, lancia un appello che chiama in causa tutti quanti, dal primo ... ... all’ultimo: dal cittadino chiamato ad esprimere il voto fino al politico chiamato a legiferare, senza dimenticare la Chiesa, per la quale rivendica una specifica responsabilità che “riguarda noi sacerdoti e vescovi, i religiosi e le religiose”. La scelta, in clima pre-elettorale, è quella di non fare accenni precisi alla politica. E, in fondo, non sarebbe nemmeno l’occasione adeguata. Ma l’appello alla responsabilità dei credenti anche nelle scelte di voto è forte. I valori cui guardare sono quelli che lo stesso Ruini ha tratteggiato continuativamente nella sua esperienza da presidente della Cei, e che lo stesso cardinal Bagnasco, nella prolusione al Consiglio Permanente dei vescovi, ha delineato: attenzione per l’uomo, difesa della vita e della famiglia fondata sul matrimonio. Ricorda, il cardinal Ruini, un discorso di Benedetto XVI ai Vescovi della Svizzera del 9 novembre 2006, “che denunciava la divaricazione nella sensibilità morale, specialmente dell’odierno Occidente: da una parte, le tematiche della pace e della giustizia per tutti, che appartengono profondamente alla tradizione cristiana, stanno diventando un insieme etico che ha grande forza”, anche se per molti si sostituisce alla religione; dall’altra parte la morale della vita e della famiglia, “oggi assai controversa”. Ma è proprio all’odierno Occidente che Ruini fa un appello: malgrado i “processi di secolarizzazione”, la matrice cristiana è nel “Dna dell’Europa e delle due Americhe” e “sono dunque i popoli eredi di tali culture quelli che per primi hanno la responsabilità e il compito di mantenere e far fruttificare la centralità dell’uomo nella nuova fase storica che si apre davanti a noi, pur cercando, come è doveroso e necessario, di sollecitare anche le altre nazioni e civiltà ad un impegno convergente”. E ancora di più l’Italia, aggiunge Ruini, deve difendere il patrimonio che viene dal cristianesimo. “Di questo compito e servizio noi italiani dobbiamo essere assai più convinti e consapevoli”, spiega. Andrea Gagliarducci |
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